Cultura
L’aborto
di Roberto Nardella
Negli ultimi tempi mi sono spesso interrogato circa le cause del rafforzamento dell’euro su tutte le maggiori valute mondiali che è stata una delle cause della sofferenza nei Paesi della UE con economie più deboli.
Sappiamo per certo che il rafforzamento della moneta comune non è dovuto ad una ripresa in EZ e neanche da aspettative su un forte rilancio economico della UE.
Una ragione è sicuramente il travaso di denaro che sta affluendo dagli emergenti e che viene convertito in euro e in titoli di Stato UE a buona redditività (da qui la discesa degli spread nei GIIPS).
Ma vi è un altro motivo a cui non avevo mai pensato prima: l’export dell’intera Euro Zone verso i Paesi extra UE.
La bilancia commerciale (differenza import-export) della UE è fortemente positiva (+195 miliardi da feb 2013 a feb 2014), per cui la sostenuta richiesta di moneta-€uro per acquistare i prodotti provenienti da EZ fa in modo che l’euro diventi più ricercato, aumentandone il valore.
Una merce più diventa marginalmente rara tanto più tende ad aumentare il suo prezzo, e ciò accade a qualunque prodotto: che sia grano, petrolio o ….. moneta la dinamica è sempre la medesima.
Allo stesso modo, i consumi in forte contrazione nei 2/3 di eurolandia hanno determinato il crollo delle importazioni extra UE, rafforzando asimmetricamente il ragionamento di cui sopra.
Il crollo verticale dei consumi nei Paesi ricchi è altresì alla base delle difficoltà gli emergenti, Cina in primis.
La ricerca di una crescita attraverso l’export deve avere una politica monetaria improntata a tale evenienza e, come insegna la Cina, il cambio deve essere favorevole a chi compra, altrimenti vai fuori mercato.
È palese: il modello imposto dalla Germania è completamente errato, o meglio, avvantaggia esclusivamente le economie forti, cioè loro.
Ci hanno detto che chi vuole crescere deve puntare all’eccellenza. Potrei anche essere d’accordo. Ma, immaginate che un intero continente punti tutto sull’eccellenza?
Immaginate l’intera popolazione di UE, con i suoi 500 milioni di persone, tutti con PIL procapite ben oltre la media mondiale, che si prodiga a realizzare prodotti ad altissimo valore aggiunto da vendere ai nuovi ricchi del pianeta?
Sareste in grado di vagheggiare che greci, portoghesi, spagnoli, irlandesi, croati, sud – Italia ecc di punto in bianco si mettano a produrre manufatti ad alto valore aggiunto dall’oggi al domani?
Io, da meridionale, pur sforzandomi, non riesco a pensarlo neanche come una chimera.
Il MEC funzionava bene per questo: Paesi ricchi ed industrializzati (zona-core) compravano prodotti a basso margine aggiunto dalle economie più deboli (GIIPS), le quali, con i proventi dell’export riuscivano a comprare tecnologia e prodotti ad alto valore aggiunto dai primi.
In questo banalissimo modo le economie più deboli stavano faticosamente cercando di raggiungere gli standard minimi dei ricchi Paesi del nord Europa. Dal dopoguerra sino agli anni ’90 il recupero dei Paesi con economie arretrate è stato impressionante ed è stato possibile solo grazie al MEC che con i suoi meccanismi, dazi e protezioni varie ha messo in condizione il meridione d’Europa di riscattarsi.
Ora abbiamo i primi (zona-core) che comprano quei prodotti dagli emergenti a prezzi ridicoli ma che vorrebbero continuare comunque a vendere ai secondi (GIIPS) quello che vendevano prima loro. Ovvero, ci vorrebbero solo come mercato di sbocco, ovvero come acquirenti netti.
Le liberalizzazioni selvagge e l’abolizione dei dazi doganali volute dal nuovo mercato globale e sposate appieno dalla UE hanno permesso, ad esempio, che gli agrumi del Magreb invadessero i mercati europei, squalificando i Paesi mediterranei di EZ, oppure che il riso di Bangladesh e Vietnam mettesse in crisi l’intera filiera produttiva della pianura padana. Potrei continuare per ore con altre centinaia di esempi.
In questo modo si metteranno sul lastrico intere Nazioni, andando ad incrementare la sperequazione tra gli Stati della EZ.
Il futuro sarà alla “greca” per tutti i GIIPS.
Chi non ci crede o è ignorante o è in malafede.
Anche la Francia sta prendendo la stessa pericolosa deriva ma spero che almeno loro si sveglino in tempo, svegliando di conseguenza anche noialtri.
Ieri, 26 marzo 2013, sentivo al tg1 economia che la UE ha stanziato 150 miliardi per l’innovazione tecnologica nell’industria. Ovvero, quel denaro verrà speso per rendere ancora più competitivi dei prodotti che non potranno mai essere venduti poiché mancheranno sempre di più i clienti finali, in EU come altrove.
Di una Unione Europea così strutturata NON sappiamo cosa farcene: servirà solo a rafforzare le zone forti e ad impoverire maggiormente le zone depresse.
Costoro vorrebbero il modello della competizione globale, dove la Cina, lo scorso anno, ha investito $5000 miliardi nell’industria allo stesso scopo. La loro capacità iper-produttiva ha sopravanzato abbondantemente la domanda. Questa è una crisi da sovrapproduzione ed è una guerra a perdere a prescindere.
Quando lo si capirà che puntare tutto sulla produttività e sulla competitività è fortemente controproducente?
Quando si arrenderanno ad una evidenza oramai lampante?
Quando capiranno che la legge di Say e le teorie ricardiane sono COMPLETAMENTE ERRATE?
Intanto l’€Uro quota quasi 1,38 dollari e 250 milioni di europei rischiano di morire per questo, senza che i singoli governi abbiano alcuna possibilità di attuare la politica monetaria più consona ai loro bisogni.
La UE è stato un aborto e l’euro è il suo feto nato morto.
Roberto Nardella
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