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La Profezia di Kissinger e il Tabù Infranto: Il Giappone è già una Potenza nucleare o solo Latente?

Kissinger l’aveva previsto: il Giappone verso l’atomica entro il 2028. Con 44 tonnellate di plutonio e missili “spaziali” pronti, Tokyo potrebbe aver già infranto il tabù. Analisi della potenza nucleare latente che spaventa la Cina.

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Di Henry Kissinger si può dire tutto, tranne che non avesse una visione a lungo raggio. In una delle sue ultime, lucide interviste rilasciate allEconomist nel 2023, l’ex Segretario di Stato americano lanciò un monito che allora parve eccessivo a molti osservatori occidentali, cullati dal pacifismo costituzionale di Tokyo: il Giappone sarebbe diventato una potenza nucleare entro cinque anni.

Siamo alla fine del 2025 e, rileggendo quelle parole alla luce degli ultimi sviluppi politici a Tokyo, Pechino inizia ad avere i brividi. Con il Primo Ministro Sanae Takaichi al comando – nota per le sue posizioni da “falco” – la linea rossa dei tre principi non nucleari giapponesi sembra non solo sbiadita, ma pronta a essere cancellata con un tratto di penna legislativo.

Non è un mistero che la geopolitica del Pacifico sia cambiata. Ma quello che emerge dai corridoi dei palazzi del potere e dai laboratori di ricerca è che il Giappone non sta solo pensando all’atomica: secondo molti esperti, ha già tutto pronto per assemblarla nel tempo di un weekend. O forse, secondo voci inquietanti che rimbalzano dalla Cina, lo ha già fatto.

La “Latenza Nucleare”: Un cacciavite di distanza dalla bomba

Il concetto chiave per comprendere la situazione giapponese è quello di “latenza nucleare”. Il Giappone è, di fatto, una potenza nucleare virtuale. Possiede il ciclo completo del combustibile, la tecnologia missilistica e le capacità di calcolo. Manca solo la decisione politica, e l’assemblaggio finale.

Tuttavia, le dichiarazioni recenti provenienti dall’ufficio del Primo Ministro Takaichi, riportate dall’Asahi Shimbun, suggeriscono che la “latenza” stia diventando “urgenza”. Un alto funzionario ha dichiarato esplicitamente che, dato l’ambiente di sicurezza sempre più severo, “il Giappone dovrebbe possedere armi nucleari”. Sebbene il Capo di Gabinetto Minoru Kihara abbia tentato di gettare acqua sul fuoco riaffermando i vecchi principi, la diga sembra aver ceduto.

Perché Kissinger aveva ragione? Perché la deterrenza richiede credibilità, e in un mondo dove la garanzia americana è percepita come sempre più variabile, Tokyo sta tornando alla Realpolitik.

Kashiwazaki Kariwa, il maggior impianto nucleare al mondo, si trova in Giappone ed è in corso di riavvio

Le Capacità Tecniche: Non serve testare nel deserto

Uno degli argomenti classici dei detrattori dell’atomica giapponese è la mancanza di spazio fisico per i test. Il Giappone non ha il deserto del Nevada o il sito di Lop Nur. Ma nel 2025, questo è un falso problema. La tecnologia ha reso i test esplosivi fisici obsoleti per chi possiede capacità di simulazione avanzate.

Ecco i fattori che rendono il Giappone capace di sviluppare un arsenale in tempi record (o di averlo già):

  • Il Supercomputer Fugaku: Non serve far brillare un ordigno se puoi simularne la fisica con precisione assoluta. Il Giappone possiede il supercomputer Fugaku, uno dei più potenti al mondo. Utilizzando dati provenienti da test subcritici (come quelli condotti dagli USA in Nevada, che non generano esplosioni nucleari ma forniscono dati preziosi e che potrebbero essere legittimamente simulati), gli scienziati giapponesi possono modellare perfettamente una testata

  • La fusione inerziale (Gekko XII): A Osaka, la struttura laser Gekko XII viene usata per la ricerca sulla fusione civile. Il principio di compressione del pellet di combustibile tramite laser è fisicamente simile allo stadio secondario di implosione di una bomba all’idrogeno. È tecnologia dual-use allo stato puro.

    Il laser per lo studio Gekko XII

  • Le scorte di Plutonio: Il Giappone è l’unico paese non nucleare autorizzato a riprocessare il combustibile esausto.

    • Plutonio totale separato: 44,4 tonnellate.

    • Stoccato in Giappone: 8,6 tonnellate.

    • Necessario per una bomba: Circa 8 kg.

    • Risultato: Tokyo ha materiale fissile sufficiente per migliaia di testate, anche se il plutonio “civile” richiede una raffinazione complessa, che però l’industria nipponica padroneggia perfettamente.

Le voci sulle “Due Bombe” e la reazione cinese

Qui entriamo nel campo delle speculazioni, ma sono speculazioni che pesano come macigni nelle cancellerie. Esperti nucleari cinesi, citati dal South China Morning Post, sostengono che il Giappone potrebbe non solo costruire armi in meno di tre anni, ma che esistano voci secondo cui Tokyo possieda già due ordigni nucleari assemblati.

Secondo queste fonti anonime, se il Giappone decidesse di uscire allo scoperto, il numero salirebbe rapidamente. E non parliamo delle bombe di Hiroshima: la resa di un’arma tattica moderna è dieci volte superiore.

