Attualità
La Cina testa il concetto di più aerei stealth collegati fra di loro
In un segreto campo d’aviazione della Cina occidentale si sta testando una soluzione eccentrica al volo combinato caccia-droni
In un aeroporto ai margini meridionali del deserto nel Ningxia, nel nord-ovest della Cina, ingegneri e scienziati conducono un volo di prova su un aereo a reazione che è una novità assolutaa, effettivamente mai vista negli ultimi sessant’anni.
Secondo alcuni disegni di progetto divulgati di recente, questo misterioso aereo da combattimento, alimentato da un motore turbogetto a doppia aspirazione, vanta un design del corpo alare misto con ampie ali a delta, un segno distintivo dei caccia stealth ad alta velocità.
Ma questo aereo ha una caratteristica unica: in volo una parte delle ali può staccarsi e diventare un drone di accompagnamento e di appoggio al caccia principale.
Dopo il distacco dei droni cambia la superficie alare del caccia principale, e questo causa instabilità che, evidentemente, i cinesi pensano di poter controllare.
Il successo del volo di prova dimostra un “nuovo concetto” per il jet da combattimento di prossima generazione dell’Aeronautica Militare Cinese, secondo Du Xin, ingegnere senior dell’Istituto di Tecnologia Aerospaziale del Centro di Ricerca e Sviluppo Aerodinamico Cinese (CARDC), che è stato sanzionato dagli Stati Uniti, ma che comunque prosegue nella sua attività di progettazione. Si tratta di un concetto in cui il caccia principale viene fisicamente collegato ai droni di accompagnamento, quelli che in occidente si chiamano “Wingman”, solo che gli aerei occidentali non pensano di portarsi questi mezzi collegati all’aereo principale.
“Rappresenta una modalità avanzata di combattimento collaborativo uomo/uomo, in cui più velivoli con funzioni diverse sono integrati per un volo coordinato”, hanno scritto Du e i suoi colleghi in un articolo con revisione paritaria pubblicato il 29 maggio sulla rivista accademica cinese Advances in Aeronautical Science and Engineering. “In questo modo si possono affrontare efficacemente questioni come il disallineamento della velocità e l’incompatibilità del raggio d’azione tra velivoli con e senza equipaggio, ottenendo vantaggi complementari”.
Yang Wei, capo progettista dell’aereo J-20, ha dichiarato in diverse occasioni negli ultimi anni che la Cina sta sviluppando una nuova generazione di caccia stealth che si concentrerà sul combattimento accanto ai droni, esattamente come stanno facnedo gli USA da un lato, ma anche gli europei con il GCAP anglo-italo-nipponico. Nello stesso tempo perl nessuno aveva provatoa creare
Attualmente, il J-20 è il caccia stealth più potente della Cina e l’Aeronautica Militare cinese sta testando la sua variante a due posti, che consentirà a un pilota di dedicarsi all’interazione con i droni.
L’idea di combinare diversi velivoli per il volo non è nuova.
Gli scienziati tedeschi sono stati i pionieri di questi test durante la Seconda Guerra Mondiale con i famosi aerei Mistel, il tentativo di far guidare un bombardiere, trasformato in bomba volante, da un caccia.
Negli anni Cinquanta, poi, l’Aeronautica Militare degli Stati Uniti ha tentato di fissare due jet da combattimento alle estremità alari di un bombardiere con il ETB29A. Se da un lato questa maggiore lunghezza delle ali aumentava la portata del bombardiere, dall’altro generava forti e inaspettati vortici alle estremità alari.
Tragicamente, durante un volo di prova il 24 aprile 1953, un jet da combattimento F-84 attaccato all’estremità alare di un bombardiere B-29 si ribaltò e scontrò con l’aero madre, causando la morte di un pilota di caccia e di tutti e cinque i membri dell’equipaggio del bombardiere. Quindi la possibilità di rifornimento in volo rese questa soluzione superflua.
Ora, con la AI e la necessità di integrare i droni questa soluzione può tornare utile, sempre che si risolvano i problemi aerodinamici.
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