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La Francia al bivio: l’economista Jacques Sapir spiega perché solo un referendum sull’UE può salvarla

La Francia è in una crisi senza uscita? Secondo l’economista Sapir, il problema non è Macron ma l’Euro e i trattati UE. L’unica soluzione è drastica: un referendum che potrebbe far crollare l’intera Unione Europea.

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Mentre a Parigi si consuma l’ennesimo atto della commedia politica, con Emmanuel Macron impegnato in disperate “arrampicate sui vetri” per formare un governo che eviti lo scioglimento del Parlamento, una voce autorevole mette a nudo la vera natura della crisi francese. Non si tratta, come spiega l’economista Jacques Sapir in una recente intervista a Il Sussidiario, di semplici “alchimie della politica politicante”. La Francia è avviluppata in una triplice crisi che va ben oltre la figura, ormai logora, del suo Presidente.

La crisi non è solo politica, con un’Assemblea Nazionale spaccata in tre blocchi inconciliabili; è anche istituzionale, con una Quinta Repubblica snaturata in senso presidenzialista; ma soprattutto, è una crisi di legittimità ed economica, figlia diretta dei trattati europei e di una moneta unica, l’Euro, che agisce come un freno a mano tirato per l’economia transalpina.

Sapir è un noto economista non mainstran, membro della EHESS, l’alta scuola di studi sociali, che si impegna da tempo nello studio delle conseguenze dell’introduzione dell’Euro e la stretta finanziaria che ne è derivata. Per esempio ha affrontato il problema delle conseguenze in questo messaggio tweet.

Le tre crisi che soffocano la Francia

Cerchiamo di riassumere l’intervista. L’analisi di Sapir è impietosa e chiarisce perché soluzioni tampone, come un fragile governo di centro-sinistra, siano solo “deboli illusioni” destinate a implodere ben prima delle presidenziali del 2027. Le radici del malessere sono profonde e si possono riassumere in tre punti interconnessi:

  1. La Crisi Politica: L’attuale stallo parlamentare tra il Nuovo Fronte Popolare a sinistra, il “blocco centrale” macroniano e le destre del Rassemblement National e dei Républicains rende quasi impossibile qualsiasi compromesso di governo. Ogni blocco ha richieste diametralmente opposte, paralizzando l’azione politica.
  2. La Crisi Istituzionale: La Quinta Repubblica, nata come un “parlamentarismo razionalizzato” sotto De Gaulle, è stata progressivamente distorta. I successori, da Pompidou a Macron con la sua teoria dell'”iper-presidente”, hanno trasformato il Presidente nel dominus della politica interna, svuotando il ruolo del Primo Ministro e creando un sistema presidenziale di fatto, ma imperfetto e fragile, mentre originariamente la divisione dei ruoli e dei poteri era molto più equilibrata.
  3. La Crisi di Legittimità (e Sovranità): Il vero nodo gordiano. Le decisioni cruciali per l’economia e la vita dei cittadini francesi non vengono più prese a Parigi, ma sono vincolate dalle direttive di Bruxelles. Questo esproprio di sovranità, iniziato con il “tradimento” del referendum del 2005 sulla Costituzione Europea, ha generato una profonda crisi di legittimità del potere politico, incapace di rispondere ai bisogni del Paese.

L’Euro: la palla al piede dell’Economia francese

Il professor Sapir, con la lucidità dell’economista, va al cuore del problema: l’Euro. Il debito pubblico francese, pur essendo al 115,6% del PIL, non è il problema in sé. Il vero cancro sono gli interessi e la dipendenza dall’estero (il 54% del debito è in mani non residenti).

Sapir spiega che esisterebbero soluzioni tecniche per ridurre il costo del debito, come ripristinare l’obbligo per le banche operanti in Francia di detenere una quota minima di titoli di Stato. Una misura di questo tipo ridurrebbe di oltre il 50% la quota di debito in mano straniera. C’è solo un piccolo, insignificante dettaglio: sarebbe illegale secondo le regole dell’Eurozona.

Melenchon, l’ormai nemico giurato di Macron, ma una delle facce della crisi francese

La moneta unica, infatti, ha creato uno squilibrio strutturale a totale vantaggio della Germania. Come evidenziato da numerosi studi, tra cui quelli del FMI, la Francia sconta una perdita di competitività cronica.

