Difesa
La Corea del Sud sceglierà di diventare una Superpotenza nucleare?
Se Trump accettasse lo status di potenza nucleare della Corea del Nord, cosa fermerebbe quella del Sud dal costruire le proprie armi atomiche? E potrebbe realizzare migliaia di testate nucleari
Sebbene il Presidente eletto Donald Trump si sia impegnato a proseguire la politica dell’Amministrazione Biden di attribuire un’alta priorità alla pace e alla stabilità nell’Indo-Pacifico, tra tutti gli alleati e amici degli Stati Uniti nella regione, la Repubblica di Corea (Corea del Sud) sembra essere la più preoccupata e nervosa per il suo ritorno in carica.
E questo a causa della “storia d’amore”, seppur fallita, di Trump con la Corea del Nord comunista, in particolare con il suo supremo Kim Jong Un, durante il suo primo mandato presidenziale.
Sebbene non sia stato confermato ufficialmente dal team di transizione di Trump, un rapporto della Reuters afferma che il team del prossimo presidente sta discutendo di “perseguire colloqui diretti con il leader nordcoreano Kim Jong Un, sperando che una nuova spinta diplomatica possa ridurre i rischi di conflitto armato” nella penisola coreana.
Si può notare che nel periodo 2017-2021 il Presidente Trump ha tenuto tre incontri con Kim a Singapore, Hanoi e al confine con la Corea (la prima volta che un Presidente degli Stati Uniti in carica ha messo piede nel Paese). Tuttavia, la loro diplomazia non ha prodotto risultati concreti, anche se Trump ha descritto i loro colloqui come un “innamoramento”.
Trump non è riuscito a convincere Kim ad abbandonare le armi nucleari della Corea del Nord, anche se era pronto a revocare molte sanzioni americane contro il Paese comunista. Questa offerta non è stata sufficiente oltre quattro anni fa, e difficilmente potrebbe esserlo oggi, ma, comunque, il dubbio resta.
Le élite strategiche sudcoreane temono che Seul possa trovarsi di fronte a scelte strategiche critiche se Trump riprenderà la sua attività diplomatica verso la Corea del Nord e questa volta riconoscerà Pyongyang come Stato nucleare.
Secondo Han Suk-hee, presidente dell’Istituto per la strategia di sicurezza nazionale con sede a Seoul, affiliato al National Intelligence Service del governo, “se gli Stati Uniti approvano la Corea del Nord come Stato nucleare in qualsiasi forma, questo sarebbe traumatico per la Corea del Sud”.
“Negli ultimi 30-40 anni, la Corea del Sud ha collaborato con i regimi di denuclearizzazione e non proliferazione guidati dagli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti approveranno la Corea del Nord come Stato nucleare, la Corea del Sud sarà una vittima”.
Han teme che “se ciò accadrà, il popolo sudcoreano approverà e sarà d’accordo su un nostro sistema di armi nucleari”.
In altre parole, il secondo mandato di Trump potrebbe riaccendere il dibattito su un obiettivo che la Corea del Sud ha abbandonato nel 1970, quando ha firmato il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP).
Tra l’altro, negli ultimi anni i sondaggi hanno rilevato un sostanziale sostegno dei sudcoreani alle armi nucleari (circa il 70% negli ultimi sondaggi). EurAsian Times ha riferito dell’esistenza di una potente scuola di pensiero in Corea del Sud che sostiene che, senza armi nucleari, diventerà schiava di una Corea del Nord nucleare.
D’altra parte, la tesi è la stessa: se il Sud, come il Nord, avesse armi nucleari, si creerebbe un equilibrio di potere nella penisola coreana e nella regione. In questo modo, la Corea del Sud diventerà anche una credibile potenza intermedia con armi nucleari in grado di prevenire lo scoppio di una guerra.
