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La banca informale cinese Zhongzhi dichiara bancarotta. Il governo cerca una rapida soluzione. Momento Lehman?

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La banca irregolare, ma enorme,  cinese Zhongzhi ha presentato istanza di fallimento, secondo quanto dichiarato venerdì dalla Prima Corte Intermedia del Popolo di Pechino, che ha accettato la richiesta di liquidazione.

Zhongzhi ha dichiarato di non essere “ovviamente” in grado di ripagare i propri debiti, secondo quanto riportato nella dichiarazione, visionata da Bloomberg.

A novembre Zhongzhi aveva dichiarato un ammanco di ben 36,4 miliardi di dollari e aveva comunicato agli investitori, in una lettera aperta, di essere “gravemente insolvente”, aggiungendo che la gestione si era “scatenata” dopo la morte nel 2021 del fondatore dell’azienda, Xie Zhikun.

Un audit ha calcolato i debiti di Zhongzhi, a novembre, tra i 420 e i 460 miliardi di yuan (64,4 miliardi di dollari), a fronte di un patrimonio di 200 miliardi di yuan (28 miliardi di dollari). Al suo apice, l’azienda aveva gestito più di 140 miliardi di dollari, come riporta Bloomberg.

Zhongrong International Trust, una filiale di Zhongzhi, contava circa 108 miliardi di dollari di asset in gestione alla fine del 2022, secondo il Wall Street Journal. Tuttavia, diverse società cinesi hanno dichiarato nei documenti di non aver ricevuto i pagamenti degli interessi o del capitale previsti per i prodotti gestiti da Zhongrong.

Giorni dopo la lettera aperta di Zhongzhi, il ramo di gestione patrimoniale del prestatore è stato oggetto di un’indagine di polizia per reati non identificati, come riporta il Financial Times.

Il fallimento di Zhongzhi mette in luce le potenziali falle del settore fiduciario cinese da 2,9 trilioni di dollari, un’area grigia del sistema finanziario poco regolamentata che offre prodotti di investimento a persone e aziende facoltose. Il settore è una fonte cruciale di alternative per i suoi mutuatari, che includono sviluppatori immobiliari e governi locali.

Negli ultimi anni, il governo cinese ha intensificato le pressioni per ridurre l’esposizione dei fondi fiduciari al settore immobiliare. L’esposizione delle società fiduciarie cinesi al settore immobiliare nel secondo trimestre del 2023 è scesa al 6,7%, dal 15% del 2019, come riporta il Financial Times, citando una ricerca di Natixis.

I fondi fiduciari di Zhongrong detenevano l’11% del loro patrimonio nel settore immobiliare nel 2022, secondo il rapporto annuale della società, visionato dal Wall Street Journal.

“Il persistente declino del mercato immobiliare, unito a politiche rigorose e all’aumento delle misure finanziarie anticorruzione, ha ostacolato la raccolta tempestiva degli asset”, ha dichiarato a Bloomberg Zhao Jian, responsabile dell’Atlantis Financial Research Institute di Pechino. “Riscattare questi asset è diventato estremamente difficile”.

Un gestore di fondi con sede a Hong Kong e appartenente a un gruppo finanziario cinese ha dichiarato al Financial Times che è “piuttosto sorprendente” che Zhongzhi sia andata “direttamente in liquidazione” perché altre aziende cinesi con pagamenti mancati hanno spesso scelto di ritardare l’inizio della ristrutturazione.

Zhaopeng Xing, stratega senior per la Cina presso ANZ, ha dichiarato al Wall Street Journal che il rischio di contagio da parte di Zhongzhi è passato, aggiungendo che i contabili hanno passato mesi a esaminare i libri contabili dell’azienda e a quantificarne i rischi.

Ma Xiaoxi Zhang, analista di Gavekal Dragonomics, ha affermato che l’impatto a catena è ancora possibile.

“Il sentimento degli investitori nazionali potrebbe peggiorare, soprattutto per gli investitori facoltosi”, ha dichiarato al Wall Street Journal. “E, naturalmente, è probabile che altre istituzioni bancarie ombra seguano l’esempio”.

Sinora le autorità cinesi non avevano  permesso il fallimento delle grandi società bancarie/creditizie o legate al settore immobiliare. Per fare un esempio evergrrande è ancora una società in ristruttorazione e, nonostante l’enorme indebitamento, non è ancora fallita. Il zatto che Zhongzhi, i cui problemi sono noti da ottobre-novembre, venga invece guidata verso una bancarotta indica un  cambiamento nella politica delle autorità di Pechino.

Sembra che il governo ora cerchi una rapida soluzione al problema dei creediti in sofferenza, invece che lanciare delle lunghe e apparentemente interminabili ristrutturazioni. Forse dietro questa decisione vi è la consapevolezza che la liquidazione degli immobili svalutati non potrà avvenire senza realizzare perdite enormi, tali da giustificare il vero e proprio fallimento di questi istituti.

Questi calcoli però possono portare a un “Momento Lehman”: come accadde nell’ottobre 2008 far fallire una banca, o una quasi banca non regolata, può scatenare il panico sul mercato e portare al fallimenti di un settore da 2900 miliardi di dollari, con ricadute devastanti. Se Zhongzhi si porterà dietro altre banche ombra la ricaduta sulla ricchezza delle famiglie cinesi sarà tale da portare a un impoverimento sensibile e quindi al calo dei consumi interni cinesi, innescando una crisi economica dai risultati difficili da prevedere. 


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