Euro
La Commissione Europea scopre che l’euro c’entra qualcosa con questo disastro
Altro colpaccio di Voci dall’estero….
La maggior parte dei paesi europei (inclusa la Francia) hanno una disperata necessità di una svalutazione esterna, la quale è impossibile stando in un’unione monetaria, di conseguenza la svalutazione interna rimane l’unica opzione. È a questo punto che s’inserisce il famigerato concetto di austerità: da un punto di vista macroeconomico l’austerità non è tanto una pratica per rallentare la crescita del debito (anche perché né la Spagna né l’Italia hanno ridotto il ritmo di emissione del debito), quanto invece una pratica per acquisire progressivamente competitività di prezzo rispetto alla Germania: un obiettivo fondamentale per assicurare una qualche possibilità di sopravvivenza all’eurozona, cioè, abbassando i tremendi livelli di disoccupazione che assicurano quasi per certo “disordini” sociali nei mesi e anni a venire.
(divergenza nella competitività di prezzo, ndt) |
(“affidarsi solo alla riduzione dei salari non è fattibile”, la figura mostra gli squilibri di partite correnti e di posizione patrimoniale netta sull’estero, ndt) |
E qui viene il guaio, perché mentre le proteste contro l'”austerità” (che come abbiamo recentemente fatto notare non è ancora stata veramente messa in atto in Europa, certamente non in Portogallo o in Spagna) sono un evento quotidiano nella maggior parte dei paesi PIIGS, “ancora non avete visto nulla”. Il motivo: per raggiungere l’inevitabile riequilibrio macroeconomico, e per far scendere lo spread tra il costo del lavoro dell’euro-periferia e quello della Germania, la maggior parte dei paesi europei dovrà assistere ad un crollo dei salari compreso fra il 30 e il 50 percento, per compensare l’assenza di svalutazione della moneta a livello del singolo Stato. E sì, questo riguarda anche la Francia.
…dire ad un intero continente – che nella sua disperazione confida che il peggio sia già passato (come i suoi menzogneri politici non perdono occasione di far notare) – che la più forte caduta degli standard di vita deve ancora arrivare, sarebbe disumano e al limite della crudeltà. Dunque terremo la bocca chiusa e lasceremo che siano i politici europei a portare questo messaggio deprimente al loro popolo. Siamo certi che la reazione sarà più che composta.
“Dimensione sociale dell’UEMI divari macroeconomici, sociali e occupazionali tuttora crescenti minacciano gli obiettivi fondamentali dell’Unione sanciti dai trattati, ossia vantaggi generalizzati attraverso la promozione della convergenza economica e miglioramento della vita dei cittadini negli Stati membri. Il rapporto 2013 dimostra come le basi dei divari attuali siano state poste nel corso dei primi anni di introduzione dell’euro, giacché in alcuni Stati membri una crescita squilibrata, fondata sull’aumento del debito alimentato da bassi tassi di interesse e su massicci afflussi di capitale, è stata spesso associata a un andamento deludente della produttività e della competitività.Venuta meno la possibilità di svalutare la moneta, i paesi della zona euro che tentano di recuperare competitività sul versante dei costi devono ricorrere alla “svalutazione interna” (contenimento di prezzi e salari). Questa politica presenta però limiti e risvolti negativi, non da ultimo in termini di un aumento della disoccupazione e del disagio sociale e la sua efficacia dipende da molti fattori come il grado di apertura dell’economia, la vivacità della domanda esterna e l’esistenza di politiche e di investimenti che promuovano la competitività non di prezzo.”
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