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La Cina si porta in vantaggio nella realizzazione nella realizzazione della fusione nucleare

Terminato lo studio di fattibilità della fusione nucleare nel nuovo tokamak cinese HH-70 in grado di raggiungere la superconduttività ad alta temperatura

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HH700, il tokamak della Singularity

Finalmente si muove qualcosa anche sul lato della fusione nucleare in Tokamak: la cinese  Energy Singularity, con sede a Shanghai, ha effettivamente completato la verifica di fattibilità ingegneristica della superconduzione ad alta temperatura per il suo dispositivo tokamak Honghuang 70 (HH70), conferendo alla Cina un vantaggio da prima mossa nel campo critico della fusione a confinamento magnetico con superconduttori ad alta temperatura. Energy Singularity è diventata anche la prima società commerciale al mondo a costruire e gestire un tokamak interamente superconduttore.

“I lavori di progettazione del dispositivo sono iniziati nel marzo 2022 e l’installazione complessiva è stata completata alla fine di febbraio di quest’anno, stabilendo il record più veloce per la ricerca e la costruzione di dispositivi tokamak superconduttori a livello mondiale”, ha rivelato Yang Zhao, amministratore delegato di Energy Singularity.

Il risultato è eccezionale, soprattutto se confrontanto con quello che è stato fatto da altri progetti costosissimi e attivi ormaai da decenni. Secondo Yang, l’utilizzo di materiali superconduttori ad alta temperatura può ridurre il volume di un dispositivo a circa il 2% di quello dei tradizionali dispositivi superconduttori a bassa temperatura, consentendo di abbreviare il periodo di costruzione del dispositivo da circa 30 anni a soli 3-4 anni.

Sempre secondo il responsabile di progetto, l’azienda possiede i diritti di proprietà intellettuale indipendenti dell’HH70, sviluppati all’interno della cina per il 96%, aggiungendo che tutti i sistemi di magneti del dispositivo sono costruiti con materiali superconduttori ad alta temperatura. Nonostante il lodevole successo, Energy Singularity non si sta adagiando sugli allori: Yang ha infatti rivelato che l’azienda ha in programma di completare il tokamak di nuova generazione ad alto campo magnetico e superconduttore ad alta temperatura, denominato HH170, con un guadagno energetico equivalente (Q) deuterio-trizio superiore a 10 entro il 2027.

Nel linguaggio della fusione, il valore Q riflette l’efficienza energetica del reattore a fusione, cioè il rapporto tra l’energia generata dal dispositivo e l’energia immessa necessaria per sostenere la reazione di fusione. Un valore Q superiore a 1 significa che il reattore genera più energia di quella che consuma, che è essenzialmente ciò che la ricerca sulla fusione sta cercando di ottenere in un reattore commerciale da decenni. Attualmente, il massimo fattore Q raggiunto dagli scienziati è di appena 1,53.

Un successo da comparare con i flop europei

Sono passati sette decenni da quando gli scienziati hanno iniziato a lavorare sulla tecnologia della fusione nucleare, con il fascino di un’energia pulita quasi illimitata che si è rivelato troppo potente per resistere. Sfortunatamente ogni volta che si risolveva un problema, sembrava che se ne ponesse un altro facendo sembrare l’obiettivo sempre più lontano nel tempo.

Per quasi due decenni, le speranze del mondo di costruire una centrale a fusione nucleare pratica sono state riposte nel Reattore Termonucleare Sperimentale Internazionale (ITER), con sede in Francia, finanziato e gestito da sette Paesi membri dal 2006. Come molti progetti di energia nucleare, ITER è stato messo sotto osservazione per i ripetuti ritardi e gli enormi sforamenti dei costi. In effetti, Charles Seife, direttore dell’Arthur L. Carter Institute of Journalism della New York University, ha recentemente denunciato ITER per mancanza di trasparenza.

Secondo Seife, i costi del progetto ITER hanno superato i 20 miliardi di euro (21,8 miliardi di dollari), più di quattro volte il budget originale di 5 miliardi di euro (allora 5,5 miliardi di dollari) e con quasi un decennio di ritardo rispetto alla data di consegna del 2016. ora si parla di cosenga per il 2035, quando ormai ci saranno già piccoli reattori a fusione funzionanti. Miliardi di euro gettati al vento per coseguire una chimera.

 

Progettazione di piccoli reattori

Energy Singularity non è l’unica startup nel campo della fusione a perseguire progetti di reattori di piccole dimensioni. La Commonwealth Fusion Systems, con sede a Deven, nel Massachusetts, sta collaborando con il MIT per costruire il suo piccolo reattore a fusione. Denominato Sparc, il reattore ha un volume pari a circa 1/65 del reattore di ITER. Il reattore sperimentale dovrebbe generare circa 100 MW di energia termica in impulsi di circa 10 secondi – esplosioni abbastanza grandi da alimentare una piccola città.

Quindi il grande progetto europeo è fallito, mentre nella fusione “Piccolo è bello”. Chissà se qualcuno nella vecchia Europa se ne renderà conto. 


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