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Kazakistan: il petrolio corre verso la Cina. Aumenta il flusso sull’oleodotto, ma cala l’export dal Mar Caspio.
Kazakistan: più petrolio alla Cina, meno all’Occidente? I dati KazTransOil dei primi 9 mesi del 2025 mostrano l’aumento dei flussi sull’oleodotto cinese (+5%) e il calo dei carichi sul Mar Caspio (-5%).

Mentre in Europa si dibatte su come affrancarsi dalle forniture energetiche, c’è chi i tubi li usa, e con profitto. Il Kazakistan, perno energetico dell’Asia Centrale, sta silenziosamente ma decisamente orientando i suoi flussi di greggio verso Est.
I dati diffusi da KazTransOil, il gestore della rete nazionale di oleodotti (una sorta di Snam kazaka), relativi ai primi nove mesi del 2025, parlano chiaro e mostrano un trend a due velocità.
Il trasporto di petrolio attraverso il sistema dell’oleodotto Kazakistan-Cina ha raggiunto i 14,484 milioni di tonnellate. Si tratta di un robusto aumento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Parallelamente, anche il volume di affari (il “cargo turnover”) è cresciuto del 4%, raggiungendo i 12,941 miliardi di tonnellate-chilometro. Insomma, non solo più petrolio, ma trasportato anche più lontano.
Il dato in controtendenza: il Mar Caspio
Se la rotta terrestre verso Pechino accelera, quella marittima verso Occidente frena.
Nello stesso periodo (gennaio-settembre 2025), il caricamento di greggio nelle navi cisterna presso il porto di Aktau, hub fondamentale sul Mar Caspio, è diminuito del 5%, fermandosi a 2,440 milioni di tonnellate.
Non si tratta di volumi paragonabili a quelli cinesi, ma il segnale è interessante: meno petrolio prende la via del Caspio (da cui poi prosegue verso l’Europa o altri mercati occidentali) e più petrolio prende la via della Cina. Una semplice ottimizzazione logistica o un riposizionamento strategico di Astana? Ai posteri l’ardua sentenza, ma i numeri sono numeri.
Chi è KazTransOil: il “padrone” dei tubi
Per comprendere la portata di questi dati, bisogna capire chi è KazTransOil. Non è un attore secondario, ma l’operatore nazionale che gestisce il trasporto di greggio per il mercato interno, per il transito e per l’export.
L’azienda controlla un’infrastruttura strategica imponente:
- Rete di oleodotti: 5.196 chilometri.
- Stazioni di pompaggio: 36 attive.
- Forni di riscaldamento: 68 (essenziali per mantenere fluido il greggio pesante).
- Capacità di stoccaggio: Un parco serbatoi da 1,426 milioni di metri cubi.
- Intermodalità: 5 strutture di carico/scarico ferroviario e 3 attracchi attivi per petroliere nel terminal petrolifero del porto di Aktau.
In sintesi, la macchina logistica kazaka è imponente e i suoi ingranaggi, nel 2025, sembrano girare con più vigore verso Est.
Questo cambiamento verso l’Oreinte da un lato può anche essere casuale, ma comunque mostra due fatti indiscutibili:
- l’oleodotto CPC, che transita in Russia per esportare il petrolio kazaco in Occidente, è un grosso problema per il Paese centro asiatico. Tra l’altro gli attacchi ucraini alle infrastrutture energetiche crea ancora più ostacoli all’export.
- che comunque la Cina sta sempre più accumulando riserve petrolifere.
Domande e Risposte (Q&A)
1) Perché il Kazakistan sta inviando più petrolio alla Cina?
L’aumento del 5% verso la Cina (a 14,48 milioni di tonnellate) indica una chiara strategia di diversificazione. La Cina è un mercato energetico “assetato”, vicino e affidabile. Per Astana, rafforzare la rotta orientale significa ridurre la dipendenza dai terminali occidentali (come il Mar Caspio o le rotte russe), che possono essere soggetti a congestioni o tensioni geopolitiche. È una mossa pragmatica per garantirsi un cliente stabile e massimizzare i ricavi della sua principale risorsa.
2) Cosa significa il calo del 5% nel porto di Aktau?
Il calo ad Aktau (2,44 milioni di tonnellate) è rilevante perché questa rotta serve principalmente i mercati occidentali. La flessione suggerisce che, al momento, la priorità logistica o commerciale è data alla rotta terrestre verso Pechino. Potrebbe trattarsi di una fluttuazione temporanea, di manutenzione, o di una scelta strategica. KazTransOil gestisce un sistema complesso e bilancia costantemente i flussi tra diverse destinazioni in base alla domanda, ai prezzi e, naturalmente, alla politica.
3) Quanto è importante KazTransOil per l’economia kazaka?
È fondamentale. KazTransOil non è solo un trasportatore, ma l’operatore dell’intera infrastruttura strategica nazionale (oltre 5.100 km di tubi). Gestisce pompaggio, stoccaggio e interconnessioni con ferrovie e porti. Controllando le arterie attraverso cui scorre il petrolio – la principale esportazione del paese – KTO è un pilastro dell’economia nazionale e della posizione geostrategica del Kazakistan tra Russia, Cina ed Europa.









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