EconomiaFrancia
La Francia sull’orlo del baratro alimentare: addio alla sovranità agricola?
Crollo dell’export e boom delle importazioni dall’UE: ecco perché la Francia rischia il suo primo deficit agricolo dal 1978, mettendo in discussione la sua storica supremazia nel settore.

Un crollo spettacolare, quasi impensabile per la nazione che da sempre si vanta del suo status di superpotenza agricola europea. Nei primi sette mesi del 2025, l’avanzo commerciale del settore agricolo e agroalimentare francese si è ridotto a una cifra quasi simbolica: appena otto milioni di euro. Per mettere le cose in prospettiva, basti pensare che negli ultimi dieci anni, nello stesso periodo, l’eccedenza media era di quattro miliardi di euro.
Secondo il think tank Agridées, l’ipotesi di chiudere l’anno con un deficit commerciale – un evento che non si verifica dal lontano 1978 – è ormai più che credibile. Un segnale preoccupante che mette in discussione decenni di primato, costruito su eccellenze come vini, superalcolici, cereali e prodotti lattiero-caseari, che tra il 2000 e il 2015 garantivano surplus superiori ai nove miliardi di euro.
Come si è arrivati a questo punto? Le cause sono un mix letale di fattori congiunturali e problemi strutturali profondi.
La tempesta perfetta: cause congiunturali
Una serie di eventi sfavorevoli ha colpito duramente i settori chiave dell’export francese. Possiamo riassumerli così:
- Cereali in crisi: Il pessimo raccolto del 2024 ha ridotto di un terzo i volumi disponibili per l’esportazione, in un contesto di prezzi del grano e del mais già poco remunerativi.
- Vino e superalcolici in affanno: La produzione vinicola ha toccato il minimo degli ultimi cinque anni, mentre i liquori subiscono le ritorsioni doganali di mercati cruciali come Stati Uniti e Cina. Il Cognac è un’importante esportazione per la Francia ed è stato sottoposto a pesanti dazi da Pechino.
- Lattiero-caseari sotto pressione: L’aumento delle importazioni di burro ha eroso significativamente l’attivo del settore e stupisce per un paese che ha sempre fatto del burro uno dei pilastri della cucina nazionale. Eppure le politiche climatiche e un’estate calda, unito alla maggior produzione di formaggi, ha ridotto la produzione di burro.
- Inflazione da import: L’aumento dei prezzi di prodotti tropicali importati come caffè, tè e cioccolato ha aggravato il deficit per oltre 500 milioni di euro. Il governo dovrà trovare il modo per ridurre l’importazione di questi prodotti. Torneremo al caffè di cicoria?
Il paradosso europeo e la debolezza strutturale
Al di là della congiuntura, il vero nodo è strutturale. La Francia importa sempre più prodotti agricoli dai suoi partner europei: pollame dalla Polonia, frutta e maiali dalla Spagna, e così via. Il risultato è un paradosso evidente: nel 2024, la bilancia agricola francese ha registrato un deficit di 3,7 miliardi di euro all’interno dell’Unione Europea, a fronte di un surplus di 8 miliardi con i Paesi terzi (USA, Cina, Regno Unito).
Questo posizionamento “grand export” è però sempre più rischioso. Come sottolinea Thierry Pouch, capo economista di Chambre d’agriculture France, le crescenti tensioni geopolitiche rendono fragile questo modello. L’esempio del boicottaggio algerino sul grano francese, dove la Russia ha prontamente preso il posto di Parigi, è un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
La Francia si ritrova così schiacciata tra una competizione interna europea che non riesce più a sostenere e una dipendenza da mercati extra-UE sempre più instabili, il tempo mentre l’agricoltura cerca di implementare normative europee sempre più restrittive e demenziali, ma votate dallo stesso governo francese. Ora si aggiungerà il l’accordo Mercosur, che sicuramente colpirà la produzione di carni bovine. Un tempo granaio d’Europa, oggi rischia di diventare un importatore netto, con tutto ciò che ne consegue per la sua economia e la sua sovranità strategica.
Le proteste degli agricoltori non sono così ingiustificate!
Domande e Risposte per il lettore
1) Quali sono le ragioni principali del crollo della bilancia commerciale agricola francese? Le cause sono duplici. Da un lato, ci sono fattori congiunturali come il pessimo raccolto di cereali, la debole produzione di vino e le ritorsioni doganali su alcuni prodotti di punta. Dall’altro, emerge un problema strutturale più grave: la Francia non è più competitiva all’interno del mercato unico europeo, tanto da registrare un forte deficit con i partner UE. Questa debolezza interna la costringe a dipendere da mercati extra-europei, che sono però politicamente più instabili, creando una combinazione di rischi molto pericolosa per il futuro del settore.
2) Cosa significa per la Francia avere un deficit commerciale agricolo con l’UE? Significa che la Francia, storicamente una superpotenza agricola, importa dai suoi vicini europei (come Spagna, Polonia, Paesi Bassi) più prodotti agricoli di quanti ne esporti. Questo indica una perdita di competitività delle sue aziende, probabilmente a causa di costi di produzione più alti o di normative interne più stringenti. In pratica, mentre esporta prodotti ad alto valore aggiunto verso il resto del mondo, si ritrova a importare prodotti di base dai suoi stessi partner, mettendo in discussione il suo ruolo di leader agricolo continentale.
3) Perché la dipendenza dai mercati extra-UE è considerata un rischio? La dipendenza dai mercati extra-UE espone l’export francese a tensioni geopolitiche e decisioni politiche arbitrarie. Ad esempio, un partner commerciale come l’Algeria può decidere di “boicottare” il grano francese per ragioni politiche, preferendo acquistare dalla Russia. Allo stesso modo, guerre commerciali o dazi imposti da USA o Cina possono colpire duramente settori chiave come quello dei superalcolici. Questo rende le esportazioni francesi vulnerabili e instabili, a differenza del mercato unico europeo che, pur essendo più competitivo, offre maggiori garanzie di stabilità.

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