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La Siria post-Assad apre a Putin: sul tavolo la ricostruzione, il gas e il destino delle basi russe
Dopo la caduta di Assad, la nuova Siria di al-Sharaa negozia con Putin. Mosca punta alla ricostruzione e al petrolio, offrendo grano e know-how

La diplomazia non dorme mai, specialmente quando ci sono di mezzo gas, petrolio e basi militari. Caduto il regime di Assad l’8 ottobre 2024, il nuovo governo di transizione siriano non ha perso tempo e ha guardato subito a Mosca, partner scomodo ma imprescindibile della vecchia gestione.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha confermato che i contatti ufficiali tra Russia e Siria “si sono recentemente intensificati” a tutti i livelli. Alla domanda diretta se fossero stati conclusi contratti per petrolio e gas, Zakharova ha usato la consueta cautela diplomatica, affermando che il dialogo “copre una vasta gamma di questioni bilaterali, compreso il settore del petrolio e del gas” e che i “parametri specifici”, specialmente quelli finanziari, sono in discussione.
L’incontro al Cremlino
Il disgelo, o meglio, la continuità strategica, è stata cementata il 15 ottobre 2024. Il presidente siriano di transizione, Ahmad al-Sharaa, ha guidato la sua prima delegazione a Mosca. Non era una visita di cortesia: con lui c’erano il Ministro degli Esteri Asaad al-Shibani, il capo dell’intelligence Hussein al-Salama e il Ministro della Difesa Murhaf Abu Qasra.
L’incontro con Vladimir Putin è servito a “riaffermare l’impegno reciproco a riprendere le relazioni bilaterali in tutti i campi nelle nuove circostanze”.
Il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha confermato che Mosca ha lavorato intensamente per stabilire la cooperazione con le nuove autorità siriane. Secondo quanto riferito, Putin e al-Sharaa hanno discusso “di tutto”, compreso l’argomento più delicato: il futuro delle basi militari russe nel paese.
Un matrimonio di convenienza (e necessità)
Il pragmatismo sembra aver prevalso sull’ideologia. La Siria è un paese da ricostruire da zero e, come ha sottolineato il vice primo ministro russo Alexander Novak, “la Russia è in grado di fornire supporto”.
Le discussioni si sono concentrate su dossier estremamente concreti. A breve termine, si terrà una riunione della Commissione intergovernativa per definire la cooperazione.
Sul tavolo ci sono:
- Necessità siriane: Damasco ha espresso interesse vitale per forniture di grano e medicinali russi.
- Offerte russe: Mosca si è detta pronta a “continuare il lavoro nei giacimenti petroliferi siriani” e a supportare la ricostruzione delle infrastrutture.
- Cooperazione allargata: Si è discusso anche di turismo, a dimostrazione della volontà di normalizzare i rapporti.
Il Ministro delle Finanze siriano, Mohammed Yosr Bernieh, è stato esplicito: la Siria è pronta a concedere alla Russia “enormi opportunità” per sostenere la ricostruzione.
Oltre la politica: gli interessi economici
Gli analisti vedono questa mossa come una chiara strategia economica. L’obiettivo di Mosca è assicurare l’ingresso delle aziende russe nel mercato siriano, non solo nell’energia, ma anche nei trasporti e nelle infrastrutture.
Come ha sottolineato l’analista politico Nader al-Khalil, Mosca può fornire risorse vitali al di fuori del sistema sanzionatorio occidentale. Non è un caso che si parli del ritorno di aziende come Tatneft (specializzata nel petrolio) e Goznak (che stampa banconote). Si tratta di un partenariato pratico, non ideologico.
Per cementare questa cooperazione, si profila la creazione di un fondo di investimento congiunto siro-russo. Secondo il ricercatore Dmitry Bridzh, tale fondo servirebbe da leva finanziaria per implementare grandi progetti e fornire la liquidità necessaria, aggirando le istituzioni finanziarie occidentali. La ricostruzione siriana, vista da Mosca, non è solo geopolitica, ma una grande opportunità economica per estendere la propria influenza in Medio Oriente.
Domande e risposte
Cosa succederà alle basi militari russe in Siria?
Il testo indica che l’argomento è stato centrale nei colloqui tra Putin e al-Sharaa. Sebbene non sia stato reso noto un accordo definitivo, il fatto che il dialogo sia ripreso così intensamente e che il nuovo governo siriano includa il Ministro della Difesa nella delegazione suggerisce una rinegoziazione. Mosca vuole mantenere la sua presenza strategica nel Mediterraneo e il nuovo governo siriano necessita del supporto economico e militare russo, lasciando presagire un compromesso pragmatico.
Di cosa ha bisogno la Siria dalla Russia nell’immediato?
La Siria ha bisogni primari e urgenti. Il testo specifica che Damasco ha espresso un forte interesse per le forniture di grano e medicinali russi, essenziali per la stabilità umanitaria dopo la caduta del vecchio regime. Inoltre, l’analista al-Khalil menziona il ritorno di Goznak, l’azienda russa che stampa banconote. Questo suggerisce che la Siria ha un bisogno disperato di liquidità e di stabilizzare la propria valuta per far ripartire l’economia locale.
Quali sono i principali interessi economici della Russia in Siria?
Al di là della geopolitica, l’interesse russo è prettamente economico e strategico. Mosca vede la Siria come un mercato da cui l’Occidente è escluso. Come indicato dagli analisti, la Russia punta a far entrare le sue aziende nei settori dell’energia (petrolio e gas, con compagnie come Tatneft), dei trasporti e delle infrastrutture. La ricostruzione del paese è vista come una “grande opportunità economica” per rafforzare l’influenza russa in Medio Oriente, creando al contempo un modello di cooperazione finanziaria (come il fondo d’investimento congiunto) alternativo a quello occidentale.








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