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La Cina a due velocità: boom di import di petrolio, ma crollano le altre materie prime. Che succede?
La fame di greggio della Cina non si ferma: import al record del 2024. Ma il crollo di carbone e gas svela un’economia a due velocità.

Mentre in Occidente si dibatte sulla tenuta della domanda di greggio, la Cina presenta un quadro a tinte forti, quasi contraddittorio. A ottobre, le importazioni cinesi di petrolio sono balzate dell’8,2% su base annua, raggiungendo la notevole cifra di 11,4 milioni di barili al giorno (bpd), il livello più alto registrato quest’anno. Un dato che, tuttavia, stride con la brusca frenata registrata su quasi tutte le altre principali materie prime.
Il motore di questa impennata del greggio? Le raffinerie. Il throughput (il volume di petrolio lavorato) è ai massimi dell’anno, spinto, come nota Emma Li, analista di Vortexa, dal miglioramento dei margini di raffinazione. In termini semplici: raffinare il petrolio è tornato a essere un affare molto profittevole.
Ma non si tratta solo di libero mercato. Come spesso accade a Pechino, c’è una strategia precisa. Sono soprattutto le raffinerie statali ad aver premuto sull’acceleratore nella seconda metà dell’anno. L’obiettivo sembra duplice:
- Guadagnare quote di mercato interno (spesso a scapito dei raffinatori privati indipendenti).
- Massimizzare l’utilizzo delle quote di esportazione di carburante (come diesel e benzina), approfittando dei margini favorevoli.
Questa corsa alla raffinazione ha avuto l’effetto di rallentare visibilmente l‘accumulo delle scorte di greggio onshore. Scorte che, peraltro, rappresentano un vero e proprio “tesoro di guerra” per Pechino: si stima che la Cina possegga tra 1,2 e 1,3 miliardi di barili tra riserve strategiche e commerciali. Un cuscinetto colossale che, nei mesi scorsi, ha di fatto agito da “pavimento” (o floor) per i prezzi globali del petrolio, assorbendo l’eccesso di offerta e bilanciando i timori di un crollo delle quotazioni.
La frenata delle altre Commodity
Se il petrolio brinda, il resto dell’economia delle materie prime sembra soffrire. I dati di ottobre mostrano un calo significativo per tutto il resto, come mostrato da Bloomberg:
- Carbone: Le importazioni sono scese ai minimi da tre mesi. La causa principale è l’elevata produzione interna e i livelli di scorte già molto alti.
- Gas (LNG): Anche gli acquisti di gas naturale liquefatto sono in calo, sostituiti dalla crescente produzione nazionale e dall’aumento dei flussi via gasdotto (presumibilmente dalla Russia e dall’Asia centrale).
- Acciaio e Minerale di ferro: Entrambi i settori, fondamentali per l’edilizia, hanno registrato un calo delle importazioni rispetto a settembre.
Il quadro che emerge è quello di un’economia cinese complessa, ancora affamata di petrolio per alimentare la sua macchina industriale e di esportazione, ma forse più autosufficiente (o semplicemente più lenta) su altri fronti cruciali come l’energia per il riscaldamento e l’edilizia. Oppure, semplicemente, Pechino si aspetta una forma di shock petrolifero e comula al massimo le proprie riserve, mentre il resto dell’economia è poco brillante. L’evoluazione delle importazioni di petrolio mostrerà la verità sull’economia cinese.
Domande e risposte
Perché la Cina importa più petrolio se la sua economia mostra segni di rallentamento? L’aumento dell’import di greggio a ottobre non è legato tanto a un boom della domanda interna (es. più auto in circolazione), quanto alla redditività delle raffinerie. I margini di profitto sulla trasformazione del petrolio in carburanti sono alti. Le aziende statali stanno quindi raffinando al massimo, sia per il mercato interno sia per esportare benzina e diesel. È una scelta strategica e di profitto industriale.
Le enormi scorte di petrolio cinesi sono un problema per il resto del mondo? Dipende. Finora sono state una benedizione per i mercati. Accumulando scorte (si parla di 1,2-1,3 miliardi di barili), la Cina ha assorbito l’eccesso di produzione globale, sostenendo i prezzi ed evitando un crollo. Funzionano come un “pavimento”. Il rischio, teorico, è che se Pechino decidesse di smettere di comprare per usare le sue riserve, i prezzi globali potrebbero subire un duro colpo.
Come mai la Cina acquista meno carbone e gas (LNG) se sta comprando più petrolio? Perché sta diversificando le fonti e aumentando la produzione interna. Sul fronte del carbone, la produzione nazionale cinese è molto alta e le scorte sono già piene, riducendo la necessità di importare. Per il gas (LNG), che arriva via nave, la domanda è scesa perché la Cina sta producendo più gas internamente e, soprattutto, sta ricevendo più gas (spesso più economico) attraverso i gasdotti terrestri, come quelli dalla Russia.








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