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L’algerina Sonatrach investe in Libia nell’esplorazione petrolifera. Un passo avanti per Tripoli

La Libia si riapre al business energetico: la statale algerina Sonatrach torna a perforare dopo 10 anni. Ma non è sola, anche Eni, BP e Shell siglano nuovi accordi per l’esplorazione.

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La compagnia energetica statale algerina Sonatrach ha ripreso le trivellazioni esplorative di petrolio e gas in Libia a metà ottobre, secondo quanto riferito giovedì dalla National Oil Corporation (NOC) libica, mentre diverse grandi compagnie internazionali hanno ripreso i lavori nei bacini petroliferi e di gas della Libia.

Secondo una dichiarazione della NOC riportata dal quotidiano arabo Asharq Al-Awsat, la Sonatrach algerina sta perforando un pozzo esplorativo nel bacino di Ghadames, vicino al confine tra Libia e Algeria.

La Sonatrach è tornata a lavorare nel sito del bacino di Ghadames, dopo averlo abbandonato più di 10 anni fa “a causa dell’instabilità della situazione sicurezza dell’epoca”, ha dichiarato la NOC.

Bacino Ghadames Libia

A luglio, la NOC e Sonatrach hanno firmato accordi per rafforzare la cooperazione nelle operazioni e nei servizi petroliferi, nella formazione e nello scambio di competenze.

Oltre alla compagnia energetica statale algerina, anche le grandi compagnie internazionali sono tornate a operare in Libia.

Il gigante energetico italiano Eni, ad esempio, ha ripreso le attività di esplorazione nell’area offshore a nord-ovest della Libia dopo una pausa di oltre cinque anni, ha dichiarato la NOC all’inizio di ottobre.

A luglio, la NOC ha firmato accordi con le supermajor BP e Shell per esplorare e valutare il potenziale petrolifero e gasiero di diversi giacimenti nel Paese africano, segnando un altro passo avanti nel ritorno delle grandi compagnie petrolifere in Libia.

La NOC ha firmato un memorandum d’intesa con BP in base al quale la supermajor britannica condurrà studi per valutare il potenziale di esplorazione e produzione di idrocarburi nei giacimenti di Messla e Sarir, nonché in alcune aree di esplorazione circostanti.

Separatamente, la società libica ha raggiunto un accordo con Shell affinché la major petrolifera e del gas valuti le prospettive di idrocarburi e conduca uno studio di fattibilità tecnico-economico completo per lo sviluppo del giacimento di al-Atshan e di altri giacimenti di proprietà esclusiva della NOC.

La NOC ha inoltre confermato che BP intende riprendere le operazioni in Libia e riaprire il proprio ufficio nella capitale, Tripoli, entro il quarto trimestre del 2025, per gestire i propri progetti e supervisionarne da vicino lo stato di avanzamento nel Paese.

Quindi la Libia si sta riaprendo agli investimenti stranieri, nella speranza che la situazione politica rimanga ancora sufficientemente stabile da permettere lo sfruttamento di queste grandi risorse.

Sede Sonatrach

Domande e risposte per il lettore

1. Perché le compagnie petrolifere internazionali stanno tornando in Libia proprio ora?

Il ritorno è guidato da una combinazione di (relativa) stabilizzazione della sicurezza in aree chiave e dalla fame globale di energia. Le riserve libiche sono vaste e note per avere bassi costi di estrazione. La National Oil Corporation (NOC) sta attivamente promuovendo nuovi accordi per attrarre gli investimenti esteri, necessari per modernizzare le infrastrutture e aumentare la produzione. Le major, spinte dalla necessità di diversificare le fonti dopo le crisi recenti, sono disposte a ricalcolare il rischio politico del paese.

2. Qual è il ruolo specifico di Eni in questo scenario?

Eni è storicamente il principale operatore internazionale in Libia e questo ritorno la vede protagonista. La compagnia italiana ha ripreso le attività di esplorazione in un’importante area offshore a nord-ovest del paese, dopo uno stop di cinque anni. Questo non solo rafforza la sua posizione strategica in Libia, ma è cruciale per la sicurezza energetica italiana, dato che il gas libico (tramite il gasdotto Greenstream che arriva in Sicilia) è una fonte di approvvigionamento diretta per l’Italia.

3. Il ritorno delle major significa che la Libia è ora un paese stabile?

Non necessariamente. La Libia rimane politicamente divisa tra Tripoli e la Cirenaica e la stabilità è fragile. Tuttavia, il settore energetico è spesso visto come un’area di interesse comune, quasi “sacra”, per tutte le fazioni, poiché è l’unica fonte di reddito nazionale. Il ritorno di BP, che pianifica di riaprire l’ufficio a Tripoli solo nel 2025, mostra un approccio cauto. Le aziende scommettono che il potenziale economico supera il rischio politico, che resta comunque l’incognita principale.

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