La BCE ritocca i tassi solo dello 0,25%, ma la crescita non c’è e non ci sarà

La BCE ha tagliato il tasso di deposito  di 25 punti base, portandolo al 3,5%, per alleggerire le restrizioni di politica monetaria, riflettendo un aggiornamento delle prospettive di inflazione e una migliore trasmissione della politica.

Inoltre, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di prestito marginale sono stati abbassati rispettivamente al 3,65% e al 3,90% a partire dal 18 settembre.

La BCE rimane impegnata a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%, adeguando i tassi in base ai dati e alle condizioni economiche, senza impegnarsi in un percorso specifico dei tassi.

Le proiezioni sull’inflazione rimangono in linea con le previsioni precedenti: 2,5% nel 2024, 2,2% nel 2025 e 1,9% nel 2026, anche se si prevede un aumento a breve termine, quando il calo dei prezzi dell’energia svanirà dai confronti annuali.

L’inflazione core dovrebbe diminuire dal 2,9% nel 2023 al 2,0% nel 2026, nonostante un’inflazione dei servizi leggermente più alta.

Le pressioni inflazionistiche interne sono ancora elevate a causa dell’aumento dei salari, ma la moderazione del costo del lavoro e i profitti delle aziende contribuiscono ad attutire l’impatto.

Quindi alla fine la BCE ha fatto il minimo possibile, con un taglio pari solo allo 0,25%, un 0,5% da inizio anno. Poco, pochissimo, considerando che ormai l’inflazione è morta e  l’economia sta male: la crescita si prevede che sarà solo dello 0,8% in tutta l’Euro Area e , secondo Ifo, sarà un bello zero in Germania.

Nonostante questo parlano ancora di “Inflazione”, quando questa sarà solo, se ci sarà, importata da fattori esterni, non da crescita interna. Però la cosa non interessa ai banchieri centrali di un’istituzione nata per reprimere l’economia, anche a costo di creare povertà. Cosa che le sta riuscendo benissimo