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La Francia a un bivio: la scommessa estrema di Bayrou sul voto di fiducia
L’8 settembre il primo ministro francese François Bayrou chiede un voto di fiducia sul suo piano di austerità. La posta in gioco è altissima, tra una Borsa in calo e il rischio di un default peggiore di quello italiano.

L’8 settembre, ironicamente per noi, si preannuncia come una data cruciale per il futuro politico ed economico della Francia. Il Primo Ministro François Bayrou ha chiesto un voto di fiducia all’Assemblea Nazionale sull’intera politica finanziaria del suo governo, una mossa audace che, a detta di molti osservatori, rappresenta un azzardo politico quasi suicida. Con un piano di austerità che include misure impopolari e un’opposizione compatta, la posta in gioco è altissima, e il rischio di un’instabilità senza precedenti aleggia sulla seconda economia dell’Unione Europea.
O la va o la spacca
La decisione di Bayrou non è un’improvvisazione, ma un gesto politico calcolato per forzare una “presa di coscienza” pubblica sull’urgenza del risanamento del debito. Ispirandosi al suo predecessore Pierre Mendès France, che rimase a Matignon solo sette mesi ma è ancora ricordato per aver “detto la verità” ai francesi sul suo periodo di governo, Bayrou ha scelto di mettere in gioco la propria leadership e la stabilità del governo.
L’obiettivo dichiarato non è semplicemente far approvare il bilancio, ma costringere l’opposizione a schierarsi apertamente contro un piano di risanamento che ritiene necessario, esponendo così, a suo avviso, la loro demagogia e la loro irresponsabilità politica. In questo momento di grande tensione, il Primo Ministro ha chiesto ai suoi sostenitori di passare all’«offensiva» per «convincere» i cittadini della necessità delle misure proposte, ma si tratta di una misura che sfiora l’impossibile: come abbiamo scritto 86% dei francesi si oppone, ad esempio, la cancellazione delle festività.
Misure estreme causano dissenso
Al centro del dissenso vi sono le misure draconiane proposte per raggiungere un obiettivo di risparmio di 44 miliardi di euro. Il governo ha messo sul tavolo scelte dolorose, come una profonda revisione del sistema pensionistico, tagli alla spesa pubblica e, in particolare, la controversa cancellazione di due giorni festivi. Queste proposte hanno scatenato la rabbia dei sindacati e dell’opinione pubblica, un malcontento che culminerà in un grande sciopero generale per il 10 settembre, solo due giorni dopo il voto cruciale. Questa concomitanza amplifica la tensione, rendendo lo scontro istituzionale un vero e proprio banco di prova per il governo.
Il quadro politico è frammentato e teso. Mentre il Rassemblement national di Marine Le Pen e La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon hanno già annunciato il loro voto contrario, creando un’inedita alleanza per far cadere il governo, i Républicains di Bruno Retailleau hanno sorpreso tutti dichiarando il loro supporto a Bayrou. Retailleau ha giustificato la scelta del suo partito come un atto di responsabilità per “evitare il caos e l’estrema sinistra” e non “precipitare il paese in una crisi finanziaria maggiore”. Ciononostante, senza una maggioranza chiara, il voto sembra quasi perduto in anticipo, e la stampa internazionale lo descrive come un “va-tout” ad alto rischio. Come riportato da El Pais e Le Soir, il governo di minoranza rischia di cadere dopo aver già affrontato e superato diverse mozioni di sfiducia. In questo contesto, Bayrou ha sottolineato che un fallimento del voto mostrerebbe che non c’erano possibilità di far passare il budget in autunno, mentre il rischio di una nuova dissoluzione dell’Assemblea, sebbene non auspicata dal Presidente Macron, non può essere esclusa.
Un fallimento sarebbe disastroso, ma non c’è fiducia
Le conseguenze di un fallimento sarebbero più gravi sul piano economico che su quello politico. Il Ministro dell’Economia, Eric Lombard, ha lanciato un allarme senza precedenti. Al microfono di France Inter, Lombard ha avvertito che la Francia rischia di vedere il costo del proprio debito superare quello dell’Italia, il “cattivo studente” dell’Unione Europea, ora però migliorato. “Scommetto che nei prossimi quindici giorni pagheremo il nostro debito più caro dell’Italia”, ha profetizzato, sottolineando che il divario tra i tassi di interesse dei due Paesi era sceso a soli 0,03%, rendendo la situazione estremamente fragile. Per ora non è ancora così, ma il differenziale è di 10 pb, con la Francia che paga oltre il 3,5% sui decennali:
Ha inoltre rifiutato di escludere il rischio di un intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulle finanze pubbliche francesi, definendolo un’eventualità “che è davanti a noi e che desideriamo evitare”. L’annuncio del voto di fiducia ha già provocato una reazione negativa sui mercati, con la Borsa di Parigi in forte calo (-1,45%) e i tassi di interesse sui titoli di Stato francesi a 10 anni che hanno toccato i massimi da metà marzo, un chiaro segnale di sfiducia da parte degli investitori. Insomma Lombard cerca di seminare terrore sui francesi, proprio per cercare di raccogliere un minimo di consenso attorno al governo, debolissimo.
Intato però la Borsa di Parigi non sta assegnando grossa fiducia ai tentativi di Bayrou, con un calo che ha raggiunto il 2%, per poi ridursi all’1,5%, portandosi dietro le altre borse europee, come si vede dal CAC40
La situazione in Francia è un vero e proprio thriller politico ed economico. Sebbene Bayrou cerchi di rassicurare affermando che l’economia francese “resiste bene” con una crescita dello 0,3% nel secondo trimestre, la scommessa di un voto di fiducia in un’Assemblea senza maggioranza resta un rischio enorme.
La sua mossa, per quanto rischiosa, ha l’intento di portare chiarezza in un panorama politico confuso. Tuttavia, se il voto non dovesse passare, la Francia potrebbe trovarsi in una crisi ancora più profonda, più istituzionale che economica. Sarebbe il secondo governo voluto dal presidente Macron mandato a casa dal Parlamento, un segno evidente che il Presidente non è appoggiato non dal popolo, ma perfino dalle forze parlamentari. Sarebbe anche il rifiuto del liberismo di sinistra che ha governato la Francia sin dai tempi di Hollande.

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