Politica
La Polizia francese ha ricominciato a respingere i Migranti in Italia al Monginevro
La Polizia Francese, nonostante le sentenze della Corte Suprema, ha ripreso a respingere i migranti alla frontiera del Monginevro, in pieno inverno alpino, e continua a respingere a Mentone. Ovviamente la Francia può ignorare i tribunali
Dopo un periodo di calma, nelle ultime settimane, le associazioni di assistenza ai migranti hanno osservato una “ripresa” dei respingimenti al confine tra Francia e Italia, nella regione del Monginevro.
Queste pratiche erano cessate negli ultimi mesi in quest’area dopo che il Consiglio di Stato aveva stabilito nel febbraio 2024 che questi “respingimenti” erano illegali.
La tregua è stata di breve durata. In un comunicato stampa pubblicato venerdì 6 dicembre, le associazioni Tous migrants e Médecins du Monde (MdM) hanno deplorato una “recrudescenza di metodi operativi contrari al diritto internazionale, europeo e francese” alla frontiera franco-italiana.
In parole povere, nelle ultime settimane le due associazioni hanno osservato nuovamente il respingimento dei migranti al Monginevro. Queste pratiche sono state abbandonate nella regione a seguito di una decisione del Consiglio di Stato all’inizio dell’anno.
Il 2 febbraio 2024, la Corte suprema ha annullato un articolo del Codice degli stranieri (Ceseda) che non rispettava il diritto europeo e consentiva alle forze dell’ordine di rifiutare l’ingresso agli stranieri arrivati illegalmente alle frontiere francesi, senza dare loro la possibilità di chiedere asilo.
All’epoca, il Consiglio di Stato si era basato su una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) del settembre 2023: secondo i giudici europei, la Francia aveva violato la legge fino a quel momento e doveva conformarsi alla Direttiva rimpatri
In parole povere, “si tratta della possibilità di beneficiare di un avvocato, di un interprete, della possibilità per le associazioni di essere presenti in detenzione, dell’accesso a un medico, del diritto di presentare un ricorso, di chiedere asilo…”, come ha spiegato a febbraio a Le Monde Patrice Spinosi, che difendeva l’associazione ricorrente, Avocats pour la défense des droits des étrangers, davanti al Consiglio di Stato.
“Aumento molto forte delle riammissioni in Italia”. Dove riammissione è espulsione
Quindi, da febbraio in poi, le autorità hanno rispettato la legge, dicono le associazioni. “Tra febbraio e novembre 2024, la maggior parte degli esuli che desideravano chiedere asilo in Francia e che si sono presentati alla frontiera del Monginevro sono stati ammessi in territorio francese”, scrivono Tous Migrants e MdM nel loro comunicato stampa.
Concretamente, gli esuli che hanno dichiarato di voler fare domanda di asilo durante un controllo di polizia sono stati indirizzati nei locali della polizia di frontiera (PAF) di Monginevro. Lì hanno avuto un colloquio formale, se necessario con l’aiuto di un interprete. I migranti ricevevano poi un documento che indicava che potevano recarsi alla Spada (Structure de premier accueil des demandeurs d’asile) di Marsiglia
Tuttavia, per chi passa da Mentone (storico punto di passaggio per i migranti provenienti dall’Italia), non ci sono stati grandi cambiamenti. “Certo, la polizia non rilascia più rifiuti d’ingresso, ma rilascia riammissioni in Italia. Sono poche le persone autorizzate a entrare in Francia per motivi di asilo a Mentone, a differenza del Monginevro”, spiega a InfoMigrants Agnès Lerolle, coordinatrice di cinque ONG al confine italo-francese. Quindi comunque le autorità francesi non lasciavano passare i migranti, scacciandoli nuovamente in tialia.
“Mentone è un luogo simbolico, spesso sotto i riflettori quando si parla di immigrazione, ed è un punto di passaggio importante”, aggiunge per spiegare questa differenza di metodo a seconda della zona del confine franco-italiano.
Bloccarli al Monginevro in pieno inverno viene a creare dei veri problemi umanitari, perché le Alpi, in pieno inverno, non sono una passeggiata. Comunque è chiaro che le autorità francesi possono ignorare o aggirare le decisioni delle corti in tema di migranti, cosa che è vietata agli italiani.
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