La capacità nucleare della Corea del Sud non è mai stata in discussione fin dai tempi del defunto presidente Park Chung-hee, quando l’amministrazione Nixon pensava di ridurre la presenza degli Stati Uniti nella penisola, come previsto dalla dottrina Guam (1969), secondo la quale d’ora in poi gli Stati Uniti avrebbero voluto fornire più assistenza economica e di sicurezza agli alleati piuttosto che mantenere le truppe americane in loco.
In realtà, nel 2004 Seul ha rivelato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica di aver tentato di arricchire l’uranio già nel 2000. Ha condotto l’arricchimento chimico dell’uranio dal 1979 al 1981, ha separato piccole quantità di plutonio nel 1982, ha sperimentato l’arricchimento dell’uranio nel 2000 e ha prodotto munizioni all’uranio impoverito dal 1983 al 1987.
Si dice che la Corea del Sud abbia abbastanza plutonio per produrre 5.000 testate nucleari da 100 chilotoni. Se la Corea del Sud decide di stare in piedi da sola e di mettere insieme le proprie risorse, può costruire armi nucleari in sei mesi con un investimento di un miliardo di dollari. Una cifra ridicola.
Ormai i tempi sono maturi per una Corea del Sud nucleare
A quanto pare, l’umore dei sudcoreani sulle armi nucleari dipende invariabilmente dal comportamento della Corea del Nord e dall’intensità dell’impegno americano per la loro sicurezza.
In definitiva, a differenza di altri alleati degli Stati Uniti nella regione, la Corea del Sud si trova ad affrontare una minaccia bellicosa continua (la guerra con la Corea del Nord non è mai formalmente terminata). Inoltre, nel gennaio di quest’anno, Kim ha abbandonato 80 anni di impegno per l’unificazione della penisola e ha dichiarato che la Corea del Sud è nemica del Nord. E, cosa che le élite politiche sudcoreane considerano peggiore, la Corea del Nord starebbe espandendo un complesso di produzione di armi chiave che assembla un tipo di missile a corto raggio usato dalla Russia in Ucraina.
Pyongyang ha condotto sei test nucleari dal 2006 (l’ultimo nel 2017, quando ha affermato di aver fatto esplodere una bomba all’idrogeno). Quest’anno ha lanciato circa 45 missili balistici. Kim ha ribadito che per lui il programma nucleare della Corea del Nord non è negoziabile.
Soprattutto, si dice che la Corea del Nord sia ora molto più forte a livello globale, con stretti legami con Iran, Cina e Russia. Pyongyang partecipa attivamente alla guerra in Ucraina, avendo inviato armi e schierato oltre 11.000 truppe per assistere lo sforzo bellico di Mosca. Kim ha ratificato un’alleanza militare aggiornata tra la Corea del Nord e la Russia, che si dice fornisca la base legale per l’invio di truppe in Ucraina (la lotta contro gli ucraini a Kursk è giustificata come difesa del territorio russo da un attacco).
È in questo contesto che la popolazione e le élite politiche sudcoreane sono in ansia per uno scenario in cui Trump potrebbe rivivere la sua “storia d’amore” con Kim. Si può notare che durante il suo primo mandato, si riteneva che gli impegni di Trump con Kim avessero il sostegno dell’allora amministrazione liberale Moon Jae-in della Corea del Sud (sostenitrice di concessioni unilaterali alla Corea del Nord per il riavvicinamento tra Seoul e Pyongyang). Questa volta, però, Trump dovrà fare i conti con il presidente conservatore della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, che crede nell’aumento del “potere duro” del suo Paese contro il Nord.
Allo stato attuale delle cose, in base al Trattato di mutua difesa tra Stati Uniti e Corea del Sud del 1953, Washington fornisce a Seul garanzie di sicurezza contro un attacco nordcoreano. I 28.500 soldati americani in Corea del Sud sono dislocati nelle basi lungo la costa del Mar Giallo a sud di Seul. Le guarnigioni dell’esercito e dell’aeronautica statunitensi hanno anche accesso marittimo attraverso una base navale sudcoreana.
