Attualità
La fine dell’industria solare tedesca è iniziata. Un flop che passerà alla storia
Uno dei motivi delle politiche green europee, che sentirete ripetuto sino alla noia, è che l’applicazione di obblighi di decarboniccazione avrebbe reso l’industria europea “Leader nelle tecnologie ambientali”. Peccato che stia accadendo l’esatto contrario: la Cina, che è già un colosso industriale, ha semplicemente anticipato le scelte europee e si è posta lei come leader nell’industria dell’energia green e ora la Germania sta vedendo la fine della sua industria solare, su cui le autorità puntavano moltissimo.
Tre notizie sottolineano questa evoluzione:
- Meyer Burger Technology, un produttore di celle e moduli solari con sede in Europa, ha avviato il processo di chiusura del suo stabilimento di produzione a Freiberg, in Germania. La chiusura fa parte del piano dell’azienda di ridurre le perdite in Europa e di spostare la base produttiva negli Stati Uniti. L’azienda ha dichiarato che il mantenimento di un’attività di produzione solare su larga scala in Europa non è più sostenibile e ha annunciato l’intenzione di spostare l’attenzione sul mercato statunitense, che promette una crescita più rapida con una minore richiesta di capitale.
- Il produttore di pannelli solari Solarwatt potrebbe essere costretto a chiudere la sua fabbrica di Dresda, in Germania, se il governo non troverà una soluzione contro la concorrenza sleale della Cina, ha dichiarato l’amministratore delegato Detlef Neuhaus al quotidiano economico Handelsblatt. Secondo Neuhaus, i produttori cinesi vendono il 20% in meno dei loro costi di produzione. Di conseguenza, i prezzi sono scesi di oltre il 50% negli ultimi sei mesi. Lo scorso novembre la società aveva già iniziato a licenziare 85 dipendenti perché non vi era domanda produttiva.
- ll produttore di pannelli fotovoltaici Heckert Solar, con sede a Chemnitz ha annunciato che sta valutando la chiusura dei propri impianti in Germania. L’azienda è una delle più antiche e grandi produttrici rimaste nel paese, “tuttavia è chiaro che la produzione qui potrà continuare solo finché sarà redditizia”, ha dichiarato il capo dell’azienda Benjamin Trinkerl a Handelsblatt.
Queste sono solo i tre principali casi di fallimento di una politica industriale europea costruita sul nulla, solo sulle speranze, senza soldi, con pochi investimenti, con poca ricerca a monte, fondandosi solo su obblighi imposti dall’alto e su tanta burocrazia, La Cina è la vincitrice come produzione industriale dei pannelli solari, e lo è con grandissimo vantaggio sugli altri contendenti:
L’Europa produce meno pannelli della Thailandia: che senso ha, a questo punto sovvenzionare una fonte energetica che dà vantaggi solo ai tuoi concorrenti industriali. Non solo, ma le poche aziende che ancora desiderano mantenere una base produttiva in occidente , comunque preferiscono gli USA sia perché il mercato è maggiore, sia perché i contributi IRA di Biden sono superiori a quelli europei.
A questo punto bisognerebbe ripensare da zero la politica “Net zero” e industriale nel settore delle energie alternative, ma questi richiederebbe il riconoscimento dell’errore da parte di Bruxelles e anche una buona dose di realismo per contrastare la demagogia che impera a livello di Commissione e Parlamento europeo, e questo è molto più difficile di riuscire e produrre e vendere con utile un pannello solare europeo.
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