La fine del mondo uccidentale

L’attentato a Donald Trump è l’ennesimo segnale della decadenza di un paese, gli Stati Uniti d’America, che sulla violenza ha costruito tutto il suo potere e la sua visione imperialista del mondo.

La violenza dello scontro politico interno

Negli Stati Uniti c’è un lungo elenco di presidenti o candidati presidenti che hanno subito un attentato, come se fosse normale ed inevitabile un fatto così grave in un paese che si definisce democratico. La nazione più ricca e potente del mondo non è capace di difendere i suoi leader politici, segno che forse il “nemico” è più “interno” che “esterno”.

Certamente siamo più vicini al Far West che ad un modello di democrazia.

La violenza dello scontro militare esterno

Nell’ultimo secolo gli Stati Uniti sono stati i protagonisti assoluti nella maggior parte delle guerre sul pianeta terra, con la giustificazione di voler esportare la “loro” democrazia, in realtà hanno esportato la loro “plutocrazia”.

Sono insomma la nazione egemone di un modello “uccidentale” incapace di riformarsi e quindi destinato a finire miseramente.

Ma non dobbiamo neanche prendercela con gli Stati Uniti, perché in realtà chi realmente comanda nella più grande potenza al mondo, non sono certamente i politici, ma quel potere bancario e finanziario che è in grado di decidere la vita e la morte dei suoi presidenti.

Trasformando appunto una “democrazia” in una “plutocrazia”.

Ne aveva parlato Donald Trump qualche anno fa in un celebre discorso:

Ma, con termini diversi, ne aveva parlato anche John Fitgerald Kennedy il 27 aprile 1961.

Forse non è un caso ciò che è successo ad entrambi.

Fabio Conditi.

Presidente dell’associazione Moneta Positiva