Economia
La Fine della Coalizione Semaforo: Un Divorzio Annunciato Figlio di un Disastro Economico
Nel teatro politico tedesco, il sipario è calato sulla tanto discussa “coalizione semaforo”, con un finale che ha il sapore di una commedia drammatica scritta male. Dopo quasi tre anni di convivenza forzata, SPD, Verdi e FDP hanno dimostrato che tre colori non sempre fanno un arcobaleno politico funzionante.
Il cancelliere Olaf Scholz, in un atto di inaspettata fermezza – o forse di disperazione – ha licenziato il ministro delle Finanze Christian Lindner, leader del FDP. Un divorzio politico che ricorda quello di una coppia dove uno dei partner scopre improvvisamente che l’altro non ha mai condiviso la sua visione sul budget familiare.
Le accuse di Scholz verso Lindner sono state taglienti come un rasoio tedesco: irresponsabilità, politica clientelare e un egoismo che farebbe arrossire persino un banchiere di Wall Street. “Ha tradito la mia fiducia troppe volte”, ha dichiarato Scholz, come se stesse parlando di un partner infedele più che di un alleato politico.
Il timing è stato perfetto: proprio mentre la Germania affronta sfide economiche significative, i suoi leader politici si comportano come protagonisti di una soap opera di bassa lega. Scholz parla di “maggiore margine di manovra finanziario” mentre Lindner si aggrappa al freno all’indebitamento come un capitano al timone di una nave che affonda.
La risposta di Lindner non si è fatta attendere, accusando Scholz di avere proposte “noiose e prive di ambizione”. Un’affermazione che suona come un adolescente che critica i genitori per essere troppo prudenti con il denaro. Il leader del FDP ha persino suggerito che la rottura fosse “calcolata”, come se Scholz fosse un genio del male con un piano magistrale invece di un politico in difficoltà.
Robert Habeck dei Verdi, nel suo ruolo di vicecancelliere, ha offerto forse il commento più surreale della serata, definendo il licenziamento di Lindner “tanto logico quanto superfluo” – una frase che potrebbe benissimo descrivere l’intera esperienza della coalizione semaforo.
Ora la Germania si trova di fronte a nuove elezioni, previste “al più tardi alla fine di marzo”. Un voto di fiducia è programmato per il 15 gennaio, come se il Paese avesse bisogno di un altro mese e mezzo per confermare ciò che tutti già sanno: questa coalizione era destinata al fallimento fin dall’inizio.
In realtà questa crisi è figlia della profonda crisi tedesca nell’economia e proprio nell’identità nazionale. La germania della Merkel era superbia della propria crescita basata solo sull’export, a sua volta basato sulla compressione dei ssalari e su accordi internazionali che avevano garantito di poter avere gas ed energia a basso costo, il tutto in un quadro in cui le priorità tedesche diventavano priorità europee.
Però la Merkel ha seminato le cause dell’attuale crisi: ha legato mani e piedi la Germania al gas russo, senza valutare nessuna alternativa, e ha dato corda alle manie climatiche sia in Germania, appoggiando la fine dell’energia nucleare senza creare alternative, e appoggiando queste politiche a Bruxelles, tramite il PPE, nella speranza di avvantaggiarsi anche in questo settore. Tutte scommesse fallimentari.
Alla fine la Germania sta rapidamente decadendo e le politiche di Trump metteranno sale sulle ferite. Oggi abbiamo parlato della valutazione di Goldman di un calo dello 0,6% del PIL per gli eventuali dazi, un altro colpo a chi pensava di essere un gigante economico, ed era solo illusione.
Voto di sfiducia probabilmente a Gennaio
Ora Scholz vuole chiudere il governo con un voto di sfiducia a gennaio, probabilmente intorno alla seconda settimana, e per questo pare siano in corso trattative per la CDU per giungere a questa soluzione. Lindner voleva elezioni anticipate subito, ma i socialdemocratici vogliono ancora controllare la legge di bilancio per avere qualche arma elettorale. La nomina del consigliere di Scholz, Jorg Kukies, come nuovo ministro delle finanze mostra proprio la volontà di controllare il bilancio.
Perché le elezioni rischiano di sconvolgere i rapporti politici fra le varie parti politiche, come indicano i sondaggi
Con questi equilibri ci sarà una nuova Grosse Koalitione a guida CDU, ma le cose sono molto cambiate dai tempi della Merkel e questa nuova maggioranza non riuscirà a cambiare le radici della crisi tedesca, anzi mostrerà plasticamente che le forze politiche attuali sono impotenti.
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