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La Russia svolta decisamente a Est. Gas e Carbone verso nuove strade, il GNL sta per raddoppiare

La Russia ha voltato le spalle all’Europa sull’energia, ma il suo “sogno asiatico” si scontra con la dura realtà: tubi che mancano, ferrovie intasate e un partner cinese che non fa sconti. Ecco cosa sta succedendo davvero all’export di gas e carbone di Mosca.

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Diciamocelo chiaramente: dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, la mappa energetica globale è stata ridisegnata in modo drastico. La Russia, messa alla porta dal suo cliente storico, l’Europa, ha annunciato con grande enfasi il suo “perno a Est“.

Un riposizionamento strategico verso i mercati asiatici, in primis Cina e India, per compensare le perdite occidentali. Ma, come spesso accade quando la propaganda si scontra con la realtà, il diavolo sta nei dettagli. E i dettagli, in questo caso, sono fatti di acciaio, rotaie e complesse trattative diplomatiche.

Analizzando i dati, scopriamo che la transizione è tutt’altro che indolore per il Cremlino. Se è relativamente semplice reindirizzare una petroliera, spostare miliardi di metri cubi di gas naturale o milioni di tonnellate di carbone è una partita molto più complessa.

Artic LNG 2

Il dilemma del gas: i tubi non si spostano come le navi

Sul fronte del gas naturale, la disconnessione dall’Europa è stata netta. Le importazioni UE dalla Russia sono crollate di oltre due terzi, passando dai circa 14,7 miliardi di piedi cubi al giorno () del 2020 ai 4,4 del 2024, secondo i dati EIA. Una riduzione non dovuta a sanzioni dirette sul gas, ma a una chiara volontà politica europea di diversificare.

Come ha risposto Mosca? Ha potenziato il flusso verso la Cina attraverso il gasdotto Power of Siberia 1, che oggi opera quasi a pieno regime (circa 3,7 ). Il problema è che questa infrastruttura non basta. Il vero progetto strategico, il Power of Siberia 2, che dovrebbe collegare i giacimenti della Siberia occidentale (quelli che servivano l’Europa) alla Cina, è ancora sulla carta. Dopo anni di discussioni, Pechino e Mosca non hanno trovato un accordo. Evidentemente, la Cina, consapevole della debolezza negoziale russa, non ha fretta di firmare e probabilmente attende condizioni più vantaggiose.

Gasdotti con la Russia, fonte EIA

La Russia, però, non sta con le mani in mano e sta giocando una carta fondamentale per svincolarsi dalla geografia dei gasdotti:

  • Il Gas Naturale Liquefatto (GNL): Mosca sta investendo massicciamente per diventare un colosso del GNL. Il GNL può essere trasportato via nave ovunque, superando i vincoli geografici. I piani prevedono di più che raddoppiare la capacità di liquefazione, portandola dai 29 milioni di tonnellate annue (MTPA) attuali a 67 MTPA entro il 2030. Una mossa strategica per non dipendere unicamente dai capricci e dai tempi di Pechino.

Attualmente gli impianti in funzione sono i seguenti, con le collegate capacità:

Nome ImpiantoAnno di AvvioCapacità Produttiva (MTPA*)Note
Sakhalin-220099.6Il primo impianto di GNL russo, di importanza strategica per i mercati asiatici.
Yamal LNG201717.4Uno dei più grandi progetti di GNL al mondo, situato nella penisola artica di Yamal.
Portovaya LNG20221.5Impianto di media scala situato vicino alla stazione di compressione del Nord Stream.
Cryogas-Vysotsk2019~0.7Impianto di piccola scala sul Mar Baltico, con piani di espansione.
Totale Operativo~29.2

Ma questi sono gli impianti in costruzione, che porteranno a un più che raddoppio della capacità produttiva

Nome ImpiantoAnno di Completamento PrevistoCapacità Produttiva a Regime (MTPA)Stato Attuale e Incertezze
Arctic LNG 22023-2026*19.8Status Drammatico: Il primo treno ha iniziato la produzione ma è bloccato da sanzioni che impediscono le spedizioni commerciali. I treni 2 e 3 sono gravemente ritardati. La piena capacità entro il 2030 è altamente improbabile.
Ust-Luga LNG (Baltic LNG)~2027-202813.0In Costruzione: Anche questo progetto ha subito forti ritardi a causa del ritiro dei partner tecnologici occidentali. Il completamento entro il 2030 è considerato plausibile ma non garantito.
Obsky LNG~2030 (?)4.8Progetto Incerto: Sebbene incluso nei piani energetici russi, il progetto è in una fase molto precoce e la sua effettiva realizzazione entro la fine del decennio è considerata difficile.
Totale Addizionale Previsto~37.6

Considerando i nuovi impianti in costruzione negli USA e nel resto del Mondo, che sommergeranno il mercato di gas liquefatto, la Russia dovrà ingegnarsi nella ricerca di clienti. Magari potrebbe seguire la via giapponese: si offre il gas completo di infrastrutture per la generazione energetica.