La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Il portavoce del Ministero degli Esteri Lin Jian ha definito queste prospettive una minaccia diretta alla pace regionale. La Cina teme che il Giappone, forte della sua capacità industriale, possa superare in breve tempo gli arsenali di vicini come India o Pakistan.

Il vettore di consegna: Da razzo spaziale a ICBM

Una bomba senza un missile è solo un grosso pericolo stazionario. Anche qui, il Giappone gioca su un’ambiguità strategica magistrale. Il programma spaziale civile fornisce la copertura perfetta per lo sviluppo di missili balistici intercontinentali (ICBM).

Analizziamo i vettori a disposizione:

SistemaScopo UfficialePotenziale Militare
Razzo EpsilonLancio satelliti in orbita bassaRazzo a combustibile solido a risposta rapida. Convertibile in ICBM con raggio globale.
Missile Type 12Difesa costiera (Cruise)Versione aggiornata con raggio di 1.000 km, guida GPS e radar. Capacità di attacco al suolo. Un’arma tattica nucleare potenziale
Tomahawk (USA)Difesa navaleRaggio di 1.600 km. Già acquistati, pronti all’uso.

Il razzo Epsilon, in particolare, è il candidato ideale. Essendo a combustibile solido, non richiede lunghi tempi di rifornimento (a differenza dei vecchi razzi liquidi), permettendo un lancio con preavviso minimo. Sostituire un satellite da 1,2 tonnellate con una testata nucleare e un sistema di rientro è un compito ingegneristico che la JAXA (l’agenzia spaziale giapponese) potrebbe risolvere rapidamente, se la politica lo ordinasse. Anzi le dimensioni e il peso concessi sarebbero adeguati perfino per i MIRV, le testate multiple.

Lancio razzo Epsilon

La fine del dopoguerra?

Henry Kissinger aveva previsto che il Giappone non avrebbe accettato di essere un attore passivo in eterno. L’attuale spinta verso il riarmo, e forse verso l’atomica, segna la fine definitiva dell’assetto post-Seconda Guerra Mondiale.

Il Giappone è una nazione sconfitta, e il prezzo politico per l’acquisizione dell’arma nucleare sarebbe altissimo, molto più alto che per la Corea del Nord o il Pakistan. Significherebbe stracciare il Trattato di Non Proliferazione (TNP) e sfidare apertamente l’ordine costituito. Ma con una Cina sempre più assertiva e un’America sempre più distratta dai propri problemi interni, a Tokyo qualcuno deve aver fatto i conti: meglio essere paria nucleari e sicuri, che “pacifisti” e vulnerabili. Tra l’altro l’abbondanza di combustibile nucleare e la possibilità di simulazioni computerizzate rende possibile la realizzazione di un nucleo di testate, magari tattiche, in grado di contenere la strapotenza convenzionale cinese, senza metterle in mostra.

Resta da vedere se gli Stati Uniti daranno un tacito assenso, come suggerito dalla mancanza di critiche feroci verso i recenti test subcritici simulati, o se cercheranno di rimettere il genio nella lampada. Per contenere Tokio potrebbero offrire testate nucleare “A doppia chiave”, costruite negli USA e con doppio controllo.

Ma come ci insegna la storia, e come aveva intuito Kissinger, una volta che la tecnologia è acquisita e la volontà politica si cristallizza, fermare il corso degli eventi è quasi impossibile.


Domande e risposte

È legale per il Giappone sviluppare armi nucleari secondo il diritto internazionale?

Attualmente no. Il Giappone è firmatario del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) come stato non dotato di armi nucleari. Sviluppare la bomba richiederebbe il ritiro dal trattato, attivando la clausola dell’articolo X che permette l’uscita per “eventi straordinari” che mettano a rischio la sovranità nazionale. Tuttavia, Tokyo non ha mai firmato il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), mantenendo così un margine di manovra legale ambiguo, spesso criticato dai pacifisti ma essenziale per la sua strategia di “latenza”.3

Il Giappone potrebbe davvero colpire la Cina o la Corea del Nord oggi?

Tecnicamente sì, anche senza atomica. Il Giappone possiede già missili da crociera (come i Tomahawk acquistati dagli USA e i Type 12 migliorati) capaci di colpire obiettivi sulla terraferma asiatica. Se armati con testate nucleari ipotetiche e montati sui vettori spaziali Epsilon modificati, il Giappone avrebbe capacità intercontinentale. Tuttavia, la precisione di un vettore spaziale convertito in missile balistico richiederebbe modifiche ai sistemi di guida e di rientro atmosferico, tecnologie che il Giappone possiede ma che dovrebbe testare in configurazione militare.

Perché gli Stati Uniti permetterebbero al Giappone di armarsi?

Ufficialmente, Washington si oppone alla proliferazione.4 Tuttavia, in ottica di contenimento della Cina (“Containment 2.0”), un Giappone nucleare solleverebbe gli USA dall’onere di essere l’unico garante della sicurezza nel Pacifico. Kissinger notava che gli interessi americani e giapponesi non coincidono perfettamente in eterno. Se gli USA percepissero di non poter difendere Tokyo senza rischiare Los Angeles, potrebbero tacere di fronte a un deterrente autonomo giapponese, usandolo come leva strategica contro Pechino senza dover schierare le proprie risorse.

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