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La Cina fa il pieno: stoccaggio di petrolio in accelerazione a Ottobre. Una polizza assicurativa contro il caos globale?

La Cina accumula petrolio a ritmi record: 690mila barili al giorno nelle scorte a ottobre. Una mossa strategica che stabilizza i prezzi globali e crea uno scudo contro le sanzioni

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Mentre l’Occidente discute animatamente di transizione energetica e fine dei combustibili fossili, il Dragone continua a muoversi con il consueto pragmatismo: comprare quando serve, accumulare per sicurezza. Secondo i dati rielaborati dall’analista di Reuters Clyde Russell, la Cina ha aumentato significativamente il ritmo di stoccaggio del petrolio greggio nel mese di ottobre, portandolo a circa 690.000 barili al giorno.

Un salto notevole rispetto ai 570.000 barili giornalieri di settembre, che segnala una strategia precisa: approfittare dei prezzi o prepararsi a tempi incerti.

I Fondamentali: Tra Raffinazione e Importazioni

Per comprendere la dinamica, bisogna guardare ai numeri nudi e crudi, ripuliti dalla retorica. Il mercato petrolifero cinese si muove su due binari: quanto entra (import + produzione) e quanto viene consumato (raffinazione).

Ecco una sintesi dei dati rilevati a Ottobre:

  • Capacità di raffinazione (Throughput): 14,94 milioni di barili/giorno (bpd).
  • Importazioni: 11,39 milioni bpd.
  • Produzione interna: 4,24 milioni bpd.
  • Offerta totale: 15,63 milioni bpd.

La matematica, in questo caso, è semplice e spietata. Se l’offerta totale è di 15,63 milioni di barili e le raffinerie ne lavorano 14,94 milioni, la differenza finisce nelle scorte strategiche (o commerciali).

Sebbene la lavorazione nelle raffinerie sia calata rispetto al picco biennale di settembre (15,26 milioni bpd), il dato di ottobre mostra comunque un aumento del 6,4% su base annua. Segno che, nonostante la frenata immobiliare e le incertezze economiche, la “fame” di energia della Cina resta solida.

Il calcolo dello stoccaggio

La tabella seguente riassume il flusso del greggio cinese a Ottobre:

VoceMilioni di Barili/Giorno (bpd)Note
Importazioni11,39Greggio dall’estero
Produzione Locale4,24Estrazione interna
TOTALE OFFERTA15,63Disponibilità totale
Raffinazione14,94Consumo reale stimato
STOCCAGGIO (Surplus)~0,69Accumulo scorte

Nota: Una parte minore di questo surplus potrebbe essere assorbita da piccole raffinerie indipendenti non tracciate nei dati ufficiali, ma la tendenza all’accumulo è inequivocabile.

L’impatto sui prezzi globali: il cuscinetto cinese

Perché questo dato è rilevante per un lettore italiano o per i mercati globali? Perché questo accumulo metodico è diventato, paradossalmente, un fattore di stabilità dei prezzi.

La Cina, essendo il più grande importatore mondiale di petrolio, sta costruendo quello che in economia si definisce un “buffer stock”, un cuscinetto di sicurezza. La logica è ineccepibile: se Pechino ha i serbatoi pieni, in caso di interruzioni improvvise della catena di approvvigionamento (guerre, sanzioni, blocchi logistici), non sarà costretta a riversarsi sul mercato “spot” in preda al panico, facendo schizzare i prezzi alle stelle.

Questo comportamento agisce come un calmante sulle quotazioni del Brent e del WTI. Gli operatori sanno che la Cina è “coperta”. A questo si aggiunge la narrazione sulla rapida adozione dei veicoli elettrici nel mercato auto più grande del mondo, che funge da ulteriore freno psicologico alle speculazioni rialziste.

Gli stoccaggi cinesi sono quasi pieni

Uno sguardo al 2024: quasi un milione di barili al giorno

Allargando lo sguardo ai primi dieci mesi dell’anno, la strategia cinese appare ancora più imponente. La media di stoccaggio da gennaio a ottobre è stata di 900.000 barili al giorno.

Si tratta di una quantità enorme, che garantisce a Pechino una notevole tranquillità operativa anche di fronte a scenari geopolitici complessi, come le recenti sanzioni statunitensi contro entità legate al petrolio russo (Rosneft e Lukoil). Mentre l’Occidente sanziona, la Cina stocca. Una lezione di realpolitik energetica che non dovremmo sottovalutare.

Domande e risposte

Perché la Cina sta accumulando così tanto petrolio se l’economia rallenta?

La Cina segue una logica di sicurezza nazionale più che di pura domanda immediata di mercato. Accumulare riserve quando i prezzi sono relativamente stabili permette di proteggersi da shock futuri, come conflitti in Medio Oriente o nuove sanzioni. È una strategia anticiclica: si compra per avere un’assicurazione sulla continuità produttiva, indipendentemente dalle fluttuazioni economiche a breve termine.

Questo accumulo fa aumentare il prezzo della benzina anche da noi?

Paradossalmente, al momento ha l’effetto opposto o neutro. Se la Cina comprasse in preda al panico per carenza di scorte, i prezzi volerebbero. Sapere che Pechino ha un “cuscinetto” (buffer) enorme tranquillizza i mercati: in caso di crisi, la Cina non dovrà accaparrarsi ogni barile disponibile, lasciando più offerta per gli altri e mantenendo i prezzi globali più stabili.

L’aumento delle auto elettriche in Cina non dovrebbe ridurre la domanda di petrolio?

È vero che l’adozione di EV in Cina è rapida, e questo modera la crescita futura della domanda. Tuttavia, i dati mostrano che la raffinazione è comunque cresciuta del 6,4% su base annua. Il petrolio serve non solo per le auto, ma per la plastica, l’industria petrolchimica, i trasporti pesanti e l’aviazione. La transizione è in atto, ma il petrolio resta ancora il sangue del sistema industriale.

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