Economia
La curva ambientale di Kuznets: come sono legati crescita economica e qualità dell’ambiente?
Esiste un punto in cui lo sviluppo economico smette di danneggiare l’ambiente e inizia a proteggerlo? La teoria della Curva di Kuznets Ambientale (EKC) offre una risposta inaspettata, spiegando perché la crescita può essere la soluzione, e non il problema, per l’inquinamento.
La Curva di Kuznets Ambientale (EKC) rappresenta un concetto fondamentale nelle discussioni sulla politica ambientale fin dal 1991, quando gli economisti identificarono per la prima volta una relazione sistematica tra i cambiamenti nel reddito e la qualità ambientale.
In sostanza, l’EKC è una rappresentazione grafica che illustra come una specifica misurazione della qualità ambientale muti al variare del reddito di una nazione o di una grande comunità umana.
La nascita del concetto e la curva a U invertita
Il nome “Kuznets” deriva dal lavoro di Simon Kuznets, che nel 1954 suggerì che, all’aumentare del reddito pro capite, la disuguaglianza di reddito inizialmente cresce per poi diminuire dopo un certo punto di svolta. Questa relazione, osservata empiricamente e rappresentata da una curva a campana (o a U invertita), gli valse il Premio Nobel per l’Economia nel 1971.
Nel 1991, questa idea fu adottata per descrivere la relazione tra la qualità ambientale (ad esempio, la concentrazione di anidride solforosa) e il reddito pro capite. Le prime stime rivelarono un esito sorprendente: alcuni importanti indicatori di qualità ambientale, come le concentrazioni di anidride solforosa e particolato nell’aria, miglioravano effettivamente all’aumentare dei redditi e dei livelli di consumo, ma solo dopo aver raggiunto livelli di reddito più elevati. Prima di quel punto, a livelli di reddito più bassi, la qualità ambientale si deteriorava all’inizio dell’aumento dei redditi.
La logica di questa relazione a U invertita è intuitivamente accattivante:
- Fase di Deterioramento Ambientale: Nelle economie pre-industriali e agrarie, l’ambiente è relativamente incontaminato. Con lo sviluppo e l’industrializzazione, il danno ambientale aumenta a causa del maggiore utilizzo delle risorse naturali, dell’aumento delle emissioni di inquinanti, dell’uso di tecnologie meno efficienti e più inquinanti, della priorità data alla produzione materiale e dell’ignoranza delle conseguenze ambientali della crescita.
- Punto di Svolta (Turning Point Income): A un certo punto del percorso di sviluppo economico, si raggiunge un livello di reddito pro capite oltre il quale la tendenza si inverte.
- Fase di Miglioramento Ambientale: Man mano che la crescita economica prosegue e le aspettative di vita aumentano, beni come acqua più pulita, aria di migliore qualità e un habitat generalmente più salubre diventano più preziosi. Nelle fasi post-industriali, tecnologie più pulite e uno spostamento verso attività basate su informazione e servizi si combinano con una crescente capacità e volontà di migliorare la qualità ambientale. Questo avviene perché la qualità ambientale viene percepita come un “bene di lusso” a livelli di reddito più elevati. Le decisioni in materia ambientale diventano in gran parte politiche, e l’azione di gruppi di interesse può essere un fattore determinante.
L’Importanza del PIL Pro Capite
Il PIL pro capite è cruciale nell’analisi dell’EKC perché rappresenta l’asse orizzontale del grafico, indicando il livello di sviluppo economico di una nazione. Il “punto di svolta” della curva è specificamente definito in termini di PIL pro capite, variando per diversi inquinanti o indicatori ambientali. Un aumento del reddito pro capite non solo genera una maggiore domanda di qualità ambientale, ma rende anche disponibili le risorse necessarie per soddisfare tale domanda.
Evidenze empiriche e le critiche alla teoria
Molti studi hanno supportato l’esistenza di un EKC per vari inquinanti, in particolare per il biossido di zolfo e il particolato nell’aria, e per diversi indicatori di qualità dell’acqua (come arsenico, domanda biochimica di ossigeno e piombo). Alcune ricerche hanno anche trovato prove dell’EKC per la deforestazione in alcune regioni e per l’uso di input materiali diretti.
Tuttavia, il modello EKC presenta significative limitazioni e critiche:
- Non universalità: L’EKC non si applica a tutti i problemi ambientali. Ad esempio, le emissioni di carbonio spesso mostrano una relazione lineare crescente con il reddito, non una U invertita. I rifiuti urbani tendono ad aumentare continuamente con il reddito. La perdita di biodiversità e la deforestazione non sempre mostrano un’inversione di tendenza.
- Spostamento dell’inquinamento (Pollution Havens): Una critica comune è che il miglioramento ambientale nei paesi ricchi potrebbe essere dovuto non a una reale riduzione dell’impatto, ma allo spostamento delle industrie più inquinanti verso paesi con standard ambientali meno rigidi (il cosiddetto “corsa al ribasso” o “pollution-haven hypothesis”). Quindi se l’Europa riduce le proprie emissioni queste non socmpaiono, ma si trasferiscono altrove.
- Fattori non di reddito: Il miglioramento ambientale non è automatico con l’aumento del reddito, ma dipende criticamente da politiche, istituzioni e funzionamento dei mercati. Forti diritti di proprietà e uno stato giuridicamente efficace possono accelerare i miglioramenti ambientali e “appiattire” l’EKC.
Implicazioni per la Politica e la Crescita
L’EKC suggerisce che la degradazione ambientale è in qualche modo inevitabile nelle prime fasi dello sviluppo industriale, ma che la crescita economica può successivamente contribuire a rimediare ai danni. Di conseguenza, politiche che stimolano la crescita economica (come la liberalizzazione del commercio e le riforme economiche) potrebbero essere considerate benefiche anche per l’ambiente.
Se l’enfasi si è spostata sulla necessità di una “crescita verde” questa non può avvenire a scapito della crescita, perché una riduzione del reddito pro capite viene a portare conseguenze economiche (meno cittadini possono permettersi fonti poco inquinanti, ad esempio meno possono scaldarsi elettricamente invece che a carbone), sia perché, cosa sottovalutata, si sviluppa un’opposizione politica forte alle politiche ambientali. Chi disegna le politiche economiche e desidera una “Crescita verde” dovrebbe comunque sempre privilegiare la crescita…
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