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Ken Griffin (Citadel) lancia l’allarme: “L’Oro è più sicuro del Dollaro”. Un segnale “preoccupante” per gli USA

Il CEO di Citadel, Ken Griffin, avverte: gli investitori preferiscono l’oro al dollaro, segnale di una profonda sfiducia nella stabilità USA. L’economia americana vive un “picco di zuccheri” artificiale destinato a finire.

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Quando un colosso della finanza come Ken Griffin, fondatore e CEO del gigante degli hedge fund Citadel, lancia un avvertimento, il mercato tende a drizzare le orecchie. E l’ultimo messaggio inviato dal miliardario è di quelli che non passano inosservati: un numero crescente di investitori considera l’oro un bene più sicuro del dollaro statunitense. Una tendenza che Griffin stesso definisce “davvero preoccupante”.

In un’intervista con Bloomberg, l’analisi del finanziere è stata tagliente. Non si tratta di una semplice fluttuazione di mercato, ma di un cambiamento strutturale nella percezione del rischio. “Stiamo assistendo a una sostanziale inflazione degli asset al di fuori del dollaro, poiché le persone cercano modi per de-dollarizzare o ridurre il rischio dei loro portafogli rispetto al rischio sovrano degli Stati Uniti“, ha affermato Griffin.

In parole povere, la fiducia nella capacità del governo americano di onorare i propri debiti e di mantenere il valore della sua valuta sta vacillando. Oppure, più semplicemente, cresce la consapoevolezza che l’amministrazione vuole un dollaro più debole.

La “Fuga dal Dollaro”: non solo Oro

Questa ricerca di alternative al biglietto verde non si limita al metallo giallo. Gli investitori si stanno orientando anche verso l’argento e persino il Bitcoin, in quella che è stata soprannominata la “debasement trade”, ovvero l’operazione di chi si protegge dalla svalutazione di una valuta.

Le cause di questa sfiducia sono molteplici e si alimentano a vicenda:

  • Shutdown del Governo Federale: La paralisi amministrativa e i continui scontri sul bilancio a Washington proiettano un’immagine di instabilità istituzionale.
  • Prospettiva di Tagli dei Tassi: L’attesa di un allentamento monetario da parte della Federal Reserve, per sostenere l’economia, indebolisce intrinsecamente il dollaro.
  • Stimoli Eccessivi: Griffin sottolinea come l’economia americana stia ricevendo stimoli fiscali e monetari più simili a quelli erogati durante una recessione che in una fase di crescita. Del resto, aggiungiamo, che anche la volontà di reshoring, estremista attuale viene a portare ad una spinta inflazionistica.

L’Economia USA? Un “Gigante Dopato

La metafora usata da Griffin per descrivere lo stato di salute dell’economia a stelle e strisce è tanto semplice quanto efficace: “Siamo decisamente su un picco di zuccheri (sugar high) nell’economia statunitense in questo momento”.

Questo “doping” di spesa pubblica e politica monetaria accomodante sta certamente sostenendo i mercati e l’attività economica nel breve termine, ma crea una crescita artificiale e insostenibile. Una volta che l’effetto dello stimolo svanirà, il rischio di una brusca frenata, se non di una vera e propria crisi, diventerà molto concreto.

Il vero rischio non è il costo, ma la fuga dei cervelli

Durante l’intervista, Griffin ha anche toccato un tema apparentemente secondario ma strategicamente cruciale: l’aumento dei costi per i visti H-1B, destinati ai lavoratori stranieri altamente qualificati. Per una realtà come Citadel, un costo una tantum di 100.000 dollari per assumere un talento non è un problema insormontabile.

Il vero pericolo, secondo lui, è un altro. “Mi preoccupo molto di più dello studente brillante in India che non viene in America, o dello studente dotato in matematica e fisica che sceglie di rimanere in Cina”, cosa che, per la verità, accade già L’allarme di Griffin non è quindi solo finanziario, ma strategico: gli Stati Uniti rischiano di perdere la loro storica capacità di attrarre le menti migliori del mondo, un vantaggio competitivo che nessuna stampa di moneta può sostituire. E quando la fiducia nel tuo sistema economico e nella tua valuta inizia a erodersi, anche il tuo appeal come “terra delle opportunità” ne risente pesantemente.

Domande e Risposte per il Lettore

1. Perché un investitore potente come Ken Griffin è “preoccupato” se il prezzo dell’oro sale?

La preoccupazione di Griffin non riguarda il prezzo dell’oro in sé, ma ciò che esso rappresenta. Tradizionalmente, il dollaro USA e i titoli di stato americani sono considerati i beni rifugio per eccellenza a livello globale. Se gli investitori iniziano a preferire l’oro, significa che la fiducia nel governo degli Stati Uniti come debitore affidabile e nella stabilità della sua valuta sta diminuendo. È un sintomo di una malattia più profonda: la perdita di credibilità del sistema economico e politico americano, che potrebbe avere conseguenze sistemiche per l’intera finanza mondiale.

2. Cosa si intende esattamente con “de-dollarizzazione”?

La “de-dollarizzazione” è il processo graduale attraverso cui Paesi, istituzioni e investitori riducono la loro dipendenza dal dollaro statunitense come valuta di riserva, per le transazioni internazionali e come bene di investimento. Questo avviene diversificando le riserve in altre valute (come l’euro o lo yuan), aumentando le quote di oro o investendo in altri asset reali. È una tendenza spinta dal desiderio di ridurre l’esposizione al rischio politico ed economico degli Stati Uniti e alle decisioni della loro banca centrale, la Federal Reserve.

3. Che significa che l’economia USA è su un “picco di zuccheri” (sugar high)?

Questa metafora indica che l’economia sta vivendo una fase di euforia e crescita apparente, non basata su fondamentali solidi, ma su massicce iniezioni di stimoli (spesa pubblica a debito e tassi di interesse bassi). Come l’effetto dello zucchero, questa spinta energetica è temporanea e artificiale. Una volta che gli stimoli si riducono o i loro effetti collaterali (come l’inflazione o l’eccesso di debito) diventano insostenibili, l’economia rischia un crollo improvviso, proprio come una persona sperimenta un calo di energie dopo un picco glicemico.

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