Difesa
L’attenzione della Cina arriva fino alle remote isole Svanbard
la Cina intende collaborare con la Russia per affermare i propri interessi sull’Artico, a partire dalle isole Svanbard, sovranità Norvegese. Una mossa che inquita Norvegia e NATO
Il remoto arcipelago di Svalbard, una frontiera ghiacciata grande due volte il Belgio, è diventato l’improbabile centro di un intrigo internazionale. Mentre il ghiaccio si ritira, rivelando potenziali ricchezze e vantaggi strategici, un giocatore inaspettato si è introdotto nella scacchiera artica: La Cina.
Il gigante asiatico ha recentemente rivolto il suo sguardo verso il remoto arcipelago artico norvegese di Svalbard, unendosi alla Russia, e sta mostrando un forte interesse per questa frontiera ghiacciata.
Con la Cina, la Russia e persino la Turchia che stanno intensificando la loro attenzione verso le Svalbard, le tensioni nell’Artico si stanno surriscaldando. Per la Norvegia, il nuovo interesse della Cina è più di una semplice curiosità: è una seria ‘preoccupazione per la sicurezza nazionale’.
L’ambizione artica del Dragone
Nonostante si trovi a migliaia di chilometri dal Circolo Polare Artico, la Cina si è audacemente dichiarata uno “Stato quasi artico”.
Questa audace affermazione, formulata nella sua politica artica del 2018, ha sollevato le sopracciglia di tutta la comunità internazionale. La Cina non si limita a parlare delle sue ambizioni artiche, ma le sta perseguendo attivamente proprio sul terreno ghiacciato delle Svalbard.
La scorsa settimana, una delegazione cinese, che comprendeva membri dell’Amministrazione Cinese dell’Artico e dell’Antartico (CAA) e dell’Istituto di Ricerca Polare Cinese (PRIC), ha fatto una mossa significativa visitando il centro scientifico russo di Barentsburg, nelle Svalbard.
Questa visita non è stata solo una telefonata amichevole, ma un chiaro segnale dell’intenzione della Cina di approfondire la ricerca sull’Artico, in particolare attraverso una cooperazione allargata con la Russia.
Le ambizioni della Cina nell’Artico non passano inosservate. In una manovra difensiva, la Norvegia ha recentemente bloccato la vendita di Søre Fagerfjord, una proprietà di 60 chilometri quadrati nelle Svalbard, quotata 326 milioni di dollari.
La rapida azione del governo norvegese era volta a impedire alla Cina di acquisire il terreno in base al Trattato di Svalbard del 1920, evidenziando il crescente disagio per le aspirazioni della Cina nell’Artico.
Il Fiume Giallo scorre verso nord
Al centro della strategia artica cinese si trova la Stazione del Fiume Giallo, istituita nel 2003 a Ny-Ålesund, l’insediamento civile più settentrionale del mondo. Questa struttura di ricerca, incentrata sugli studi atmosferici, sul cambiamento climatico e sulla glaciologia, funge da occhi e orecchie della Cina nell’Artico.
Nel 2023, la Cina ha posizionato boe di ascolto acustico nel Mare del Nord e ha incrementato le sue attività di ricerca a Ny-Ålesund. Quest’estate, la Cina ha fatto una mossa senza precedenti schierando tre rompighiaccio nell’Artico, tra cui la sua imbarcazione più avanzata, la Xue Long 2.
Queste navi rompighiaccio fanno parte dell’ultima spedizione artica della Cina, che riflette il suo crescente interesse per la regione, soprattutto per la collaborazione con la Russia sulla Northern Sea Route (NSR).
Gli sforzi scientifici della Cina alle Svalbard sono in linea con il suo obiettivo più ampio di approfondire la comprensione dell’ambiente artico e del cambiamento climatico. Se da un lato questa ricerca contribuisce alla conoscenza scientifica globale, dall’altro fornisce alla Cina intuizioni strategiche che potrebbero influenzare le sue decisioni nella regione.
Un palcoscenico artico affollato: Cina, Russia e Turchia
La Cina non è l’unico attore in lizza per l’influenza a Svalbard.
Da tempo note per la loro posizione strategica vicino all’Oceano Artico, le Svalbard hanno recentemente attirato l’attenzione di Cina, Turchia e Russia.
Negli ultimi due mesi, questi Paesi hanno inviato delegazioni di ricerca alle Svalbard, segnalando la loro intenzione di collaborare agli studi sull’Artico. Dal 2023, Pechino e Mosca stanno lavorando insieme per sviluppare la Northern Sea Route lungo la costa artica della Russia.
