Energia
La Cina metterà in orbita una Centrale Elettrica Solare, battendo gli USA
La Cina batte gli USA e nel 2030 pensa di mettere in orbita la prima centrale elettrica solare orbitante in orbita bassa LEO. Un progetto che la NASA ha inseguito dagli anni settanta. In occidente Aetherflux vuole giungere a un risultato simile, ma su scala più ridotta
La Cina sta progettando di costruire un prototipo di dispositivo solare spaziale (SBSP) entro il 2030, che diventerebbe il più grande oggetto costruito dall’uomo nello spazio.
Si tratta dell’ennesimo progetto energetico di cui si parla negli USA sin dagli anni settanta, ma che invece verrà realizzato dall’antagonista orientale. Nel 1941, lo scrittore Isaac Asimov ha fatto conoscere al mondo l’energia solare spaziale. Negli anni ’70, la NASA ha esplorato l’energia solare spaziale, il cui approccio richiedeva strutture massicce e miliardarie nello spazio, utilizzando le onde radio per la trasmissione dell’energia.
Purtroppo la NASA abbandonò rapidamente l’idea. Tuttavia, le attrattive dell’energia solare trasmessa dallo spazio sono evidenti: a differenza della Terra, nello spazio la luce solare è più potente, è disponibile giorno e notte e non è influenzata dalle condizioni atmosferiche.
“La Cina produrrà questo dispositivo in meno di 20 anni e noi lo compreremo da loro“, ha avvertito Peter Garretson, uno dei maggiori esperti di SBSP e collaboratore dell’American Foreign Policy Council, durante un recente briefing con il personale del Congresso.
La posta in gioco è alta: l’energia rappresenta circa il 10% del PIL mondiale, il che significa che il primo Paese che riuscirà a costruire un’infrastruttura SBSP controllerà potenzialmente uno spazio di mercato da svariati miliardi di dollari.
Space-based solar power test: China’s Aerospace Info Research Institute under CAS carried experiments including 300m line-of-sight microwave transmission using the Zhihai research vessel & 30kg payload on small airship. Early research for potential space-based solar power project pic.twitter.com/923yNzakeR
— Andrew Jones (@AJ_FI) August 19, 2021
Si prevede che l’infrastruttura e l’industria manifatturiera SBSP a livello mondiale supereranno i 1.000 miliardi di dollari entro il 2040. Un ambizioso progetto di energia solare spaziale guidato dagli Stati Uniti si tradurrebbe in migliaia di posti di lavoro altamente retribuiti nel campo dell’ingegneria e dei servizi di supporto proprio qui sulla Terra.
Come ha avvertito David Steitz, ex vice amministratore associato per la tecnologia alla NASA, l’America rischia di perdere la corsa all’energia solare spaziale a favore della Cina, come ha fatto con l’energia solare convenzionale, se non agisce immediatamente. Secondo Steitz, quello che manca agli Stati Uniti è il coordinamento e l’impegno a livello nazionale, notando che, a differenza del programma nazionale mirato della Cina, gli sforzi statunitensi sono frammentati tra la NASA, il Dipartimento dell’Energia e il Dipartimento della Difesa, ognuno dei quali si aspetta che qualcun altro prenda l’iniziativa.
In Occidente Baiju Bhatt, uno dei co-fondatori dell’app di investimento Robinhood, ha fatto debuttare la società di energia solare spaziale Aetherflux. La startup prevede di costruire una costellazione di satelliti in orbita terrestre bassa (LEO) che utilizzeranno laser a infrarossi per trasmettere energia a piccole stazioni terrestri, con una finalità che è dieversa rispetto a quella del grande progetto cinese, cioè fornire energia elettrica da fonte solare a località isolati o difficili da raggiungere.
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