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La sfida di Draghi alla Germania o ridisegna la UE o ci accompagna alla porta

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“Il primo ministro italiano Mario Draghi ha insistito sul fatto che le regole fiscali dell’area dell’euro non possono tornare a come erano prima della pandemia, lanciando il guanto di sfida alla Germania sulla futura forma del regime di bilancio europeo post-crisi. Il paese si è anche scontrato con l’UE sulla questione negli ultimi anni, spaventando i mercati” .

Queste parole non sono mie, ma sono l’estratto di un articolo di Bloomberg. Tutti comprendono che in Europa, a  partire da settembre, si giocherà una partita breve e decisiva. Il candidato della CDU CSU , Laschet, alla cancelleria si sta mostrando sempre più come un grigio burocrate. Da un lato vede solo una stretta tutela dell’industria e della grassa borghesia tedesca, da tutelare anche con le barriere all’entrata del Green Deal. Dall’altro non ha una visione politica internazionale che vada al di là della sua stretta bottega, e questo si concretizza in una politica internazionale duplice, miope e di scarsa prospettiva.

Nel quadro dei rapporti tra grandi potenze Laschet cerca di tenere i piedi in due, o meglio tre, scarpe:

  • Da un lato cerca di costruire un rapporto ottimale con gli USA di Biden, maggio mercato tedesco e protettore strategico di una Germania disarmata;
  • Dall’altro cerca di ricostruire un buon rapporto con la Russia, principale fornitore energetico. In questo è disposta a buttare sotto un Tir sia l’Ucraina sia la Polonia, le due grandi sconfitte dalla conclusione del gasdotto Nord Stream 2. In quest’ottica è da valutare la richiesta di incontro fra Merkel e l’assistente Macron con  Putin. I problemi della Crimea e della Bielorussia sono passati in cavalleria;
  • Quindi la Cina su cui hanno potentemente investito le aziende tedesche ed il cui regine si prepara ad affrontare la sfida degli Usa con Berlino impegnata a svolgere una funzione di quinta colonna dello schieramento occidentale

Anche nella UE Berlino non riesce a svolgere un vero ruolo guida proprio per la miopia delle proprie politiche. L”affermazione di Laschet di volere il ritorno dei vincoli di bilancio dal 2023 è il simbolo della totale insensibilità alla crisi politica francese ed a quella economica italiana. Non si governa solo dando schiaffi, soprattutto se la politica vuole essere di lungo periodo. Il picco inflazionistico tedesco sopra il 2% segue un 2020 potentemente deflazionistico e non è detto che il trend esogeno dei prezzi sia confermato . A fronte di paure infondate la richiesta tedesca di tornare alla rigidità di bilancio  farà saltare l’Italia che esce con un fardello del 160% del debito/ lol, inflazione bassa e crescita asfittica.

Quindi o Draghi riesce a fare rivedere i criteri di bilancio della UE nel periodo fra settembre 2021 marzo 2022, oppure la rigidità e la miopia della CDU porteranno l’Italia alla posizione della Grecia nel 2010 e la UE in una nuova crisi del debito dalla quale questa volta la moneta unica  non uscirà indenne. In questo caso Laschet si prepara ad essere il vero becchino della moneta.