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Scienza

L’Apocalisse silenziosa dei Ricci di Mare: addio agli spaghetti, ma il vero conto salato lo paga l’ecosistema e l’uomo

Strage nei fondali: i ricci di mare stanno scomparendo, e non è una buona notizia. Crollo del 99% alle Canarie. Che sta succedendo

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Probabilmente, quando pensate ai ricci di mare, la vostra mente corre a un piatto di spaghetti profumati in un ristorante vista mare, oppure al dolore lancinante di una spina conficcata nel tallone durante una vacanza sugli scogli. È comprensibile. Tuttavia, c’è una “Banca Centrale” sottomarina che sta fallendo, e non si tratta di finanza, ma di biodiversità.

Una nuova ricerca, che ha i toni drammatici di un bollettino di guerra, segnala un crollo verticale e senza precedenti delle popolazioni di ricci di mare, specificamente la specie Diadema africanum, nelle Isole Canarie e a Madera. Non stiamo parlando di una fisiologica correzione di mercato, ma di un vero e proprio crash sistemico: una pandemia globale sottomarina che sta ridisegnando gli equilibri degli oceani con conseguenze che potremmo pagare a caro prezzo.

Riccio di mare

Il Grande Crollo: Dati alla mano

Secondo lo studio condotto dall’Università di La Laguna a Tenerife, guidato dal dottorando Iván Cano, tra il 2022 e il 2023 si è verificato un “evento di mortalità di massa” (MME). I numeri sono impietosi e farebbero impallidire qualsiasi analista di borsa:

  • A La Palma, la popolazione di ricci è crollata del 74%.

  • A Tenerife, il dato è ancora più spaventoso: un calo del 99,7%.

Siamo di fronte a quella che tecnicamente si definisce “estinzione locale”. Ivan Cano ha spiegato che, quasi in contemporanea, altre specie di Diadema stanno morendo in massa nei Caraibi, nel Mediterraneo, nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano. Un fenomeno globale, sincronizzato, che suggerisce cause sistemiche e non isolate.

Non solo gastronomia: il ruolo del riccio nell’ecosistema

Perché dovrebbe importarci? Il riccio di mare non è lì solo per decorare il fondale o i nostri piatti. Ecologicamente parlando, i ricci sono i “regolatori” del sistema. Funzionano come un meccanismo di controllo dell’inflazione algale.

Questi animali pascolano su alghe e fanerogame marine. Mangiandole, impediscono che queste soffochino i coralli e altre specie a crescita lenta. Sono, in sostanza, i giardinieri che mantengono l’equilibrio tra la foresta algale e la barriera corallina. Inoltre, rappresentano una voce fondamentale nel “PIL” della catena alimentare, servendo da nutrimento per pesci, crostacei, stelle marine e mammiferi.

Ecco una tabella riassuntiva del loro impatto ecosistemico:

Funzione EcosistemicaDescrizione dell’AttivitàConseguenza della Scomparsa
Controllo della VegetazionePascolo intensivo su alghe e fanerogame.Le alghe proliferano incontrollate, soffocando i coralli.
Supporto alla BiodiversitàCreazione di spazi liberi per la crescita di specie lente.Perdita di habitat per specie bentoniche complesse.
Catena AlimentarePreda fondamentale per pesci (es. orate, saraghi) e crostacei.Crollo delle risorse alimentari per i predatori superiori.

L’ironia della sorte: dal troppo al nulla

C’è una certa ironia, tipica delle dinamiche complesse, in questa storia. Fino a pochi anni fa, il problema era opposto. A causa della pesca eccessiva dei loro predatori naturali e del riscaldamento delle acque, i ricci erano aumentati a dismisura, creando i cosiddetti “barrens” (fondali sterili), ovvero zone dove avevano raso al suolo ogni forma vegetale. I tentativi di controllo biologico tra il 2005 e il 2019 avevano fallito miseramente.

Ora, la natura ha risposto con una correzione brutale. Un patogeno sconosciuto ha fatto ciò che l’uomo non è riuscito a fare, ma con una violenza che rischia di destabilizzare l’intero sistema. Facendo un parallelo con l’uomo, prima dell’epoca moderna, un eccesso della popolazione era curato da un’epidemia. Ora tocca ai ricci.

