Attualità
«LA BENZINA A SEIMILA LIRE IN CASO DI USCITA DALL’EURO!!!!» (me l’ha detto mio cugggino)
Nelle discussioni da forum spunta sempre quello che scrive
«Eheheh (la so lunga io) quello che tu non ci dici è che se usciamo dall’euro avremo una svalutazione del 30% e quindi perderemo il 30% del potere d’acquisto!!!!»
Con tutte le varianti ben note: “perderemo il 30% del PIL”, “perderemo il 30% dei risparmi”, “l’energia costerà il 30% in più perché importiamo tutto il petrolio”, “i salari caleranno del 30% perché verranno pagati in lirette svalutate” fino ad arrivare all’immancabile “la benzina costerà 6’000 lire!” che chiude le discussioni lasciando tutti storditi.
A parte risposte scherzose tipo “se fosse vero, con la rivalutazione dell’euro del 30% gli italiani avrebbero dovuto avere un aumento di salario del 30%”, osservazione che cade nel vuoto (il pro-euro non ha senso dell’umorismo), o che riceve risposte del genere “ah ah ah tu vai contro la matematica”, oppure “eh eh eh non sai nulla di economia!”, il problema vero è che dimentichiamo spesso che la conoscenza di base economica del cittadino è molto scarsa. Le affermazioni tipo “la benzina a seimila lire” o “con la liretta avremo svalutazione a due cifre” sono suggestive e restano impresse nelle menti semplici.
Purtroppo nella scuola dell’obbligo e nei licei non si insegna nemmeno l’ABC dell’economia, questa disciplina cosi’ fondamentale per capire il mondo attuale.
Dovremmo quindi tutti sforzarci di usare un linguaggio diverso e più semplice, sul tipo di quello della Picierno magari con la sua lista della spesa.
Oltretutto la domanda è legittima: come incide sulle nostre tasche una svalutazione? Cerchiamo di rispondere coi dati, com’è nello stile di Scenari Economici, ma senza complicare oltre il necessario
Il potere d’acquisto cala dopo una svalutazione?
Si’, ma meno di quello che molti pensano. Iniziamo con le definizioni: inflazione e svalutazione sono due cose diverse:
- Inflazione: aumento dei prezzi interni, o anche “aumento del costo della vita”
- Svalutazione: deprezzamento (diminuzione del valore) di una valuta rispetto ad altre valute
La domanda corretta è dunque: di quanto aumenta il costo della vita dopo una forte svalutazione della moneta nazionale?
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Lo studio: l’inflazione a valle di forti svalutazioni
Tre economisti USA hanno analizzato nel 2002 nove casi di svalutazione massiccia, avvenuti dal 1993 al 2000. Il titolo della loro ricerca è auto-esplicativo: WHY ARE RATES OF INFLATION SO LOW AFTER LARGE DEVALUATIONS? (Perché i tassi di inflazione sono cosi’ bassi dopo grandi svalutazioni?).
I casi di svalutazione studiati sono quelli di Finlandia (1993-94), Svezia (1993-94), Messico (1995-96), Corea del Sud (1998), Tailandia (1998-99), Malesia (1998-99), Filippine (1998-99), Indonesia (1998-99) e Brasile (1999-2000).
Eccone una sintesi:
- Tutti gli episodi hanno registrato svalutazioni superiori del 38% rispetto al dollaro
- In tutti gli episodi (meno il Messico) il tasso di inflazione misurato dal CPI (indice dei prezzi al consumo) è molto basso (very low) rispetto al deprezzamento del tasso di cambio
- Per fare une esempio, nel caso della Corea la svalutazione (1998) fu del 41,2%, e l’inflazione resto’ al 6,6%.
- Sempre in Corea il secondo anno l’inflazione fu del 7,6%. L’inflazione pre-svalutazione era tra il 4 e il 5%
- Le ragioni identificate dagli autori per questa bassissima inflazione dopo massicce svalutazioni sono essenzialmente le seguenti:
- L’inflazione dei beni non-tradable (beni e servizi che possono essere consumate solo localmente, come la ristorazione o le pulizie) resta bassa o addirittura negativa
- Le ragioni del calo dei prezzi dei non-tradable non sono chiare
- I consumi si orientano su prodotti locali, sostituendo una parte di prodotti importati con prodotti di qualità inferiore
- L’import diminuisce fortemente, riducendo l’inflazione importata
- La recessione che precede molti episodi di svalutazione riduce i consumi e contribuisce a tenere i prezzi bassi
- Molti episodi di svalutazione sono accompagnati da strette creditizie, che riducono la disponibilità delle famiglie
E’ importante sottolineare che recessione e stretta creditizia non sono causate dalla svalutazione quanto dalle crisi economiche che le precedono e accompagnano.
Di quanto aumenta l’inflazione dopo una svalutazione?
Vi propongo una tabella approssimativa, senza pretese anche se basata sui dati reali. Approssimativa perché assume che il delta inflazione sia interamente dovuto al deprezzamento.
Inflazione (CPI) |
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Svalutazione su dollaro |
1° anno | 2° anno | anno precedente |
differenziale inflazione su 1° anno |
coefficiente di trasmissione del cambio all’inflazione (passthrough) | |
Corea | 41% | 6,6% | 7,4% | 4,5% | 2,1% | 0,05 |
Tailandia | 49,7% | 10,1% | 8,9% | 6% | 4,1% | 0,08 |
Malesia | 48,2% | 5,7% | 8,1% | 2% | 3,7% | 0,08 |
Filippine | 42,6% | 10,1% | 15,7% | 5,5% | 4,6% | 0,11 |
Messico | 80% | 39,5% | 64% | 10% | 29,5% | 0,37 |
Brasile | 42,4% | 8,7% | 15,4% | 3% | 5,0% | 0,13 |
Finlandia | 38,2% | 2% | 3,9% | 2% | 0.0% | 0,0 |
Svezia | 40,2% | 4,1% | 6,6% | 2% | 2,1% | 0,05 |
Indonesia | 171% | 44,9% | 66,8% | 10% | 34,9% | 0,20 |
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Conclusioni
Tre considerazioni:
- la svalutazione non si traduce mai integralmente in inflazione (ovvietà)
- Il coefficiente di trasferimento del deprezzamento del cambio all’inflazione è sempre molto inferiore rispetto alla svalutazione
- In maniera approssimativa il delta inflazione dovuto alla svalutazione si situa tra un ventesimo (paesi avanzati) e un decimo/un quinto (paesi emergenti) dell’entità numerica del deprezzamento della valuta
Questi fatti sono confermati dai recenti episodi di svalutazione in area UE (Svezia, UK, Ungheria).
In conclusione: la perdita di potere d’acquisto legata all’inflazione è sempre bassa se non molto bassa relativamente all’entità della svalutazione, specialmente nei paesi ad economia avanzata.
E adesso sapete che link mettere nelle discussioni con i pro-euro …
http://rcer.econ.rochester.edu/RCERPAPERS/rcer_486.pdf
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