CinaEconomiaMaterie prime
La Cina lancia la “NATO dei Minerali”: Pechino blinda le Terre Rare mentre l’Occidente rincorre
Pechino crea un’alleanza con i paesi emergenti per controllare l’estrazione di terre rare. Con il 94% dei magneti in mano cinese, la transizione energetica occidentale resta ostaggio del Dragone.

Mentre l’Occidente discute di transizione verde, la Cina passa all’incasso. In una mossa che mescola abile diplomazia e brutale realismo economico, Pechino ha lanciato una nuova iniziativa di cooperazione globale sui “minerali verdi”. L’obiettivo dichiarato è nobile: salvaguardare gli interessi dei paesi in via di sviluppo. La realtà sottostante, tuttavia, suggerisce un consolidamento del dominio cinese sulle terre rare e sui materiali critici, proprio mentre gli Stati Uniti cercano affannosamente di costruire filiere alternative.
L’Alleanza per i Minerali Verdi
Durante i recenti vertici internazionali, il premier cinese Li Qiang ha svelato l’”Iniziativa di cooperazione economica e commerciale internazionale sui minerali per la transizione verdi“. Non si tratta di un semplice accordo commerciale, ma di una vera e propria asse strategico che dovrebbe includere, oltre alla Cina, più di una dozzina di nazioni chiave per l’estrazione mineraria, tra cui:
Zimbabwe
Cambogia
Nigeria
Myanmar
A questi si affianca l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO). La narrazione cinese è impeccabile: promuovere una cooperazione reciprocamente vantaggiosa, l’uso pacifico dei minerali chiave e, soprattutto, “opporsi a barriere tecnologiche e commerciali”. Tradotto dal diplomatichese: la Cina vuole assicurarsi che la catena di approvvigionamento rimanga aperta e sotto la sua egida, rendendo vani i tentativi di decoupling (sganciamento) occidentali.
L’obiettivo è chiaro: mantenere sotto controllo le catene che forniscono globalmente i minerali strategici ed evitare che qualche paese si faccia affascinare dagli investimenti occidentali, deviando i flussi di questi metalli, o ceda alle pressioni tariffarie di Washington.
Il dominio cinese in numeri
Per capire perché questa mossa spaventa Washington e Bruxelles, basta guardare i dati forniti dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA). La concentrazione della filiera delle terre rare è talmente elevata da rendere l’OPEC, al confronto, un libero mercato concorrenziale.
Ecco la “fotografia” del monopolio cinese nell’ultimo anno:
| Fase della Filiera | Quota di Mercato Cinese |
| Estrazione | 59% |
| Raffinazione | 91% |
| Magneti Permanenti | 94% |
Il dato sui magneti permanenti è quello che deve far riflettere di più. Questi componenti sono il cuore pulsante di auto elettriche, turbine eoliche, robotica industriale e sistemi di difesa. Vent’anni fa la Cina ne produceva il 50%; oggi, con il 94%, ha in mano l’interruttore della transizione energetica globale.
La Risposta Americana e la “Dottrina Trump”
La mossa di Pechino non avviene nel vuoto. Arriva proprio mentre gli Stati Uniti stanno cercando di radunare gli alleati occidentali per spezzare questo monopolio. L’amministrazione americana (con una strategia che vede continuità anche nell’ottica di un approccio “Trumpiano”) sta finanziando l’acquisto di quote di minoranza in progetti di terre rare e litio in Nord America. L’obiettivo è creare catene di approvvigionamento per i magneti che siano totalmente indipendenti dalla Cina.
Tuttavia, costruire raffinerie e formare tecnici richiede anni, mentre l’alleanza proposta da Li Qiang è pronta a cementare i rapporti con il “Sud Globale” ora, offrendo infrastrutture e mercato in cambio di fedeltà sulla fornitura grezza.
Oltre i Minerali: La Visione di Li Qiang
Il premier cinese non si è limitato ai minerali. Nel suo intervento al G20, ha delineato una strategia a tutto tondo per posizionare la Cina come leader responsabile del mondo in via di sviluppo, toccando tre punti cardine:
Transizione Verde e Giusta: Pechino spinge per il principio delle “responsabilità comuni ma differenziate”. In sostanza, i paesi ricchi devono pagare di più per il clima, mentre la Cina si offre di fornire le tecnologie (che lei stessa produce) ai paesi emergenti.
Sicurezza Alimentare: Di fronte alle crisi sovrapposte, la Cina propone di ottimizzare la circolazione globale del cibo e rafforzare la cooperazione agricola tecnologica, presentandosi come garante contro la fame e la povertà.2
Intelligenza Artificiale: Li ha messo in guardia contro il “divario di intelligenza”, proponendo una governance dell’AI che sia gestita in ambito ONU e non solo dai club esclusivi dell’Occidente, promuovendo l’idea di un “open science”.
Conclusioni
La Cina sta giocando una partita a scacchi molto sofisticata. Mentre l’Occidente si concentra su alleanze militari o su standard ambientali spesso punitivi per i paesi poveri, Pechino offre investimenti e un mercato sicuro per le risorse naturali, legando a sé i fornitori di materie prime essenziali. Nello stesso tempo l’intervento cinese spesso non è meno invasivo di quello occidentale, anzi i debiti causati dagli investimenti infrastrutturali di Pechino hanno spesso causato notevole insoddisfazione.
L’iniziativa sui minerali verdi non è solo ecologia: è la polizza assicurativa della Cina per rimanere la fabbrica del mondo anche nel XXI secolo.
Domande e risposte
Perché la Cina ha bisogno di un’alleanza se domina già il mercato?
La Cina controlla la raffinazione (91%) e la produzione di magneti (94%), ma l’estrazione (59%) è più diversificata. Creando un’alleanza con paesi ricchi di risorse come Nigeria e Zimbabwe, Pechino si assicura che la materia prima grezza continui a fluire verso le sue raffinerie, prevenendo che questi paesi stringano accordi esclusivi con l’Occidente che cerca disperatamente fonti alternative. È una mossa difensiva per blindare l’intera filiera dall’inizio alla fine.
L’Occidente può rendersi indipendente dalle terre rare cinesi?
In teoria sì, ma è estremamente difficile e costoso. Costruire una filiera alternativa richiede anni per i permessi minerari, enormi investimenti in tecnologie di raffinazione (spesso inquinanti) e il know-how tecnico che la Cina ha accumulato in decenni. Gli sforzi USA e UE stanno aumentando, ma nel breve-medio termine, la dipendenza da Pechino per i magneti e le batterie rimarrà una realtà strutturale per l’industria green e la difesa.
Cosa c’entra l’Intelligenza Artificiale con i minerali?
Sono due facce della stessa medaglia tecnologica. I minerali servono per l’hardware (chip, data center, energia), mentre l’AI è il software del futuro. Menzionando entrambi, Li Qiang segnala che la Cina vuole essere leader nell’intera infrastruttura del futuro. Inoltre, proponendo una governance “aperta” sull’AI, la Cina cerca di accreditarsi come paladina dei paesi emergenti contro il presunto monopolio tecnologico delle aziende americane della Silicon Valley.3









You must be logged in to post a comment Login