La Costituzione è diventata una coperta corta, viene calpestata con il silenzio di chi dovrebbe rispettarla.

Lo scollamento tra popolazione e politica in Italia è sempre più profondo.

La Costituzione è diventata una coperta corta, viene calpestata con il silenzio di chi dovrebbe rispettarla.

Viene messo alla Presidenza della Corte Costituzionale un uomo della grande finanza speculativa, Giuliano Amato, la seconda pedina dopo il Presidente del Consiglio Draghi.

Presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, che, come primo provvedimento ha “salvato” il criminale “protocollo Speranza”, protocollo che “schianta” l’art. 32 della Costituzione, un uomo che a novembre 2010 definí le rivelazioni di WikiLeaks come “l’11settembre della diplomazia mondiale” e affermò che Julian Assange “vuole distruggere il mondo”.

La magistratura viene costretta a inocularsi il siero miracoloso per poi essere “libera” di giudicare il rispetto della Costituzione in merito all’obbligatorietá di somministrazione del siero.

E ora, mentre impera ancora una pandemia alimentata forzosamente da una Comunità Europea che ha fatto pressioni sulla scopritrice della variante Omicron, la prima ormai stantia notizia, copre l’ennesima seconda, che oggi è quella che, nel silenzio totale degli scodinzolanti Mass Media, tocca per la prima volta quella prima parte della Costituzione, dimostrando un interesse per i sudditi del tutto sospetto.

L’ambiente diventa così importante nel Paese tra i più inquinati del mondo, come se Totò Riina avesse promosso un’associazione per la difesa delle vittime della mafia.

Non avevano nessun bisogno di cambiare la Costituzione, che ignorano e calpestano da due anni, bastava dimostrare di voler fare concretamente qualcosa per una Pianura Padana che soffoca lentamente.

L’aver toccato la Costituzione, non può che risvegliare in me il timore che ci sia un grave interesse, quello della nuova emergenza, utile a stuprare nuovamente le libertà civili come in atto ora in una “finta emergenza” terminata già da lungo tempo e follemente gestita.

Alfonso Lanfranconi