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La più grande banca francese non finanzierà più il settore Oil & Gas. Non ci stupisce, visti gli azionisti…

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La più grande banca francese, BNP Paribas, ha dichiarato giovedì che non fornirà più finanziamenti per lo sviluppo di nuovi giacimenti di petrolio e gas, indipendentemente dalle modalità di finanziamento, nell’ambito dei suoi obiettivi di transizione energetica.

La banca francese non fornirà alcun finanziamento per lo sviluppo di nuovi giacimenti petroliferi, compresi i progetti di project financing, i prestiti basati sulle riserve e i progetti FPSO (Floating Production Storage and Offloading).

BNP Paribas eliminerà gradualmente i finanziamenti agli attori non diversificati dell’esplorazione e della produzione petrolifera (compagnie petrolifere indipendenti), destinati a sostenere la produzione di petrolio.

La banca si è inoltre impegnata a ridurre dell’80% i finanziamenti alla ricerca e alla produzione di petrolio entro il 2030.

BNP Paribas si è inoltre impegnata a ridurre i finanziamenti per l’esplorazione e la produzione di gas naturale di oltre il 30% entro il 2030 rispetto a uno scenario di base del settembre 2022.

L’impegno della banca francese è l’ultimo di una banca europea a ridurre l’esposizione al settore dei combustibili fossili.

Sotto la pressione delle tendenze ESG e degli azionisti, negli ultimi mesi alcune banche hanno annunciato regole più severe sul finanziamento dei combustibili fossili.
ING, ad esempio, sta limitando ulteriormente i finanziamenti all’industria del petrolio e del gas, riducendo il volume di petrolio e gas scambiati che finanzia e non finanziando più le infrastrutture midstream per i nuovi giacimenti di petrolio e gas, ha dichiarato la banca olandese all’inizio di questo mese. L’anno scorso, ING ha dichiarato di voler aumentare i nuovi finanziamenti alle energie rinnovabili del 50% entro la fine del 2025 e di non voler più fornire finanziamenti dedicati ai nuovi giacimenti di petrolio e gas.

Barclays ha dichiarato che non fornirà più finanziamenti a società o progetti di sabbie bituminose e ha inasprito le condizioni per i prestiti al carbone termico in una politica aggiornata, che non ha annunciato impegni o obiettivi generali nel finanziamento di petrolio e gas.

Negli Stati Uniti, anche Citigroup, Bank of America e Wells Fargo sono sotto pressione da parte di azionisti attivisti e gruppi ambientalisti per ridurre o eliminare gradualmente i finanziamenti ai combustibili fossili.

Il caso di BNP paribas è, da un lato, ancora più semplice, visto che il principale azionista è uno dei governi più di sinistra d’Europa, il gocerno belga, e il secondo fa riferimento a quello francese. Altri sono perfettamente autoreferenziali e non discuteranno mai le scelte del management. Ecco la lista degli azionisti.

Government of Belgium 96,549,030 7.82%
Amundi Asset Management SA (Investment Management) 79,317,581 6.43%
BNP Paribas SA Employee Stock Ownership Plan 51,320,000 4.16%
Norges Bank Investment Management 34,146,148 2.77%
The Vanguard Group, Inc. 30,036,274 2.43%
Dodge & Cox 27,667,292 2.24%
Government of Luxembourg 12,870,000 1.04%
Fidelity Management & Research Co. LLC 12,475,639 1.01%
BlackRock Advisors (UK) Ltd. 11,459,749 0.93%
BNP Paribas Asset Management France SAS 11,368,746 0.92%

Con questi azionisti non si può che essere proni all’ESG più stretto, anche a costo di veder cancellate diverse opportunità di fare utili.  Non ne saranno contenti gli azionisti ordinari, quelli al di fuori dai salotti dorati o dalla politica che possono attendersi risultati meno che ottimali da un management che privilegia la politica piùttosto che l’utile.


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