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Analisi e studi

«La Costituzione vale più di un Governo». Lettera a Zingaretti (di Giuseppe PALMA)

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Caro Zingaretti,

il Partito democratico, che io non voto più ormai da undici lunghi anni, ha commesso nell’ultimo decennio parecchi errori: dal voto favorevole alla ratifica del Fiscal Compact a quello per l’inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio, dall’abbandono della difesa dei diritti sociali (per abbracciare la deflazione salariale di matrice sovranazionale) all’immigrazionismo ideologico, dall’autoreferenzialità al politicamente corretto. Una sfilza di errori – molto gravi – che hanno fatto del Pd solo la brutta copia, tra l’altro molto lontana, di quello che fu il Pci.

Resto comunque dell’idea che il partito, per come è strutturato, resti ancora un grande partito.

Tuttavia, come dimostrano le prese di posizione di alcuni fondatori del 2007, tra cui Prodi e Bindi tanto per citare due esempi, sulla Costituzione i Dem hanno di fatto consegnato la Carta fondamentale dello Stato all’anti-politica del M5S. Non al “populismo”, che storicamente è cosa ben diversa, ma all’anti-politica e all’anti-parlamentarismo. Se Romano Prodi voterà No al referendum sul taglio dei parlamentari, caro segretario, un motivo ci sarà. Non crede?

Passi pure l’imbarazzo sulla riforma renziana del 2016, da me profondamente avversata ma che comunque presentava interessanti elementi di bilanciamento istituzionale, sostenere il Sì al referendum confermativo del 20 e 21 settembre prossimo rappresenta una pesante abdicazione del Partito democratico alle mire dei 5Stelle, che sostanzialmente vogliono distruggere la democrazia rappresentativa non tanto per innestare elementi di democrazia diretta, circostanza del tutto assente nell’attuale riforma costituzionale, ma per trasformare negli anni la rappresentanza democratica parlamentare in una farsa on-line, dove gli anziani e i meno pratici dei sistemi telematici saranno chiamati fuori dai processi democratici. Una democrazia per soli leoni da tastiera che vedono nella politica la “casta” da combattere. Questo vogliono i 5Stelle, un mutamento antropologico della democrazia.

Oggi non è in gioco solo una questione numerica, è in gioco soprattutto il ruolo del Parlamento. La composizione numerica delle Camere può anche essere ridotta, ci mancherebbe altro, ma per fare ciò occorrono contrappesi utili a bilanciare la minore rappresentanza popolare nelle aule parlamentari: dall’elezione diretta del Presidente della Repubblica all’introduzione di strumenti di democrazia diretta (come ad esempio i referendum consultivi), dall’abbassamento del quorum per il referendum abrogativo al superamento ragionato del bicameralismo perfetto. Tutto si può fare se c’è equilibrio, ma questa riforma non presenta alcun contrappeso. Nulla. Si riduce di quasi il 40% il numero dei parlamentari e basta, creando tra l’altro un serio problema di rappresentanza soprattutto al Senato.

Cose che Lei, caro Zingaretti, conosce benissimo, tant’è che in Parlamento i Dem hanno votato contro questa riforma 3 volte su 4. Il Pd ha deciso di votare a favore solo nell’ultimo passaggio alla Camera in nome di un accordo col M5S che ha riportato il Suo partito al governo, una specie di regalo inaspettato,  nonostante la sonora sconfitta alle elezioni politiche del 2018. La Costituzione è stata utilizzata come mezzo di scambio: il suo scalpo in cambio del governo.

Oggi, nonostante la base Dem sia profondamente contraria alla riforma, Lei intende sostenere ugualmente il Sì per evitare una crisi di governo. Ciò, a mio modesto parere, non è accettabile. E di tutto questo, ad assumersene la responsabilità, sarà solo Lei. Tutti i Suoi compagni di partito, tra qualche mese o anno, diranno che la responsabilità è solo Sua. E’ facile lavarsi la bocca per decenni con la parola “Costituzione” ma poi votare, nel 2012, il cappio al collo del pareggio di bilancio, e oggi un taglio dei parlamentari privo finanche del più ragionevole contrappeso. Senza parlare, poi, dell’aver consentito in questi mesi a Giuseppe Conte di limitare la libertà personale di 60 milioni di cittadini con semplici atti amministrativi (i famosi Dpcm), dimenticandosi della riserva di legge assoluta di cui all’art. 13 della Carta. Se c’è un organo in Italia che da marzo in avanti è stato sacrificato oltre misura è proprio il Parlamento, che tra poche settimane potrebbe vedersi delegittimato ulteriormente con il Sì al taglio.

Un anno fa, alla nascita dell’attuale governo, fu Lei a chiedere a Di Maio – come condizione per il Sì del Pd alla riduzione del numero dei parlamentari – una nuova legge elettorale e nuovi regolamenti parlamentari. Ad oggi nessuna delle Sue richieste ha visto la luce. E’ probabile che 5Stelle e ItaliaViva La accontentino con l’approvazione del Germanicum in Commissione alla Camera prima del referendum (che tra l’altro prevede i listini bloccati e quindi un aggravamento sulla rappresentanza democratica), ma dopo la consultazione referendaria Renzi non l’approverà in Aula. Questo lo sanno tutti. A quel punto Lei avrà sostenuto il Sì ad una riforma costituzionale che il Suo partito, e il Suo elettorato, non condividono, senza ottenere in cambio nessuno dei correttivi da Lei posti come condizione per la nascita del Conte bis.

Cambi idea, mi creda, c’è ancora tempo. E dia una chiara indicazione per il No.

La Costituzione vale più di un governo.

Giuseppe PALMA

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Consigli letterari:

1) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “Una riforma sbagliata. Dodici motivi per dire NO al taglio dei parlamentari“, Gds, febbraio 2020. Qui per l’acquisto ?: https://www.amazon.it/Una-riforma-sbagliata-Dodici-parlamentari/dp/8867829920/ref=mp_s_a_1_1?dchild=1&keywords=una+riforma+sbagliata&qid=1597305132&sr=8-1

2) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni.

Qui i link per l’acquisto:

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https://www.mondadoristore.it/Democrazia-quarantena-Come-Giuseppe-Palma-Paolo-Becchi/eai978883337153/

https://www.libreriauniversitaria.it/democrazia-quarantena-virus-ha-travolto/libro/9788833371535

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