Attualità
La Cina supera la UE nel settore delle energie pulite
La Cina è diventata una potenza nel settore dell’energia pulita e ha superato l’UE nella ricerca sulle tecnologie pulite, come dimostra un documento preparato per la Commissione Europea.
“La Cina ha raggiunto l’UE nella spesa per la ricerca e lo sviluppo. Mentre l’intensità di R&S cinese è più che raddoppiata dal 2000, quella dell’UE è cresciuta molto più lentamente. Di conseguenza, la Cina ha raggiunto l’UE mentre gli Stati Uniti mantengono un vantaggio costante“, si legge nel documento sull’esposizione UE-Cina in materia di commercio, investimenti e tecnologia.
“La Cina sta diventando sempre più leader mondiale nella scienza e nell’innovazione, per diverse tecnologie critiche indicate nella raccomandazione della Commissione del 2023 sulle aree tecnologiche critiche per la sicurezza economica dell’UE“, scrivono gli autori dello studio per la Commissione.
“Questo aggiunge un ulteriore livello di esposizione, approfondendo potenzialmente i rischi legati alla resilienza delle catene di approvvigionamento, alla sicurezza delle infrastrutture critiche, all’armamento delle dipendenze economiche o alla coercizione economica”, hanno aggiunto.
Lo studio avverte inoltre che l’esposizione dell’UE alla Cina sta diventando sempre più tecnologica.
“La Cina vuole vincere la gara globale per la leadership nelle tecnologie chiave, che considera di importanza critica per il suo sviluppo e la sua sicurezza“, si legge nel documento.
Secondo lo studio della Commissione, “la posizione dominante della Cina nel settore manifatturiero è particolarmente evidente nell’area della tecnologia pulita“.
L’UE sta cercando di proteggere la produzione di energia pulita dalla concorrenza cinese adottando misure per aiutare le industrie di veicoli elettrici, solari ed eoliche. Da mesi il blocco sta cercando di risolvere il problema della dipendenza dalle tecnologie importate, in particolare dai prodotti più economici provenienti dalla Cina, che minano le quote di mercato dei produttori europei.
Ad esempio, il pacchetto di misure recentemente presentato dall’UE per l’industria eolica nazionale rileva che i bassi prezzi cinesi e le catene di approvvigionamento più brevi dovute al dominio cinese nella produzione di acciaio e materie prime “minano gravemente la capacità delle aziende dell’UE di competere su un piano di parità“.
Il problema è però semplice: mentre la Cina si fa pochi problemi nell’aiutare le aziende con contributi e investimenti pubblici, al contrario la UE non vuole, né può per costituzione, utilizzare lo strumento monetario per aiutare la ricerca e le aziende pubbliche o private. Con il “Freno al debito” e le norme che obbligano al contenimento del debito pubblico non si fa ricerca, investimento o men che meno si costruiscono infrastrutture. Il problema non è della Cina, il problema è della UE: senza spendere non si ottiene nulla.
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