Economia
La difesa contro lo scavalcamento della Costituzione, secondo Luciano Barra Caracciolo
Una recente sentenza della Corte di Giustizia UE in materia di immigrazione concede ai giudici nazionali il potere di disapplicare le leggi dello Stato. L’analisi del Presidente Barra Caracciolo del Consiglio di Stato accende il dibattito: è una “revisione costituzionale non consentita” che mina le fondamenta del nostro ordinamento?

Una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha innescato una vera e propria tempesta giuridica e istituzionale, sollevando un interrogativo drammatico: le decisioni di una corte europea possono prevalere sulla Costituzione italiana? La questione, di per sé complessa, è stata resa incandescente dalle parole di Luciano Barra Caracciolo, Presidente di Sezione del Consiglio di Stato, che ha parlato senza mezzi termini di una sentenza che agisce come una “revisione costituzionale non consentita”.
Ma qual è il cuore del problema? E perché le sue implicazioni sono così profonde?
La sentenza “Incriminata”: giudici nazionali contro lo Stato
Il caso nasce da una decisione della Corte di Giustizia UE in materia di immigrazione. La Corte ha stabilito che un giudice nazionale, nel valutare una richiesta di asilo, ha il potere di non considerare “sicuro” un Paese terzo (un Paese extra-UE dove i migranti possono essere rimpatriati), anche se tale Paese è ufficialmente inserito in una lista di “Stati sicuri” definita dal governo nazionale.
In attesa di una futura lista comune europea (che ancora non esiste), la Corte concede di fatto al singolo giudice il potere di “sindacare”, ovvero di giudicare e potenzialmente disapplicare, una scelta politica e di sicurezza nazionale fatta da un governo.
Secondo i critici, questa decisione crea un cortocircuito devastante: la legge dello Stato italiano, espressione della sua sovranità, viene messa in discussione e resa inefficace non da un’altra legge, ma dalla valutazione soggettiva di un singolo magistrato, legittimato da una corte esterna all’ordinamento italiano.
L’Accusa di Barra Caracciolo: una violazione delle Fonti del Diritto
Qui si inserisce l’analisi del Presidente Luciano Barra Caracciolo. Egli sostiene che questa sentenza non è una semplice interpretazione del diritto, ma un atto che sovverte la gerarchia delle fonti del diritto italiano. La nostra Costituzione stabilisce quali atti hanno valore di legge e come si formano. Una sentenza di una corte istituita da un trattato internazionale (come la CGUE) non può, secondo questo ragionamento, arrogarsi il diritto di creare nuove norme o di modificare l’equilibrio tra i poteri dello Stato, ponendosi di fatto al di sopra della Costituzione stessa.
Nel problema generale di tale tipologia di pronunce c’è ANCHE la GRAVE violazione dell’art.24 Cost,come norma fondamentale di diritto interno nota alle controparti. Se una corte istituita da trattato pone, in sentenza!, una norma sulle fonti divergente da quelle costituzionali
1/ https://t.co/tOlUmUGDDM— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) August 5, 2025
Quando Barra Caracciolo parla di “sentenza equivalente a una revisione costituzionale”, intende proprio questo: la Corte UE, con un atto giurisdizionale, sta modificando i pilastri dell’ordinamento italiano, un potere che spetterebbe solo al Parlamento attraverso procedure aggravate (art. 138 Cost.).
La violazione dell’Art. 24 della Costituzione e il diritto internazionale
Il commento evidenzia un altro punto cruciale: la violazione dell’articolo 24 della Costituzione. Questo articolo garantisce a tutti il diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. Secondo Barra Caracciolo, se una sentenza europea viola in modo così palese le norme fondamentali della nostra Costituzione, sia il cittadino che lo stesso Stato “colpito” devono avere il diritto di ricorrere a un giudice nazionale per far dichiarare l’illegittimità di tale decisione.
ciascun cittadino, e lo stesso Stato “colpito” dalla sentenza equivalente a una (neppure consentita) revisione costituzionale,
2/— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) August 5, 2025
Viene citata anche la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, che secondo gli articoli 10 e 11 della nostra Costituzione è parte del nostro ordinamento. Questa convenzione prevede che gli atti compiuti da un organo internazionale (come la Corte UE) in palese violazione delle norme fondamentali dello Stato membro (come la Costituzione) siano da considerarsi nulli.
una così evidente, grave, e conoscibile (ex adverso), violazione delle norme fondamentali della costituzione nazionale: violazione che per la Convenzione di Vienna, dunque ex artt.10 e 11 Cost., rende NULLE le statuizioni dell’organo agente in base al trattato.
End (sintesi)
— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) August 5, 2025
In sintesi, l’argomentazione è la seguente:
- La Corte UE ha emesso una sentenza che altera l’ordine costituzionale italiano.
- Questa alterazione è una violazione così grave da essere illegittima secondo la stessa Convenzione di Vienna.
- Lo Stato e i cittadini devono potersi difendere in un tribunale nazionale per far valere questa nullità e difendere l’integrità della Costituzione.
Questa sentenza però solleva un problema che però è tanto semplice quanto drammatico: a chi ricorrere se sono gli stessi giudici a essere, in parte, l’origine del problema, applicando direttamente la sentenza europea? La risposta di Barra Caracciolo è un richiamo alla necessità di fare chiarezza sull'”ordine pubblico costituzionale“, quel nucleo di principi supremi che non possono essere violati da nessuna fonte esterna, nemmeno dal diritto europeo. Una battaglia culturale e istituzionale che, a quanto pare, è appena iniziata.
Avremo in Italia un giudice che vorrà ancora applicare la base della Costituzione?
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.
You must be logged in to post a comment Login