Anche la Russia, con la sua presenza di lunga data nella regione, ha mostrato i suoi muscoli. In una mossa controversa, lo scorso giugno, la società mineraria statale russa Trust Arktikugol ha issato la bandiera sovietica alle Svalbard, accompagnata dallo slogan “Pace al mondo”.
Per non essere lasciata al freddo, anche la Turchia ha messo gli occhi sulle Svalbard. La Spedizione Scientifica Artica Turca ha recentemente visitato Pyramiden, un’ex città mineraria delle Svalbard, proponendola come sito per una stazione artica internazionale.
L’importanza strategica delle Svalbard
Perché tutto questo interesse per un arcipelago remoto e ghiacciato?
Svalbard è un arcipelago situato a nord della Norvegia continentale. Si estende per due volte la dimensione del Belgio e si trova a metà strada tra la Norvegia e il Polo Nord. La sua posizione strategica offre un accesso cruciale alle principali rotte marittime dell’Artico, in particolare la Northern Sea Route (NSR), che potrebbe ridurre drasticamente le distanze di navigazione tra Europa e Asia.
Con lo scioglimento dei ghiacci artici, queste rotte stanno diventando più navigabili, trasformando le Svalbard in un hub chiave per la navigazione artica. La sua vicinanza ai territori settentrionali della Russia e al Mare di Barents, ricco di risorse, amplifica ulteriormente il suo valore strategico.
Inoltre l’arcipelago è ricco di carbone, con una miniera norvegese e una russa ancora attive.
Il Trattato di Svalbard
Le attività della Cina nelle Svalbard sono inquadrate nel contesto del Trattato delle Svalbard del 1920.
Firmato il 9 febbraio 1920 a Parigi, il Trattato sulle Svalbard ha stabilito la sovranità della Norvegia sull’arcipelago in posizione strategica tra la Norvegia e il Polo Nord dopo la Prima Guerra Mondiale. Il trattato garantisce ai Paesi firmatari, tra cui la Russia e la Cina, pari diritti sulle attività commerciali alle Svalbard, affermando al contempo la sovranità norvegese.
Garantisce a tutti i firmatari e ai loro cittadini gli stessi diritti di sfruttamento delle risorse della Norvegia e stabilisce che nessun Paese può essere trattato in modo diverso in base alla nazionalità. È importante notare che il trattato ha anche demilitarizzato la regione, vietando lo stazionamento permanente di truppe, comprese quelle norvegesi.
Minaccia cinese
Alcune nazioni nordiche sono sempre più preoccupate per i potenziali rischi posti dalle attività della Cina nell’Artico, soprattutto in considerazione della sua cooperazione con la Russia.
Secondo un recente rapporto pubblicato da ‘Svalbardposten‘, il Servizio di Sicurezza della Polizia norvegese (PST) ha notato un aumento dell’interesse cinese per le Svalbard.
La loro valutazione della minaccia nazionale 2024 evidenzia la presenza di studenti e ricercatori cinesi nell’arcipelago, suggerendo che le loro attività potrebbero normalizzare l’influenza cinese e aiutare le operazioni di intelligence.
Negli ultimi anni, la Cina ha anche fatto diversi tentativi di acquisto di proprietà norvegesi, tra cui abitazioni, cabine e immobili commerciali, e ha espresso interesse a stabilire una stazione laser a Adventdalen.
Contromossa della Norvegia
L’espansione dell’impronta cinese nelle Svalbard e nell’Artico sta suscitando disagio tra gli Stati artici, in particolare per quanto riguarda il rischio di un aumento della competizione geopolitica e della militarizzazione.
La Norvegia, membro della NATO, è in prima linea in queste preoccupazioni. L’alleanza NATO diffida dei potenziali usi militari dell’espansione artica di Russia e Cina.
In risposta a queste crescenti minacce, la Norvegia ha preso provvedimenti per regolare le attività scientifiche nelle Svalbard. Un nuovo libro bianco mira a frenare la creazione di nuovi centri di ricerca e di istruzione nella regione, mentre la proposta dell’Ufficio di Ricerca Svalbard è stata concepita per supervisionare e coordinare i progetti di studio stranieri.
Mentre il ghiaccio artico continua a ritirarsi, il calore geopolitico delle Svalbard è in aumento. Con la Cina che fa mosse audaci, la Russia che riafferma la sua influenza e la NATO che vigila, questo arcipelago remoto è diventato un attore cruciale sulla scena globale.
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