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LA DEBOLE DIFESA DI VISCO SULLE “PORTE GIREVOLI” RIVELA TUTTE LE DEBOLEZZE DEL SISTEMA DI CONTROLLO

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Foto Fabio Cimaglia / LaPresse31-10-2014 RomaPoliticaGiornata mondiale del risparmio dell’ACRINella foto Ignazio Visco

Cari amici

una delle polemiche che coinvolge Banca d’Italia è relativa alla cosiddetta pratica delle “Porte Girevoli” secondo la quale ex ispettori ed alti funzionari dell’istituto centrale una volta usciti dal loro precedente posto di lavoro trovano subito una lucrosa posizione negli istituti di credito. Il caso è tanto più scottante in quanto viene ad interessare Banca Popolare di Vicenza, istituto fallito ed ora sottoposto a procedura di liquidazione.

La situazione è tanto grave e sensibile da aver spinto a reagire Banca d’Italia con un comunicato ufficiale nel quale si esaminano le posizioni dei tre funzionari in discussione e si mettono in luce le politiche di tutela dell’istituto.

Paradossalmente la toppa viene ad essere peggiore del buco: infatti dei tre casi presi in esame uno, effettivamente, non mostra particolare legame temporale o funzionale fra ruolo in BPVI ed in BI, ma gli altri due presentano altissime criticità, In un caso abbiamo un ispettore che nel 2008 è passato da Banca d’Italia a BPVI , mentre nel secondo caso il passaggio, risalente al 201 ,  riguarda il capo della segreteria generale del Direttorio, sicuramente a conoscenza perfetta dei meccanismi interni all’istituto di vigilanza e soprattutto delle persone incaricate dei vari ruoli, uscito da BI nel 2013 e quindi consulente esterno di BPVI.

Insomma in due casi su tre lo stesso istituto di Palazzo Koch ammette che le porte girevoli ci sono state. Del resto i criteri che regolano le carriere degli ex dipendenti di BI sono estremamente blandi e recenti. Infatti:

  • dal 2012 devono passare tre anni tra la conclusione del rapporto dipendente con l’istituto centrale e l’assunzione da parte di un istituto privato;
  • dal 2013 dirigenti ed ispettori devono attendere due anni prima di poter svolgere attività di consulenza per un istituto bancario;
  • il codice etico interno  del 2010 imponeva una moratoria di solo un anno per comportamento potenzialmente in conflitto di interessi.

Si tratta di tutele estremamente blande, quando nel privato, per situazioni simili, le clausole di non concorrenza sono estremamente più rigide e con durate superiori spesso ai 5 anni. Insomma Banca d’Italia è molto dolce con i propri dipendenti, che potrebbero benissimo lavorare all’estero, in istituti senza relazioni con il nostro sistema creditizio, se si stancassero delle proprie sicure e lautamente retribuite posizioni italiane. Insomma come sempre nella propria opera Visco appare estremamente tardivo , superficiale ed inefficace. Ci vogliono altri uomini, ed altre capacità, in questo momento di tempesta.

 

 

 


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