Attualità
La Lettera sul MES del MEF: ma perché dobbiamo pagare un intermediario finanziario?
Scriviamo molto rapidamente sulla famosa, anzi, famigerata, lettera che il Capo di Gabinetto ha inviato al presidente della Commissione della Camera per gli Affari esteri sulla riforma del MES. Un tema caldissimo, su cui l’opposizione piddina e semi piddina (leggi IV) sta facendo un gran chiasso.
Il fatto che un tema scottante e altamente tecnico sia portato avanti con tanta veemenza dalla parte più succube alla Germania e a Bruxelles già dovrebbe far sorgere qualche sospetto. Il fatto che questa parte poi ai appelli a pareri della macchina burocratica che lei stessa ha creato dovrebbe far sorgere tripli sospetti.
Comunque passiamo ai contenuti, un’analisi dei quali è stata fatta in modo approfondito dal sempre ottimo Giuseppe Liturri per StartMag. Volendo riassumere ed integrare i commenti di Liturri possiamo evidenziare che:
- il fatto degli “Effetti indiretti” non chiari sulle finanze dello Stato dovrebbe fermare il processo. Con un debito oltre il 120% del PIL andare a firmare trattati dalle conseguenze non chiare, che si apprenderanno ex post, è un lusso che non ci si deve permettere;
- il fatto che il MES mantenga la più alta valutazione delle agenzie di rating, francamente, non ci interessa. Ci mancherebbe non fosse così con uno strumento garantito anche dalla Germania;
- Sinceramente quello che dicono ora gli analisti di mercato (quali?) è abbastanza ininfluente, soprattutto perché non è allegata una loro analisi. Il Capo di Gabinetto ha chiamato l’amico della Banca di Roccacannuccia o quello della JP Morgan. Inoltre le valutazione degli analisti ex ante dovrebbe essere presa con un po’ di cautela, altrimenti non avremmo assistito ai fallimenti di società quotate e a investitori che han perso anche le mutande;
- Il costo del MES dipende dai mercati, dai costi operativi del MES, che ha oltre 500 dipendenti ben pagati, e dalla remunerazione degli azionisti. Qualcosa non funziona: perché dovremmo rivolgersi ad una banca privata per tutti gli effetti, compresa la remunerazione del debito, per finanziare lo stato, CONCENDENDOLE DEI POTERI PARTICOLARI DI DIREZIONE DELLA FINANZA PUBBLICA, quando lo stato si può finanziare direttamente emettendo titoli senza intermediazioni, costi operativi ulteriori o remunerazione degli azionisti? Fra l’altro noi NON SIAMO il maggior finanziatore del MES, per cui i nostri interessi pagherebbero utili che andrebbero agli altri azionisti, Francia e Germania in primis, i tutto comunque concedendo poteri straordinari a questo creditore.
Su questo voglio richiamare l’attenzione sul post di Geraci che mette in evidenza come la riforma faccia rientrare forzatamente i criteri di Maastrich a cui il governo Meloni ufficialmente si oppone e che quindi vengono a entrare potentemente in gioco.
La riforma del #MES prevederebbe due tipi di condizionalità aggiuntive
1) Invece che le attuali generiche “rispetto del patto di stabilità”, ci sarebbero delle specifiche soglie numeriche sul budget, limitato al 3%, e del debito/Pil, 60%. Insomma, i criteri di Maastricht,… pic.twitter.com/DXRLaZ8Sno
— Prof Michele Geraci, fmr Undersecretary of State (@michele_geraci) June 22, 2023
La lettera del Capo di Gabinetto non cancella, anzi conferma le perplessità sul MES, uno strumento da respingere. Il MES dovrebbe essere completamente riscritto destinandolo allo sviluppo dell’Europa, non alla sua repressione finanziaria.
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