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La direttiva europea sugli NPL: una BOMBA che non può essere approvata in modo affrettato

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Quando mancano meno di tre mesi alle elezioni europee, con le commissioni parlamentari agli sgoccioli, il comitato per gli affari economici si è finalmente deciso a rendere pubblico il testo che dovrebbe trasformarsi in una direttiva per la guida alla gestione degli NPL, i Non Performing Loan, cioè le sofferenze creditizie, all’interno dell’Unione Europea.

Con il Parlamento agli sgoccioli si presenta una base legislativa molto complessa e con ricadute economiche e sociali allo stato dei fatti difficilmente immaginabili. Sono diversi i punti critici di questa legge che viene da un lato ad impattare sulle fasce sociali più deboli che non sono in grado di far fronte ai propri obblighi, dall’altro rischia di risultare punitiva per i risparmiatori azionisti degli istituti bancari. Infatti questa normativa si pone come obiettivo la creazione di un “Mercato europeo unico degli NPL” e questa scelta pone delle forti  criticità, che sommariamente elenchiamo:

  • si tratta di una soluzione punitiva per gli istituti di credito rispetto a forme di gestione interna, in quanto la gestione esterna si è spesso trasformata in una secca perdita che ha portato a pesanti necessità di ricapitalizzazione;
  • la normativa può essere socialmente devastante per le classi più deboli, i cui debiti insoluti possono esser ceduti su un mercato senza faccia ed in cui le tutele europee  sono tutte da definire;
  • si tratta di una struttura molto complessa che vorrebbe incardinarsi su leggi nazionali in materia eterogenee, con il rischio di non creare una maggiore certezza, ma una maggiore incertezza nel prodotto finanziario risultante, il che ridurrebbe ulteriormente la valorizzazione per gli istituti di credito.

La direttiva per il Bail In Bancario fu approvata dal precedente parlamento europeo quando era agli sgoccioli, sulla base di una emergenza che la norma stessa provvide a rendere più pressante ed urgente. Ora, ad anni di distanza, tutti gli attori ammettono che quella direttiva doveva essere impostata in modo diverso, con altre tutele, e ci troviamo d fronte non ad un sistema creditizio più forte, bensì più debole. Allo stesso modo questa normativa riguardante la gestione delle sofferenze merita uno studio ed un approfondimento che vada ben oltre il poco tempo rimasto e che coinvolga direttamente le associazioni dei consumatori, dei debitori e dei creditori e che eviti di trasformare il tutto in un grasso affare per i fondi “Locusta”. Rimandiamo quindi tutta la discussione al prossimo  Parlamento Europeo, dove si avrà il tempo e la possibilità di approfondire adeguatamente la questione.

 

 


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