Il traffico del carbone: rotaie intasate verso l’Asia

Anche per il carbone la situazione è simile. Le esportazioni russe verso l’Europa sono crollate: nel 2020 il Vecchio Continente assorbiva il 32% del carbone russo, nel 2024 solo il 13%, quasi interamente destinato alla Turchia (che non è membro UE).

La Russia ha compensato aumentando le vendite in Asia, con Cina e India a fare la parte del leone. La Cina da sola assorbe oggi più della metà dell’export di carbone russo. L’India, affamata di energia per sostenere la sua crescita, ha quasi triplicato i suoi acquisti dalla Russia dal 2020. Trump ha considerato il petrolio esportato da Mosca, ma si è dimenticato del carbone…

Tuttavia, anche qui emerge un collo di bottiglia infrastrutturale. Il carbone russo viaggia principalmente su rotaia. L’aumento dei volumi diretti verso i porti orientali ha mandato in tilt la limitata rete ferroviaria trans-siberiana, causando congestioni e ritardi. Il risultato? Nonostante il successo sui mercati asiatici, le esportazioni totali di carbone della Russia nel 2024 sono ancora inferiori ai livelli pre-invasione.

Il carbone russo è un altro prodotto che sta invadendo l’Asia. Elaborazione AI

Insomma, il grande riposizionamento energetico del Cremlino è una realtà, ma parziale e piena di criticità. La dipendenza dall’Europa si è trasformata in una crescente dipendenza dalla Cina, un partner ben più esigente e meno sentimentale. La vera partita per il futuro energetico russo si giocherà non solo sulla costruzione di nuovi tubi e ferrovie, ma soprattutto sulla sua capacità di diventare un attore globale e flessibile nel mercato del GNL. Un percorso lungo, costoso e dall’esito per nulla scontato.

Domande e Risposte

1) Qual è la principale difficoltà che la Russia incontra nel suo “perno energetico a Est”?

La difficoltà principale è di natura infrastrutturale. A differenza del petrolio, che può essere facilmente reindirizzato via mare, il gas naturale via gasdotto e il carbone via ferrovia dipendono da infrastrutture fisse e con capacità limitata. I gasdotti che servivano l’Europa non possono essere “spostati” verso l’Asia. La costruzione di nuove, imponenti infrastrutture come il gasdotto Power of Siberia 2 richiede tempo, ingenti capitali e, soprattutto, un accordo con la Cina, che al momento non sembra avere fretta, sfruttando la sua posizione di forza negoziale.

2) Perché questa notizia è importante per l’Europa?

Questa notizia è fondamentale perché dimostra due cose. Primo, che la strategia europea di diversificazione energetica e di riduzione della dipendenza da Mosca sta avendo effetti concreti, indebolendo una delle principali leve geopolitiche del Cremlino. Secondo, evidenzia che la Russia non è riuscita a sostituire in modo rapido e indolore il mercato europeo. Questo riduce la sua capacità economica di sostenere lo sforzo bellico a lungo termine e la rende più vulnerabile alle pressioni economiche e diplomatiche del suo principale partner asiatico, la Cina.

3) Quali sono le implicazioni a lungo termine per la Russia di questo spostamento verso l’Asia?

A lungo termine, la Russia rischia di passare da una dipendenza strategica dall’Europa a una dipendenza ancora più marcata dalla Cina. Pechino è un negoziatore molto duro e, essendo il principale acquirente, può dettare i prezzi e le condizioni. Per mitigare questo rischio, la Russia sta puntando tutto sullo sviluppo del GNL, che le garantirebbe una maggiore flessibilità e l’accesso a un mercato globale. Il successo o il fallimento di questa transizione determinerà se la Russia diventerà un “vassallo energetico” della Cina o se riuscirà a rimanere un attore energetico globale indipendente.

E tu cosa ne pensi?

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