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Economia

L’Arabia Saudita vuole arricchire l’uranio per poi rivenderlo come combustibile nucleare

L’Arabia Saudita conerma la volotà di voler arricchire l’uranio per venderlo come combustibile nucleare. Una volontà che potrebbe avere anche altre finalità, oltre quella economica

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Uranio: chi ha le maggiori riserve del combustibile nucleare al mondo?

Secondo il Ministero dell’Energia, l’Arabia Saudita intende iniziare ad arricchire e vendere l’uranio.
Secondo l’agenzia di stampa Reuters, il ministro dell’Energia, principe Abdulaziz bin Salman Al Saud, ha dichiarato lunedì a una conferenza a Dhahran che la mossa fa parte di una strategia di monetizzazione di tutti i minerali.

“Lo arricchiremo, lo venderemo e faremo un ‘yellowcake’”, ha detto, riferendosi a un concentrato in polvere usato per preparare il combustibile di uranio per i reattori nucleari. Richiede una manipolazione sicura, anche se presenta pochi rischi di radiazioni.

L’Arabia Saudita sta sviluppando un programma nucleare in fase embrionale e ha in programma di espanderlo per includere l’arricchimento dell’uranio, una questione delicata a causa del suo potenziale legame con le armi nucleari. Riyadh insiste nel voler utilizzare l’energia nucleare per diversificare il proprio mix energetico.

Tuttavia, non è chiaro dove possano arrivare le ambizioni nucleari saudite.

Sua Altezza Reale Abdulaziz bin Salman Al Saud

L’Uranio, da dove e per quale finalità

Nel 2018, il principe ereditario Mohammed bin Salman ha dichiarato che il regno avrebbe sviluppato armi nucleari se il rivale regionale Iran lo avesse fatto. Due anni dopo, il ministro di Stato per gli Affari esteri del regno ha ribadito questo appello. Quindi, anche se si parla di Yellowcake, cioè di combustibile nucleare di base a basso arricchimento, il programma potrebbe avere doppia finalità, civile e militare.

C’è anche un problema di provenienza dell’uranio: non ci sono notizie di grandi giacimenti d’uranio in Arabia Saudita, solo un deposito in loco di un vulcano spento, mentre ne è nota la presenza sia in Siria, sia in Giordania o, ad esempio, in Algeria.  Quindi comunque l’Arabia dovrà procurarsi l’ossido d’uranio altrove per poter procedere all’arricchimento.

Tutta l’operazione resta quindi avvolta dal mistero.


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