Economia
La Francia fa cassa sulle auto. Un’altra ancora per mandare a fondo il settore
Il nuovo governo francese deve fare cassa, e quindi va sul sicuro, aumentando il “Malus” CO2 sulle auto, una tassa alla cquale non si può sfuggire e che adesso diventa quasi universale. Tutto ve bene per fare cassa, ma il rischio è di danneggiare un settore già in difficoltà
Secondo “Le Monde”, il ministero delle finanze francese sta progettando di inasprire ancora una volta l’entità della sanzione ecologica, una sovrattassa che Parigi mpone alle auto a combustione interna, e questo probabilmente metterà alla prova la capacità d’acquisto dei francesi e ridurrà la loro possibilità di comprare mezzi di trasporto, aiutanto l’affondamento del settore, già in crisi.
L’anno scorso, solo i veicoli che emettevano più di 123 grammi di CO2 per chilometro erano soggetti a una tassa aggiuntiva all’acquisto. Il 1° gennaio 2024 questa soglia è stata ridotta a 118 grammi. Secondo il quotidiano, l’esecutivo prevede ora di abbassarla a 113 grammi, poi a 106 grammi nel 2026 e a 99 grammi l’anno successivo. A quel punto praticamente tutte le auto a combustione interna non plug in supererebbero i limiti. Quelle pug in lo farebbero solo per il “Trucco” dei primi km percorsi ad elettrico.
L’inasprimento della scala di valori farà sì che un numero sempre maggiore di modelli di piccole dimensioni, che costituiscono il cuore del mercato francese, sia colpito dal malus, dalla tassa. Per capire una Panda benzina è già colpita dalla tassa e nel 2026 lo sarà anche la 500 e rimarrà esclusa solo la Panda Hybrid Natural Power. La versione a benzina della Peugeot 208, l’auto più venduta in Francia dall’inizio dell’anno, con i suoi 117 grammi di CO2 per chilometro, sarà probabilmente soggetta alla sanzione dal 1° gennaio 2025, per un importo ancora sconosciuto.
Allo stesso tempo, i modelli già soggetti alla tassa pagheranno inevitabilmente di più, anche se le modifiche alla scala non sono ancora note. Questo sarà il caso dei modelli più convenienti sul mercato, come le versioni a benzina della Dacia Sandero e della Citroën C3. Questo nonostante il fatto che gli aumenti di prezzo applicati dai costruttori negli ultimi anni abbiano già ridotto il numero di famiglie in grado di acquistare un’auto nuova, cosa che secondo diversi esperti spiega il calo del 15% del mercato rispetto al 2019.
Secondo il documento citato da “Le Monde”, l’obiettivo del governo sarebbe un “aumento limitato per i veicoli a basse e medie emissioni di CO2 e un aumento maggiore per i veicoli ad alte emissioni”. Dall’inizio dell’anno, l’importo massimo della sanzione per i veicoli più inquinanti è già stato aumentato da 50.000 a 60.000 euro e, soprattutto, si applica a partire da 194 grammi di CO2 per chilometro, rispetto ai 220 grammi dello scorso anno.
L’intenzione dell’esecutivo è di portare questo tetto a 70.000 euro nel 2025, a 80.000 euro nel 2026 e a 90.000 euro l’anno successivo. Questo è il costo aggiuntivo che dovranno sostenere gli acquirenti di una Porsche 911, ad esempio, le cui emissioni superano già di gran lunga il limite.
Anche se l’alibi è quello della riduzione delle emissioni del CO2, la finalità, abbastanza chiara, è quella di riuscire a far cassa. Se valutiamo le auto più popolari, non ibride, quello che non si paga in più per il malus ecologico lo si paga in più in IVA sull’acquisto di un’auto più costosa. Alla fine solo un modo per fare cassa e cercare di sistemare un bilancio disastrato.
I veicoli commerciali in prima linea
L’aumento della scala fiscale nel 2024 ha già fatto molte vittime collaterali. Secondo i calcoli pubblicati quest’estate da NGC Data, i modelli più colpiti dalla sanzione nella prima metà dell’anno non sono stati le auto sportive o i SUV di lusso, ma… i veicoli commerciali.
Nel 2023, il Renault Trafic, che costa relativamente poco, pagava circa 330 euro. Con la nuova tabella, la sanzione è balzata quest’anno a una media 660 . Questo modello da solo ha generato 163 milioni di euro di entrate per il governo in 6 mesi. Anche il Ford Tourneo Custom, il Toyota Proace e il Nissan Primastar sono tra i maggiori contribuenti di questa tassa. Tasse assurde
Resta da vedere se la nuova scala prevista per il 2025 riuscirà questa volta a limitare questi effetti collaterali. Il destino dei best-seller dei marchi francesi è cruciale. Per una Citroën C3 soggetta al malus, la tassa media nel primo semestre del 2024 era di 178 euro. La cifra sale a 169 euro per una Dacia Sandero. I produttori faranno senza dubbio pressione per ridurre al minimo il costo aggiuntivo.
Alla fine le conseguenze sono semplici: un disincentivo ulteriore all’acquisto di un’auto nuova. Un ulteriore danno ad un settore industriale già in difficoltà.
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