PaeseGuadagno/Perdita annuale pro capite (€) a causa dell’Euro (1999-2017)
Germania+ 2.924 €
Paesi Bassi+ 2.625 €
Francia– 3.110 €
Italia– 4.325 €

Fonte: Centre for European Policy Freiburg (CEP), 2019 (dati citati nell’intervista a Sapir)

Questa tabella, basata su uno studio tedesco fortemente europeista, mostra come ogni cittadino francese abbia perso in media oltre 3.000 euro all’anno a causa dell’Euro. Una perdita secca che si traduce in minore crescita (stimata tra lo 0,5% e l’1,5% di PIL in meno ogni anno), deindustrializzazione e deficit di bilancio cronici.

La soluzione drastica: un Referendum per spezzare le catene

Di fronte a questo quadro, le manovre di Macron appaiono per quello che sono: il disperato tentativo di un presidente screditato di salvare la propria eredità politica, già disastrosa. Ma la soluzione non può venire da chi è parte integrante del problema.

Per Sapir, l’unica via d’uscita per la Francia è un atto di rottura, un ritorno alla sovranità popolare. La strada maestra è quella di un referendum, non necessariamente sull’uscita dall’UE, ma sulla supremazia delle leggi nazionali rispetto alle normative europee e per l’uscita dall’Euro o la cancellazione dei suoi vincoli. Un esito affermativo darebbe al governo la legittimità necessaria per smantellare la gabbia dei trattati e attuare le politiche economiche necessarie al Paese.

Le conseguenze sarebbero epocali. Se la Francia, seconda economia dell’Eurozona e potenza nucleare, facesse una scelta simile, l’intero edificio europeo scricchiolerebbe. Paesi come Italia, Spagna e Portogallo sarebbero quasi obbligati a seguirla, portando di fatto alla dissoluzione dell’Unione e dell’Euro per come li conosciamo. Un’ipotesi traumatica, forse, ma secondo Sapir l’unica alternativa a un lento e inesorabile declino. Magari poi potrebbero riorganizzarsi su due livelli diversi,  chissà.

Domande e Risposte

1) Perché, secondo l’economista Jacques Sapir, l’Euro è il principale problema economico della Francia? Secondo Sapir, l’Euro impone alla Francia un tasso di cambio sopravvalutato, specialmente rispetto alla Germania, causando una perdita di competitività stimata intorno al 25%. Questo frena la crescita, favorisce la deindustrializzazione e aumenta la disoccupazione. Inoltre, le rigide regole dell’Eurozona impediscono al governo francese di adottare misure efficaci per gestire il proprio debito pubblico, come obbligare le banche a detenere più titoli di Stato. L’appartenenza all’Euro, quindi, non solo danneggia l’economia reale ma priva lo Stato degli strumenti sovrani per correggere gli squilibri.

2) Qual è la vera natura della crisi politica francese, al di là dello stallo attuale? La crisi politica francese non è un semplice problema di maggioranza parlamentare. È una crisi a tre livelli. Il primo è lo stallo tra tre blocchi politici con visioni opposte. Il secondo è una crisi istituzionale della Quinta Repubblica, la cui Costituzione parlamentare è stata stravolta da una pratica iper-presidenzialista. Il terzo, e più importante, è una crisi di legittimità: le decisioni fondamentali sono dettate dai trattati europei, svuotando di potere il voto dei cittadini e rendendo i governi nazionali impotenti di fronte ai veri problemi economici del Paese.

3) Quale sarebbe la sola via d’uscita per la Francia secondo Sapir e quali effetti avrebbe sull’Europa? L’unica soluzione reale, secondo Sapir, è un referendum che riaffermi la supremazia delle leggi francesi su quelle europee. Questo restituirebbe alla Francia la sovranità politica ed economica necessaria per uscire dalla crisi. Un’azione del genere da parte di un paese fondatore e centrale come la Francia avrebbe un effetto domino devastante per l’UE. Provocerebbe con ogni probabilità lo scioglimento dell’Eurozona, poiché Paesi come Italia e Spagna sarebbero costretti a rinegoziare i loro rapporti, e porterebbe a una crisi irreversibile dell’intera Unione Europea.

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