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Economia

Lagarde lascia la BCE per il WEF? Inflazione KO, ma la sua guida “Politica” (e le Gaffe) pesano. L’Eurozona spera in un “Tecnico”.

Christine Lagarde (BCE) verso il WEF? Voci di addio anticipato nonostante l’inflazione domata. La sua gestione “più politica che tecnica” divide. L’Eurozona spera in un cambio di rotta.

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Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), si trova a un bivio. Mentre si prepara a presentare le ultime decisioni di politica monetaria giovedì, il suo futuro è sotto i riflettori.
Con l’inflazione nell’Eurozona scesa a 1,9% a maggio, sotto l’obiettivo del 2% per la prima volta in otto mesi, Lagarde può vantare di aver quasi domato la bestia inflazionistica, anche se la crescita nella UE latita.
Nonostante questo mezzo successo,  il suo ruolo è messo in discussione: il World Economic Forum (WEF) la corteggia per succedere a Klaus Schwab, nonostante il suo mandato a Francoforte scada tra due anni e mezzo.
Lagarde, avvocato di formazione senza esperienza bancaria diretta, è stata una figura più politica che tecnica alla guida della BCE. Nominata nel 2019 dopo aver lasciato anticipatamente la direzione del Fondo Monetario Internazionale, il suo approccio si è spesso concentrato su questioni di comunicazione e strategia politica, piuttosto che su una gestione tecnica della politica monetaria, e ha compiuto il suo buon numero di gaffe. Questo ha sollevato critiche: la sua mancanza di background bancario ha talvolta pesato sulla percezione della sua leadership, soprattutto in un contesto economico complesso.
Secondo il Financial Times, il WEF vede in Lagarde la candidata ideale per succedere a Schwab, che ha lasciato la presidenza ad aprile dopo accuse di irregolarità finanziarie, da lui negate. Fonti riportano che Lagarde avrebbe discusso la possibilità di accorciare il suo mandato BCE, anche se la Banca ha ribadito il suo impegno a completare il termine. La presidente non ha smentito categoricamente le voci, alimentando speculazioni su un possibile addio anticipato.
Questo momento sembra propizio per un’eventuale uscita. Con l’inflazione sotto controllo e una revisione strategica della BCE in arrivo, Lagarde potrebbe lasciare il terreno pronto per il suo successore. Inoltre, la relativa stabilità politica nell’Eurozona – nonostante il recente collasso della coalizione olandese – offre un contesto favorevole per una transizione. Tuttavia, il 2027, ultimo anno del suo mandato, potrebbe essere più turbolento, con le elezioni presidenziali in Francia che potrebbero vedere l’ascesa del Rassemblement National.
La storia di Lagarde mostra una certa propensione a cambiare rotta, molto opportunistica: nel 2019 lasciò il FMI per la BCE, pur avendo negato interesse per il ruolo in un’intervista del 2018. Ora, il suo legame con il WEF – è membro del consiglio dal 2019 – la rende una candidata naturale per la successione a Schwab. Ma perché abbandonare uno dei ruoli più influenti nella finanza globale? La BCE richiede una guida stabile in un mondo scosso da incertezze, come le politiche protezionistiche di Donald Trump. Ci vuole un vero tecnico, non un politico, e quindi la Lagarde rischia di non essere più di moda. 
Joe Nellis, economista e professore a Cranfield University, ha lodato Lagarde per aver gettato le basi per la crescita economica e aver “messo a tacere” l’inflazione, almeno per ora. Tuttavia, la sua gestione è stata più politica che tecnica, con un’enfasi sulla comunicazione e sull’influenza globale piuttosto che su una profonda expertise monetaria. Questo la distingue da predecessori come Mario Draghi, il cui background tecnico era indiscusso e metteva a tacere anche gli oppositori più duri. 
Le domande sul suo futuro non sono nuove. Come accadde a Draghi, quando si speculò su un suo possibile ruolo come presidente italiano, Lagarde dovrà affrontare quesiti sulla sua permanenza. Anche se giovedì tenterà di spegnere le voci, le speculazioni persisteranno finché il WEF non nominerà un nuovo presidente. Intanto, l’Eurozona guarda con attenzione: magari il prossimo presidente tornerà a occuparsi di crescita e inflazione, e meno di questioni climatiche che, francamente, non competono alle 

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