Attualità
La sovranità monetaria è sgradita ai poteri forti. Il caso di Panama del 1941
di Davide Gionco
La maggior parte della gente non si rende conto dell’importanza della sovranità monetaria per una nazione. Questo perché sui mass media non se ne parla mai e, infatti, nessuno ha protestato quando l’Italia ha ceduto la sovranità monetaria alla Banca Centrale Europe e molti non protestano neppure oggi che la mancanza di sovranità monetaria causa all’Italia disoccupazione e impoverimento.
Un modo per rendersi conto di quanto la sovranità monetaria sia fondamentale per governare l’economia di una nazione è studiare la storia.
Ci siamo già occupati in altri articoli delle politiche imperiali della Francia in Africa, condotte imponendo l’uso del Franco CFA, a molte sue ex colonie, che continuano per questo motivo ad essere colonie di fatto.
Un altro caso storico di “privazione per via imperiale” della sovranità monetaria di una nazione è il caso della Repubblica di Panama.
Panama aveva ottenuto l’indipendenza dalla Spagna nel 1821, ma restò unita alla Colombia fino al 1903, quando gli USA, che avevano deciso di costruire il Canale di Panama per creare un rapido collegamento navale fra l’Atlantico e il Pacifico, mandarono la nave da guerra Nashville contro la Colombia, conquistarono il territorio panamense e sponsorizzarono la nascita della neonata Repubblica di Panama, che fu costituita nel 1904, nascendo come colonia de facto degli USA.
La status di colonia fu garantito, prima di tutto, dall’adozione della nuova moneta denominata balboa, avente rigorosamente un tasso di cambio 1:1 con il dollaro. Guardacaso la stessa cosa che succede nell’area del Franco CFA, che ha cambio fisso con l’euro (prima con il franco francese) e nell’eurozona (dove si usa la stessa moneta, per cui il cambio è per definizione 1:1).
Nel 1904 fu anche costituito il Banco Nacional de Panamá avente la funzione di emettere unicamente le monete metalliche in balboa.
Questo mentre come banconote fu da subito imposto l’uso del dollaro americano, emesse negli USA dalla Federal Reserve (FED).
Il Banco Nacional de Panamá non fu, fin da subito, una vera e propria banca centrale, quanto piuttosto una filiale della FED, nonché il gestore della zecca per il conio delle monetine metalliche, essendo chiaro che la valuta “di sostanza” (le banconote e la moneta scritturale) veniva emessa solo dalla FED o dalle banche americane.
Ad oggi Panama è una delle (sole) 10 nazioni al mondo ad essere priva di una vera e propria banca centrale:
Fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_central_banks
Dopo 36 anni di vita repubblicana “coloniale”, nel 1940 il popolo panamense elesse a grande maggioranza nuovo presidente Arnulfo Arias Madrid, un medico laureatosi ad Harvard.
Arias era noto per il suo pensiero nazionalista, che non gradiva la presenza di potenze straniere ed esaltava i valori nazionali. Nel corso del suo primo anno di governo fece promulgare una nuova costituzione, la Cassa di sicurezza sociale, tutta una serie di nazionalizzazione e, soprattutto, istituì la Banca Centrale di Panama, la quale iniziò subito ad emettere banconote denominate in balboa.
La nuova banca centrale fu autorizzata ad emettere 6 milioni di balboa, cosa che prese il via il 2 ottobre 1941.
Dopo soli 7 giorni di stampa delle banconote, il successivo 9 ottobre 1941, il presidente Arias fu rovesciato da un colpo di stato militare promosso dagli Stati Uniti e fu sostituito da uno dei suoi ministri, un certo Ricardo Adolfo De La Guardia, il quale si dimostrò fin da subito il più fedele alleato degli americani, interrompendo la stampa di banconote in balboa, facendone ritirare il più possibile e facendole bruciare.
Si tratta della vita storicamente più breve di una valuta sovrana.
Si salvarono solo 7’000 banconote, rendendo i biglietti di balboa panamensi emessi fra il 2 ed i 9 ottobre 1941 fra i più rari della numismatica.
Il governo di De La Guardia fu anche il primo governo latinoamericano a dichiarare guerra a Germania, Italia e Giappone.
La fretta degli americani di porre fine all’esperienza di sovranità monetaria e di una banca centrale a controllo governativo a Panama dimostra come si tratti di un potere fondamentale che un sistema imperialista non può permettere che resti in possesso di un popolo con i propri governanti.
Il fondatore dell’impero bancario dei Rothschild, Mayer Amschel Rotschild (1744-1812), dichiarò:
“Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi importa chi fa le sue leggi”.
Ed è proprio questo che interessava agli americani quando realizzarono il colpo di stato a Panama nel 1941: avere il controllo dell’emissione di moneta a Panama, in modo da potere comandare al di sopra delle leggi.
Che poi è la stessa cosa che fanno i francesi, tramite la Banque de France, che controllano l’emissione dei franchi CFA in Africa.
Che è poi la stessa cosa che fanno i poteri finanziari internazionali, tramite la Banca Centrale Europea, che controllano l’emissione di euro in Europa. Con la sola differenze che in questo caso non si riesce ad attribuire una nazionalità al potere imperiale.
Sempre per queste ragioni nel 2002 il presidente americano George Bush comprendeva nell’elenco dell’Asse del Male i seguenti paesi: Irak, Iran e Corea del Nord. A cui il “falco” americano John Bolton, che ha ricoperto negli anni posti di rilievo nel governo americano, aggiungeva anche Cuba, la Libia e la Siria.
