Economia
La Russia deve esportare più idrocarburi : dove finirà il petrolio russo in eccesso?
A seguito degli attacchi con droni che hanno fermato due raffinerie chiave, la Russia aumenterà le esportazioni di greggio di 200.000 barili al giorno. Mentre Washington aumenta la pressione sull’India con nuovi dazi, si aprono nuovi scenari per le rotte energetiche globali

La Russia prevede di aumentare le esportazioni di petrolio greggio di circa 200.000 barili al giorno questo mese dopo che gli attacchi con droni ucraini hanno costretto due importanti raffinerie a ridurre le operazioni, secondo quanto riportato da Reuters, citando due fonti del settore.
La Ryazan Oil Refining Company e la Novokuybyshevsk Refinery, entrambe di proprietà del gigante energetico statale Rosneft, hanno chiuso diversi impianti di distillazione del greggio a seguito degli attacchi dei droni durante il fine settimana. Secondo le fonti, i lavori di riparazione dovrebbero durare circa un mese.
Nel 2024, la raffineria di Ryazan ha lavorato 13,1 milioni di tonnellate di greggio, mentre quella di Novokuybyshevsk ne ha trattate 5,74 milioni, sottolineando l’importanza dell’attuale interruzione.
Di conseguenza, secondo i calcoli di Reuters e fonti del settore, la Russia dovrebbe ora aumentare le esportazioni di petrolio greggio a quasi 2 milioni di barili al giorno in agosto, rispetto ai 1,77 milioni di barili al giorno previsti in precedenza.
L’aumento delle esportazioni arriva in un momento di forte incertezza sulla domanda globale di petrolio russo.
Washington ha intensificato le pressioni sull’India, il principale acquirente del greggio russo Urals, affinché riduca le importazioni da Mosca.
Mercoledì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato un dazio aggiuntivo del 25% sui prodotti indiani in risposta al continuo acquisto di petrolio russo da parte di Nuova Delhi, una fonte di entrate fondamentale per la guerra di Mosca in Ucraina.
Il nuovo dazio, che entrerà in vigore tra tre settimane, si aggiunge a un dazio separato del 25% che entrerà in vigore giovedì, per cui i dazi complessivi USA diventano il 50%. L’India esporta principalmente elettronica, pietre preziose e farmaci, e non casualmente due su tre prodotti sono nell’occhio del ciclone dei dazi.
Una forma di dissuasione molto forte per tutti quei paesi che esportano negli USA e che hanno concluso accordi tutto sommato accettabili con Washington, come Thailandia, Vietnam, Cambogia, Pakistan e Indonesia. Questi Paesi difficilmente vorranno irritare Washington, che è uno dei loro principali clienti, anzi alcuni hanno iniziato a importare energia dall’America. In quest’ottica dove finirà il petrolio russo? Probabilmente in Medio Oriente e in Europa.
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