Il “Cigno Nero” sottomarino

Nel febbraio 2022, i ricercatori hanno notato qualcosa di anomalo. I ricci hanno iniziato a comportarsi in modo strano: movimenti irregolari, nessuna risposta agli stimoli, perdita delle spine e necrosi dei tessuti. I sintomi ricordano quelli causati da ciliati parassiti del genere Philaster, ma l’assassino non ha ancora un nome certo.

Cigliato del genere Philaster

Ciò che preoccupa maggiormente non è solo la morte degli adulti, ma il fallimento totale della riproduzione a livello  larvale. Le trappole per larve posizionate dai ricercatori sono rimaste vuote. Nessun giovane riccio è stato trovato negli habitat rocciosi poco profondi nel 2023. Senza nuove generazioni, la ripresa è impossibile.

Cause incerte e scenari futuri

Le ipotesi sul tavolo sono diverse:

  • Un patogeno arrivato dai Caraibi tramite le correnti o il traffico marittimo commerciale.

  • Il cambiamento climatico che ha indebolito le difese immunitarie degli animali o favorito la proliferazione del virus/batterio.

  • Fenomeni ondosi anomali che hanno stressato le popolazioni (come accaduto in passato).

Al momento, il sud-est asiatico e l’Australia sembrano immuni, ma i ricercatori avvertono: la diffusione futura rimane possibile.

Mappa (a) della diffusione globale delle morie di massa di diadematidi dal 2022. In blu, la posizione delle morie nell’arcipelago delle Canarie, in rosso gli eventi di moria di massa segnalati in precedenza, (b) le Isole Canarie con l’indicazione dei luoghi in cui sono state condotte le indagini visive e (c) l’isola di Tenerife con l’indicazione dei luoghi e delle date in cui sono state condotte le indagini sull’insediamento e il reclutamento.

 

Siamo di fronte a un classico caso di shock esogeno in un sistema complesso. Senza i ricci, le scogliere delle Canarie (e potenzialmente del Mediterraneo) rischiano di trasformarsi in distese di alghe monoculturali, povere di vita e biodiversità. Un impoverimento del capitale naturale che, prima o poi, presenterà il conto anche alla nostra economia turistica e ittica. Non si vive di soli spaghetti, è vero, ma senza i ricci, rischiamo di non avere nemmeno più il mare come lo conosciamo.


Domande e risposte

Qual è la causa principale della morte improvvisa dei ricci di mare?

Al momento la scienza non ha identificato un colpevole certo. I sintomi, come la perdita delle spine e la necrosi dei tessuti, sono simili a quelli causati da un parassita ciliato (genere Philaster) o da amebe, già osservati in passato. Tuttavia, non è chiaro se si tratti di un patogeno trasportato dalle correnti oceaniche, magari dai Caraibi, o se il cambiamento climatico e il riscaldamento delle acque abbiano giocato un ruolo cruciale nell’indebolire le difese immunitarie della specie o nel favorire la virulenza del microrganismo.

Perché un eccesso di ricci era considerato un problema prima di questa moria?

Prima del 2022, la mancanza di predatori naturali (dovuta alla pesca eccessiva) e le acque più calde avevano favorito un’esplosione demografica dei ricci. Essendo voraci pascolatori, un numero eccessivo di Diadema africanum portava alla creazione di “barrens”, ovvero fondali desertificati dove ogni forma di vegetazione marina veniva divorata. Questo lasciava nuda la roccia, riducendo la biodiversità. Il sistema era sbilanciato verso un eccesso di “consumatori”, mentre ora stiamo assistendo all’estremo opposto, altrettanto pericoloso per l’equilibrio complessivo.

Cosa significa il “fallimento del reclutamento” citato nello studio?

Significa che non c’è ricambio generazionale. I ricercatori, utilizzando trappole per larve e osservazioni visive, hanno rilevato un’assenza quasi totale di nuovi nati (giovanili) nel 2023. Anche se la malattia smettesse di uccidere gli adulti rimasti, non ci sono “figli” pronti a sostituirli e a ripopolare le colonie. Questo rende il crollo della popolazione non un evento transitorio, ma strutturale e potenzialmente irreversibile nel medio periodo, condannando le colonie locali a una virtuale estinzione.

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