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La Svizzera rivende 16 carri Leopard a Rheinmetall, che poi li usera per farne arrivare altri in Ucraina. Pochi, e vecchi

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La Svizzera ha esportato 16 carri armati Leopard 2A4, denominati Pz87,  vecchiotti, nove per ferrovia sette per strada. La cosa curiosa è che questi carri sono stati spediti nel paese che li ha prodotti, la Germania. 

La transazione ha richiesto qualche mese ed ha previsto che la Germania si ricomprasse 16 carri armati residuato bellico dell’esercito elvetico, ma la transazione è stata veramente molto complessa perché la Svizzera è un paese neutrale e non vuole che questi carri vadano in Ucraina, violando la propria neutralità.

Le restrizioni svizzere

La riserva inutilizzata di carri della Svizzera è abbondante, con 96 unità Leopard 2A4 inattive. Tuttavia, la Svizzera ha posto chiare restrizioni su questi carri armati. La principale è che queste unità non devono essere utilizzate in nessun caso in qualcosa che possa essere percepito come un aiuto militare all’Ucraina.

Dopo complesse trattative però la Svizzera ha accettato un’altra condizione che potrebbe potenzialmente spianare la strada a una terza parte per la fornitura di questi carri armati. In parole povere, la Svizzera ha acconsentito a che i carri armati siano ospitati in un altro Stato membro della NATO o dell’UE, oltre alla Germania. Questo potrebbe portare questi “altri paesi” a ridurre le loro riserve di carri armati che potrebbero essere spediti in Ucraina. Un lavoro di vasi comunicanti complicato.

I dettagli relativi all’importo che Rheinmetall, l’acquirente diretto dei carri armati svizzeri, dovrebbe spendere non sono stati resi noti né dagli addetti ai lavori tedeschi né da quelli svizzeri. Però i carri elvetici erano particolarmente ricercati perché la federazioni li aveva manotenuti piuttosto bene e dovrebbero essere efficienti, al contrario, ad esempio, di quanto successo a quello spagnoli che, al massimo, andavano bene per i pezzi di ricambio.

Si dice che la Svizzera abbia espresso interesse nel permettere a Rheinmetall di migliorare il sistema di controllo del fuoco dei suoi carri armati Panzer 87s [Leopard 2A4s]. Tuttavia, si attende ancora una conferma ufficiale in merito. Per ora si sa che la Svizzera ha oltre 150 carri armati Leopard 2A4 in servizio attivo con le sue forze armate. Inoltre si valuta un upgrade

Come è nato il Pz87 svizzero

Il principale carro armato svizzero è il Pz 87 Leopard 2, una versione locale del Leopard 2A4 tedesco. Il termine “Pz” sta per “Panzer”, che in inglese si traduce in “tank”. Il numero “87” indica che le prime consegne di questo carro armato sono state effettuate all’esercito svizzero nel 1987.

La licenza di produzione per una quantità considerevole – 380 – di questi impressionanti veicoli è stata acquisita nel 1984. Di questi, i primi 35 carri armati sono stati prodotti e forniti dalla Germania, mentre i restanti sono stati prodotti localmente in Svizzera. La produzione di questi carri armati si è conclusa nel 1993.

Ci sono alcune differenze fondamentali tra il Pz 87 Leopard 2 svizzero e il Leopard 2A4 tedesco. In particolare, la versione svizzera incorpora radio AN/VCR 12 ed è dotata di due mitragliatrici da 7,5 mm, una coassiale e l’altra a cupola. Inoltre, sui fianchi della torretta sono montate altre torce da neve, un elemento distintivo del Pz 87.

Una delle caratteristiche più interessanti del Pz 87 Leopard 2 sono i grandi tubi circolari montati nella parte posteriore dello scafo. Si tratta di speciali silenziatori atti a rendere il carro molto più silenzioso. Originalmente questa modifica era studiata per permettere al carro di transitare in ambiente urbano senza disturbare troppo gli abitanti, ma è anche utile sul campo di battaglia, dove farsi sentire a chilometri di distanza potrebbe non essere utile

Rheinmetall comunque insufficiente

Nei giorni scorsi il Ministero della Difesa britannico britannico, una fonte sicuramente non putiniana, ha confermato che la Russia può costruire cento carri armati al mese. Rheinmetall, per fornire qualche carro all’Ucraina, dell’ordine di poche decine, deve raschiare il fondo del barile dei propri clienti degli anni ottanta. Quello che la Russia, un paese con il PIL dell’Italia, riesce a fare, cioè organizzare una linea produttiva efficiente, sembra impossibile per la Germania.

In altri tempi, altri tedeschi, avrebbero risolto il problema in poche settimane. Oggi però abbiamo Scholz, Habeck e Lindner. I risultati si vedono, ma Berlino vuole fare la morale alla Russia.


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