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Economia

anci spaziali: l’ESA finanzia 5 startup europee, assente l’Italia. Un’occasione persa?

L’Agenzia Spaziale Europea finanzia cinque startup per sviluppare lanciatori alternativi ad Arianespace, con investimenti fino a 169 milioni di euro. Nessuna azienda italiana è stata selezionata. Un’analisi sulle implicazioni e la possibilità di uno sviluppo nazionale “doppio uso”.

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L’Agenzia Spaziale Europea ha selezionato cinque startup nel settore dei lanci spaziali che potranno beneficiare di un finanziamento fino a 169 milioni di euro (198 milioni di dollari) per sviluppare alternative ad Arianespace, l’attuale fornitore di servizi di lancio del continente, secondo quanto riportato da European Spaceflight.

Queste sociatà passeranno ad un ulteriore giro di colloqui per selezionare le aziende per due distinti componenti: il omponente a) prevede la fornitura di servizi di messa in orbita e b) la dimostrazione del miglioramento delle capacità di messa in orbita.

Le cinque piccole aziende selezionate dall’ESA sono Isar Aerospace, MaiaSpace, Rocket Factory Augsburg, PLD Space e Orbex. Due società tedesche, Isar e Rocket Factory,  una francese, MaiaSpace,  una britannica, Orbex, e una spagnola, PLD Space.

Solo una di queste aziende, Isar Aerospace, ha tentato di lanciare un razzo in orbita. Il razzo Spectrum di Isar ha fallito pochi istanti dopo il decollo dalla Norvegia durante un volo di prova a marzo, e lanciare dalla Norvegia è un po’ un controsenso.

Nessuna di queste aziende ha la garanzia di ottenere un contratto o un finanziamento dall’ESA. Nei prossimi mesi, l’ESA e le cinque società di lancio negozieranno con i governi europei i finanziamenti in vista della riunione del consiglio ministeriale dell’ESA a novembre, quando gli Stati membri dell’ESA stabiliranno il bilancio dell’agenzia per almeno i prossimi due anni. Solo allora l’ESA sarà pronta a firmare accordi vincolanti.

Isar Aerospace, con sede a Monaco, è la più finanziata del gruppo, dopo aver tentato il suo primo lancio orbitale all’inizio di quest’anno, e almeno ci ha provato, anche se il flop è stato grosso. MaiaSpace, con sede a Parigi e sostenuta da ArianeGroup, sta sviluppando il progetto per un parzialmente riutilizzabile. Rocket Factory Augsburg stava valutando il lancio, ma il suo razzo è esploso durante i test. La startup spagnola PLD e la britannica Orbex non hanno ancora neanche realizzato prototipi.

Nessuna start up italiana. Sviluppiamolo autonomamente doppio uso

Nessuna società italiana o start up è stata selezionata, e questo è un motivo in più per “Fare da se”. Con l’obbligo di raggiungere una spesa della difesa del 3,5% del PIL nell’arco di 10 anni, e data la mancanza di missili balistico intermedio (IRBM), allora meglio sfruttare questi investimenti obbligatori anche per sviluppare un lanciatore nazionale che, se necessario, possa essere utilizzato come IRBM.

La tecnologia l’abbiamo, l’avvamo engli anni settanta, quando sviluppammo Alfa, possiamo benissimo svilupparlo adesso. Il problema è avere una chiara visione strategica dello sviluppo industriale del Paese.

 


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