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La Cina non si ferma: svelata la mega-nave cargo nucleare spinta da un reattore al Torio
La Cina scommette tutto sul torio: la nuova mega-nave cargo avrà un reattore nucleare a sali fusi da 200MW, una tecnologia sicura ed efficiente che gli USA abbandonarono 60 anni fa.

Pechino ha alzato il velo sulle specifiche tecniche di quella che è destinata a diventare la nave cargo “più grande del mondo” a propulsione nucleare, un colosso progettato per trasportare 14.000 container standard.
Ma la vera notizia non sono (solo) le dimensioni. Il cuore pulsante della nave sarà un rivoluzionario reattore a sali fusi basato sul torio (TMSR), con una potenza termica di 200 megawatt.
A svelare i dettagli è stato Hu Keyi, un ingegnere senior del Jiangnan Shipbuilding Group. Per dare un termine di paragone, i 200MW termici del reattore eguagliano il livello di potenza dei reattori S6W utilizzati nei sottomarini d’attacco nucleari classe Seawolf della US Navy. Un paragone che, probabilmente, a Pechino non dispiace affatto, con la differenza che un reattore a sali fusi e Torio è molto più sicuro.
Propulsione avanzata ed efficienza da record
Il concetto della nave era stato annunciato nel 2023, ma i dettagli tecnici erano scarsi. Ora sappiamo come funzionerà.
L’ingegner Hu ha spiegato che la potenza termica di 200MW non verrà utilizzata per la propulsione diretta. Verrà invece impiegata per alimentare un generatore a CO2 supercritica (sCO2) che utilizza l’efficientissimo ciclo Brayton.
Questo sistema avanzato presenta vantaggi notevoli:
- Potenza Elettrica: Genera 50 MW di potenza elettrica, sufficienti per spingere la nave per anni senza necessità di rifornimento.
- Efficienza: Il ciclo sCO2 raggiunge un’efficienza di conversione termoelettrica stimata tra il 45% e il 50%.
- Il Confronto: Si tratta di un salto quantico rispetto ai reattori a vapore convenzionali, la cui efficienza si ferma tristemente intorno al 33%.
La sicurezza prima di tutto: la scelta del Torio
Un vantaggio primario del nuovo design è la sua sicurezza intrinseca, che deriva dalla scelta del torio al posto del tradizionale uranio. Il torio è più abbondante e il design del reattore non richiede acqua per il raffreddamento, permettendo un sistema più piccolo, silenzioso e, soprattutto, sicuro.
L’ingegner Hu ha dettagliato le molteplici salvaguardie:
- Pressione Atmosferica: Il reattore opera a pressione atmosferica. Questo elimina alla radice il rischio di un accumulo esplosivo di pressione (il tallone d’Achille di molti design convenzionali).
- Auto-Regolazione: Il reattore possiede un forte “coefficiente di temperatura negativo”. In termini semplici: se la temperatura sale, la reazione nucleare rallenta naturalmente, prevenendo un evento di “runaway” (fuga termica).
- Raffreddamento Passivo: Sono presenti due sistemi passivi di rimozione del calore di decadimento. Nello scenario peggiore, il combustibile a sale fuso cadrebbe in una camera di sicurezza e si solidificherebbe, intrappolando tutti i materiali radioattivi.
- Design Modulare: L’intero reattore è un’unità modulare e sigillata con una durata di 10 anni. Dopo un decennio, il modulo viene sostituito, non rifornito in loco, riducendo drasticamente i rischi di perdite e l’errore umano. Per le emergenze, è comunque previsto un generatore diesel da 10 MWe.
La spinta strategica della Cina sul nucleare
Questa nave container non è un esperimento isolato, ma la punta di diamante della più ampia iniziativa cinese nel nucleare avanzato.
Questa mossa segue una pietra miliare storica che, secondo i rapporti, è stata raggiunta nel 2025: il reattore sperimentale al torio cinese nel deserto del Gobi è diventato il primo al mondo a raggiungere un’operazione stabile a lungo termine, dimostrando la fattibilità della tecnologia.
Proprio quella tecnologia che gli Stati Uniti avevano studiato e poi, forse con poca lungimiranza, abbandonato negli anni ’60.
La Cina sta ovviamente facendo leva sulle sue vaste riserve di torio, concentrate in particolare nella Mongolia Interna, per alimentare questa nuova generazione di reattori. Hu ha anche rivelato che Pechino sta esplorando altre navi nucleari, tra cui una petroliera Suezmax (alimentata da un reattore veloce raffreddato a piombo-bismuto) e una stazione di energia nucleare galleggiante.
A chiudere il cerchio, una recente scoperta ha ulteriormente rafforzato questa spinta: la Cina ha annunciato di aver ottenuto con successo la prima conversione in assoluto di torio in combustibile all’uranio (U-233) all’interno di un TMSR. Questa è la prova concreta della fattibilità tecnica dell’intero ciclo del torio, offrendo a Pechino una via praticabile per sfruttare le sue immense risorse interne.
Domande e risposte
Questa nave non rischia di essere una “bomba sporca” galleggiante in caso di incidente?
Il design del reattore a sali fusi (TMSR) è intrinsecamente molto più sicuro dei reattori tradizionali ad acqua pressurizzata. Funziona a pressione atmosferica, quindi non può esplodere a causa della pressione. Inoltre, utilizza meccanismi di sicurezza passivi: se la temperatura sale troppo, la reazione rallenta da sola. In caso di incidente catastrofico, il combustibile (sali fusi) si raffredderebbe e solidificherebbe, intrappolando la maggior parte dei materiali radioattivi, anziché disperderli nell’ambiente come vapore o gas.
Perché la Cina sta puntando sul torio invece che sul solito uranio?
Il torio offre diversi vantaggi strategici. Prima di tutto, è molto più abbondante dell’uranio sulla crosta terrestre e la Cina ne possiede grandi riserve. In secondo luogo, il ciclo del torio produce molte meno scorie radioattive a lunga vita rispetto al ciclo dell’uranio-plutonio. Infine, i reattori a sali fusi di torio possono essere più efficienti e compatti, non richiedendo acqua per il raffreddamento, il che li rende ideali per applicazioni navali dove lo spazio e il peso sono critici.
Quale sarebbe l’impatto economico di navi del genere sul commercio mondiale?
L’impatto sarebbe rivoluzionario. Queste navi eliminerebbero la dipendenza dal carburante fossile (bunker fuel), che è costoso, volatile nei prezzi e altamente inquinante. Una nave cargo nucleare potrebbe operare per anni, potenzialmente per un decennio, senza mai rifornirsi. Questo ridurrebbe drasticamente i costi operativi (dopo aver ammortizzato l’alto costo iniziale del reattore) e i tempi di viaggio, svincolando le rotte dalla necessità di scali di rifornimento. Darebbe alla Cina un vantaggio competitivo e strategico enorme sul controllo delle rotte marittime.








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