Si trattava di paesi la cui banca centrale non era legata al sistema finanziario occidentale, quello che ha ottenuto da alcuni decenni che le banche centrali, come la FED o la BCE, siano “indipendenti” dal potere politico e, quindi, sottratte ad ogni forma di controllo democratico e popolare, essendo chiaro che le lobbies finanziarie hanno mille modi per condizionarle ed interferire con le loro scelte.
Dei paesi dell’elenco del 2002 l’Irak e la Libia hanno subito l’attacco armato americano (come a Panama nel 1941), dopo di che le banche centrali di questi paesi sono state inserite nel sistema finanziario globalizzato “occidentale”.
La Corea del Nord è riuscita a resistere alle fortissime pressioni, ma solo perché è sostenuta dalla Cina, perché è una dittatura (nessuna possibilità di finanziare una opposizione politica) e perché si è dotata di armi nucleari.
Cuba per il momento si è salvata, ma permane il duro embargo americano contro una nazione che non ha la minima possibilità di costituire un pericolo per gli USA. Naturalmente anch’essa una dittatura, perché gli USA non troverebbero ostacoli nel manipolare una democrazia.
La storia degli ultimi anni della Siria la conosciamo. Anni di guerra ed una dittatura (così ci dicono) che ha saputo resistere grazie all’appoggio della Russia.
Infine l’Iran, che subisce continuamente le pressioni americane ed israeliane, con ripetute minacce di guerra.
Negli anni successivi al 2002 anche il Venezuela fu inserito nella lista dei “cattivi” e sappiamo tutti come il Venezuela viene trattato sui mezzi di informazione e dei tentativi americani di realizzare un colpo di stato in quel paese.
Questa è la storia della finanza mondiale dell’ultimo secolo (almeno): le armi impongono il controllo sulle banche centrali e sull’emissione di moneta; il controllo sull’emissione di moneta permette di esercitare il potere al di sopra delle leggi, quasi sempre senza più usare le armi, dato che i soldi creati dal nulla dalle banche centrali consentono di comprare, lusingare, corrompere o (eventualmente) eliminare qualsiasi possibile oppositore a questo sistema di potere.
Per chi fosse interessato, ecco un elenco degli “interventi” degli USA per imporre il proprio potere politico-finanziario in giro per il mondo.
Per quale ragione il controllo della banca centrale di un paese è fondamentale per esercitare il potere?
La ragione fondamentale è che la banca centrale ha il potere di finanziare o non finanziare il governo. Un governo privo di finanziamenti non può servire adeguatamente il proprio popolo. E chi decide quanto può essere finanziato il governo ha anche il potere di porre delle condizioni al finanziamento ovvero di decidere come questi soldi verranno destinati a vantaggio di alcuni e non del popolo.
Una seconda ragione è che la banca centrale regolamenta il settore bancario, il quale a sua volta ha il potere di creare moneta creditizia, che consente di sollevare o deprimere l’economia di un paese a seconda dei vincoli posti dalla banca centrale.
Gli interventi armati degli USA nella maggior parte dei casi non hanno portato all’imposizione dell’uso del dollaro, come a Panama, ma all’imposizione di una moneta a tasso di cambio fisso 1:1 con il dollaro, cosa che azzera i rischi del tasso di cambio per gli importatori di materie prime da quei paesi e per gli esportatori di merci in quei paesi. Ovvero impossibilità per i governi di quei paesi di adeguare il tasso di cambio alle esigenze dell’economia del proprio paese.
In altri casi gli americani (o i francesi), tramite il controllo sulla banca centrale, hanno imposto politiche di distruzione del sistema produttivo interno (che poi è quello che sta avvenendo in Italia da qualche decennio), che hanno in seguito obbligato quei paesi ricchi di materie prime ad indebitarsi in dollari, generando un debito impagabile, alimentato dagli alti interessi, che si trasforma in uno strumento di dominio e potere su quegli stati.
Da quando l’Italia ha aderito alla moneta unica euro, sottoposta alla governance della Banca Centrale Europea, organismo totalmente al di fuori del controllo politico-democratico del popolo italiano, si è auto-inserita nei meccanismi che stanno alla base del controllo da parte dei poteri forti del mondo sulle politiche interne della maggior parte dei paesi.
In questo caso il potere non è rappresentato da una nazione straniera ben definita, ma da coloro che, controllando la BCE, ne determinano le scelte a proprio vantaggio, come ad esempio le società dei Mutual Funds, come Blackrock o Vanguard, che oggi governano di fatto le economie della maggior parte del mondo, due società che, da sole, possiedono un portafoglio dell’ordine dei 15 trilioni, pari a 15’000 miliardi di dollari, pari a circa 10 volte il PIL annuale di un paese come l’Italia.
Fino a che gli italiani non prenderanno coscienza di questi meccanismi e non sosterranno forze politiche che realmente intendano sottrarre l’Italia da questo sistema di potere legato alla moneta unica europea, è sostanzialmente impossibile sperare in una ripresa economica dell’Italia, perché le decisioni che contano verranno prese da chi ha interesse a depredare l’Italia per favorire i big della finanza internazionale.
L’Italia non va male perché gli italiani “non hanno voglia di lavorare” (come pensa l’opinione pubblica di certi paesi nordeuropei), ma perché ha commesso l’errore di cedere la propria sovranità monetaria.
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