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La guerra civile europea sui Certificati Vaccinali. Chi li vuole e chi no

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L’Unione europea, è, tanto per cambiare, divisa. Come fa notare la Welt abbiamo paesi che stanno spingendo sull’acceleratore della creazione dei certificati vaccinali, come Austria, Malta, Cipro e Grecia, ed altri che invece schiacciano sul pedale del freno, come Germania, Francia e Paesi Bassi. In ballo c’è la libertà di movimento all’interno dalla UE: solo chi avrà il certificato potrà muoversi liberamente, mentre tutti gli altri saranno costretti a subire delle restrizioni.

Se notate la differenziazione è fra paesi che sono destinatari, o di transito, di forti flussi turistici, mentre quelli più restii sono proprio quelli da cui questi flussi dovrebbero giungere (Italia, ovviamente, non pervenuta da entrambe i fronti). Se i paesi turistici desiderano congiungere flussi e sicurezza, al contrario quelli di partenza si troverebbero nella necessità di spiegare ai propri concittadini che non possono  viaggiare per le vacanze a Rodi, ad esempio,  perché  il loro paese, o la Von der Leyen, non sono stati in grado di fornire  vaccini sufficienti. Perché il “Passaporto vaccinale” presenta alcuni problemi:

  • richiede una standardizzazione del formato a livello europeo, se non globale, e questo richiede tempo;
  • ha senso se la vaccinazione è una scelta volontaria, ma se la vaccinazione è un privilegio, diventa solo l’ennesimo status quo;
  • viaggerebbero soprattutto gli anziani, perché sono quelli che stanno ricevendo il vaccino ora, ma il turismo Internazionale è soprattutto delle famiglie e dei giovani;
  • se in un nucleo famigliare una persona non è vaccinata, che fa, resta a casa ?

Questi sono solo alcuni dei problemi che la richiesta di un passaporto vaccinale viene  porre. Alla fine, probabilmente, in viaggio avverrà con un misto di passaporto e test PCR o rapido. Insomma, un’estate piena di tamponi e siringhe.

 

 


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