Inoltre, come previsto dalla Dichiarazione di Washington del 2023, che ha fatto seguito all’incontro tra il Presidente Biden e il Presidente Yoon in occasione del 70° anniversario dell’Alleanza USA-Rock, la Corea del Sud è stata nuovamente coperta dall’ombrello nucleare americano. Un gruppo consultivo nucleare cerca ora di rafforzare la deterrenza estesa tra Stati Uniti e Corea del Sud, le esercitazioni militari congiunte e la pianificazione di emergenza.
Inoltre, il mese scorso (4 ottobre 2024), i due Paesi hanno concluso un accordo di misure speciali che dovrebbe entrare in vigore dal 2026 (a meno che Trump non lo annulli). In base a questo accordo di misure speciali (SMA), che sarà il dodicesimo della serie, la Corea del Sud aumenterà la sua quota finanziaria per mantenere la presenza delle truppe statunitensi a 1,19 miliardi di dollari all’anno tra il 2026 e il 2030. Si tratterebbe di un aumento dell’8,3% rispetto alla cifra attuale.
In un certo senso, questa decisione dovrebbe far piacere a Trump, che è un sostenitore di una maggiore spesa per la difesa da parte degli alleati degli Stati Uniti. Durante il suo primo mandato, la sua richiesta di maggiori finanziamenti per le truppe statunitensi in Giappone e Corea del Sud, fino a quintuplicarle, ha sollevato tensioni.
I responsabili politici coreani sperano che, una volta assunto l’incarico a gennaio, Trump mantenga l’SMA di ottobre o faccia pressioni per una rinegoziazione che aumenti ulteriormente la quota di Seul. Vorrebbero fargli notare la necessità di esaminare la presenza statunitense in Corea del Sud in un quadro più ampio.
Tra le ragioni addotte, tre sono particolarmente degne di nota:
- In primo luogo, le truppe statunitensi in Corea del Sud dimostrano l’impegno americano per la sicurezza dei suoi alleati nell’Indo-Pacifico. Dopo tutto, ha dissuaso la Corea del Nord, la Cina e la Russia dall’iniziare un’altra guerra totale nella penisola coreana in Asia per oltre 70 anni, una guerra in cui gli Stati Uniti si troverebbero quasi certamente coinvolti con costi e sacrifici molto maggiori.
- In secondo luogo, i politici coreani considerano le forze statunitensi in Corea del Sud come una componente critica della loro strategia di contenimento della Cina, dato che il loro Paese offre alle forze armate statunitensi la postazione geografica più vicina alla Cina continentale. A questo proposito, sottolineano inoltre come l’alleanza tra la Repubblica di Corea e gli Stati Uniti sia anche un comando di forze combinate unico nel suo genere, con quasi 500.000 forze della Repubblica di Corea e la leadership statunitense del Comando delle Nazioni Unite, composto da 18 membri, che non ha nulla da invidiare alle altre alleanze nell’Indo-Pacifico. Per loro, l’alleanza è, in un certo senso, una “alleanza strategica globale completa”; essa ingrandisce il potere americano nell’Indo-Pacifico senza costruire nuove basi e strutture.
- In terzo luogo, la presenza militare statunitense ha anche limitato i dibattiti in Corea del Sud sull’armamento nucleare che sicuramente seguirebbe il ritiro delle truppe statunitensi. Una Corea del Sud nucleare significa l’apertura della porta alla proliferazione degli Stati dotati di armi nucleari, compreso il Giappone. E questa sarà la più grande sconfitta della politica a lungo sostenuta dall’America di limitare il numero di Paesi in possesso di armi nucleari.
Se la Corea del Sud diventa una potenza nucleare, e, come abbiamo visto, con un armaneto potenzialmente da superpotenza, cosa fermerebbe il Giappone dal seguirla? Tokio ha potenzialmente ancora più plutonio e uranio arricchito da utilizzare. Il rischio è che la rottura della diga coreana sul nucleare porterebbe a una diffusione incontrollata dell’armanento nucleare.
Pechino accetterebbe vicini armati con qualche centinaio di testate nucleari?
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