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La vera ragione del buildup USA nei Caraibi? Non sono solo i narcos, ma l’asse Iran-Venezuela e l’Isla de Margarita

Il Pentagono ammassava forze nei Caraibi per “l’antidroga”. Ma una nuova analisi indica un pericolo maggiore: un asse Iran-Venezuela che muove terroristi, non solo cocaina, usando l’Isla de Margarita come hub.

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Il Pentagono sta ammassando forze navali e aeree nei Caraibi. La scusa ufficiale, rilanciata diligentemente dai media corporate, è la solita: la “guerra alla droga”. Si parla di operazioni di contrasto ai network transnazionali dei “narco-terroristi” che infestano l’area, con il Venezuela come epicentro.

Tuttavia, la scala di questo dispiegamento militare è tale da far sorgere più di un dubbio. L’attività è intensa e coincide con briefing al Presidente Trump in cui i vertici del Pentagono hanno illustrato potenziali “scenari operativi” contro Caracas. Questo ha portato molti osservatori a ipotizzare che l’obiettivo reale non sia qualche cartello della droga, ma un ben più classico regime change, anche se , magari , per gradi. 

La narrativa ufficiale dell’antidroga, per quanto drammatizzata da video di motoscafi distrutti, sembra scricchiolare.

Un’analisi alternativa e molto più inquietante arriva, forse inaspettatamente, da Jason Lewris di Parcl Labs, un sito specializzato in analisi di dati sul mercato immobiliare. In un thread su X (ex Twitter), Lewris ha suggerito che il narcotraffico “potrebbe non essere tutta la storia, o la vera motivazione”.

La tesi di Lewris collega l’operazione militare a una minaccia ben più strutturata: un asse che unisce l’Iran, il Venezuela e i gruppi terroristici come Hezbollah, il tutto nascosto dietro le rotte del narcotraffico.

“Ecco”, spiega Lewris, “come una piccola isola venezuelana (Isla de Margarita), gruppi terroristici sostenuti dall’Iran e il mercato immobiliare statunitense potrebbero essere tutti collegati”.

Lewris non parla a vanvera. Cita un testo di una Commissione Affari Esteri della Camera degli Stati Uniti risalente al 2013, intitolato “La svolta strategica di Hezbollah: Una minaccia terroristica globale”. Già allora, si legge nel documento, “Hezbollah ha condotto addestramento al terrore sull’Isola Margarita per reclute dal Venezuela e da altri paesi latinoamericani”. Anche Atlantic Council ne ha parlato

Secondo quel report, operativi di Hezbollah, con agganci e protezione ai massimi livelli del governo venezuelano, fornirebbero “documenti di viaggio, armi e supporto logistico” sia ai contrabbandieri di cocaina che alle operazioni terroristiche.

https://twitter.com/jasonlewris/status/1989863605681230158?s=20

Secondo l’analisi di Lewris, il tempismo dell’operazione USA è cruciale. Ecco i punti chiave della sua tesi:

  • Una copertura per minacce più ampie? La Casa Bianca sta enfatizzando la distruzione di barche di contrabbandieri. Questo avviene, però, in un contesto più ampio che include attacchi statunitensi a siti nucleari iraniani (giugno 2025) e un silenzioso ma massiccio rafforzamento militare a Porto Rico. Potrebbe essere una risposta a minacce ben diverse dalla cocaina.
  • L’Hub di Isla de Margarita: L’alleanza tra Iran e Venezuela è solida da anni. Almeno dal 2013, l’isola venezuelana funge da hub di addestramento dove Hezbollah insegna ai cartelli locali tattiche e fornisce risorse, in uno scambio reciproco.
  • Dalla droga alle persone (e alle “Case Sicure”): Questo è il punto centrale. Le rotte consolidate dei cartelli nei Caraibi potrebbero essere ora utilizzate per trasportare persone, non solo droga. Il sospetto è che si tratti di operativi terroristici.
  • Il collegamento immobiliare: Qui entra in gioco l’analisi dati di Parcl Labs. Lewris nota l’esistenza di “densi cluster” di proprietà immobiliari negli Stati Uniti, spesso vicino al confine meridionale, acquistati tramite società di comodo (shell companies) legate ai governi venezuelano e iraniano. Queste proprietà, costruite negli anni, potrebbero fungere da “case sicure” (safe havens) per la rete.

La conclusione di Lewris è netta: “I funzionari statunitensi comprendono la partnership Iran-Venezuela. Comprendono queste rotte di contrabbando. Ma la preoccupazione ora è che si stiano muovendo persone, non droghe. E quelle persone potrebbero includere operativi terroristici”.

Tra l’alto l’obiettivo, anche militare, potrebbe essere più semplice e limitato rispetto all’invasione del Venezuela: l’occupazione di un’isola lunga 78 km e larga 20, con 420 mila abitanti. Umn territorio molto più limitato da ripulire dalle presenze scomode e da cui  controllare Maduro, sino alla sua dismissione, magari con già un governo amico al governo. Per un’operazione di questo genere le limitate poste di terra già mobilitate sarebbero sufficienti.

Posizione dell’Sila de Margarita

Domande e risposte

Perché la versione ufficiale dell’ “antidroga” viene messa in discussione? La versione ufficiale viene messa in discussione principalmente per la sproporzione dei mezzi impiegati. L’amministrazione USA sta dispiegando gruppi da battaglia di portaerei e migliaia di soldati. Questa scala di forza è considerata eccessiva da molti analisti per la semplice interdizione di motoscafi per il narcotraffico. Suggerisce che l’obiettivo, o la minaccia percepita, sia di natura strategica e militare, non solo criminale.

Qual è esattamente il legame tra Hezbollah, Venezuela e il mercato immobiliare USA? Secondo la tesi di Lewris, il legame è logistico. Hezbollah, con la protezione del governo venezuelano, userebbe l’Isola Margarita come base di addestramento e le rotte dei narcos come sistema di trasporto. Non per trasportare droga, ma persone (agenti). Questi agenti, una volta arrivati negli USA, necessiterebbero di una rete di supporto. Qui interverrebbe il mercato immobiliare: proprietà acquistate tramite società di comodo legate a Iran e Venezuela fungerebbero da “case sicure” e basi operative sul suolo americano.

Quanto è credibile l’informazione sulla presenza di Hezbollah a Isla de Margarita? È un’informazione che circola da molti anni ed è stata oggetto di analisi e audizioni ufficiali. L’articolo stesso menziona un testo della Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti del 2013 che discuteva apertamente dell’uso dell’isola venezuelana come centro di addestramento e logistica per Hezbollah in America Latina. Quindi, sebbene la tesi sul traffico di persone e sulle “case sicure” sia un’analisi recente, la premessa della presenza di Hezbollah in Venezuela è consolidata da tempo nei report di intelligence.

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