Attualità
La falsificazione della Storia come arma politica: il caso della Prima Guerra Mondiale
La falsificazione della Storia è un segno di dittatura. Anche solo di dittatura culturale, quella dell’europeismo radicale che vede le frontiere come “segno convenzionale” e l’amor patrio come “nazionalismo straccione” o “fascismo” – ma solo quando proviene da istanze italiane. Non possiamo non notare infatti che il nazionalismo francese, spietato e violento nel difendere aggressivamente la raison d’état quando non ad attaccare direttamente interessi altrui utilizzando disinvoltamente le sue quinte colonne, viene invece minimizzato e ridotto a fenomeno di colore locale dall’intellighentsia liberal italiana delle Legioni d’Onore.
Il 15 giugno 2018 la sindacalista Francesca Re David a Coffee Break ha affermato che l’Italia perse la Prima Guerra Mondiale: “alla fine della Prima Guerra l’Italia e la Germania che avevano perso la guerra e alle quali erano state imposte condizioni economiche durissime (…)”. Smentita direttamente dal Generale Armando Diaz in diretta TV, attraverso un WhatsApp dall’aldilà allo smartphone del prof. Antonio Rinaldi. La dott.ssa David Re è ignorante? No affatto, anzi ha una laurea in Storia, con tesi sul Partito Comunista Italiano. E dopo la correzione di Rinaldi ha infatti immediatamente fornito una versione diversa parlando di una specie di sconfitta nei fatti, riprendendo cioè il mito nazionalista della Vittoria Mutilata.
La falsificazione della Storia risponde sempre a fini politici. Quali siano questi fini lo capiamo da un’altro episodio analogo, ben più articolato ed esplicito nei suoi fini politici.
Un giorno dopo la dott.ssa Re David è stata infatti la volta il 16 giugno 2018 di Ettore Maria Colombo, giornalista del Quotidiano Nazionale. Ospite della trasmissione Linea Notte di Rai3, il giornalista al minuto 21:00 afferma:
“il nazionalismo straccione che questo paese ha dimostrato di possedere nel corso della sua storia e che gli ha fatto perdere ben due guerre mondiali, e su tre guerre d’indipendenza a pareggiarne due e vincerne solo una, diciamo non ci ha mai portato bene. Noi abbiamo una storia e un ruolo se stiamo dentro l’Unione Europea, che è stato il sogno tra l’altro non di pericolosi comunisti sovversivi ma di democristiani conservatori”
Come sappiamo – e come Ettore Maria Colombo sa perfettamente – l’Italia ha vinto la prima Guerra Mondiale. Il bravo Socci (non purtroppo il conduttore Maurizio Mannoni, che in veste di moderatore dovrebbe correggere immediatamente questi grossolani errori) infatti l’ha prontamente corretto ricevendone immediata ammissione di errore. Errore in buona fede o meno, la falsificazione della Storia contemporanea in questo caso ha un significato palese: di fronte al sorgere di un rinnovato amore per la nazione italiana, di difesa dei suoi interessi e di quelli del suo popolo, del governo di forze politiche che si fanno portatrici di un antico ma rivoluzionario “Prima gli italiani” e di legittime richieste di rispetto dell’Italia in tutte le sedi, il monito degli europeisti – e delle élite che li ispirano, controllano, talvolta stipendiano – è il seguente: “il nazionalismo ci ha fatto perdere sempre, anche quando abbiamo vinto: non avete nessuna speranza come nazione, scioglietevi nell’amorevole abbraccio dell’Unione Europea che potrà difendere più efficacemente di Salvini e Di Maio i nostri interessi.“
Lo storico Luciano Atticciati, direttore del sito www.storico.org, scriveva nel 2016 in “La falsificazione della storia contemporanea, un fenomeno triste, particolarmente vivo negli anni Settanta ma ancora presente”:
“La storia contemporanea è fortemente soggetta a politicizzazione, esponenti e commentatori di politica da sempre intervengono nella delicata questione con approssimazione, incompetenza e faziosità, ma con un insieme di mezzi molto potenti per trasmettere il loro messaggio. La scarsa reazione degli storici qualificati lascia comunque interdetti, non sarebbe difficile smontare tesi piuttosto grossolane spesso fondate sul nulla, dove l’intenzione manipolatoria spesso emerge con facilità.”
Abbiamo poco da aggiungere alla sintesi di Atticciati, e analizzando le dichiarazioni citate non possiamo che confermarne l’analisi: esponenti e commentatori di politica falsificano la storia in maniera grossolana e faziosa usando mezzi molto potenti.
Ci sarebbe molto da dire sulla distruzione della scuola pubblica e dell’insegnamento delle materie umanistiche da parte delle stesse élite europeiste, che magari al posto dello studio della Storia promuovono nelle scuole stravaganze come le teorie gender, ma molto è già stato detto. Unico rimedio: la Storia, per parafrasare Pirandello.
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