Analisi e studi
Kaldor, l’industria e la produttività. Ovvero senza produzione non c’è produttività…
Torniamo ad occuparci di Micholas (o Nikolas) Kaldor, che considerava l’industria e la manifattura come elementi essenziali per la crescita economica di un paese e si impegnò direttamente nel proporre politiche dirette al suo sviluppo.
Kaldor si è impegnato nella definizione della politica industriale del Regno Unito negli anni ’60 e ’70, quando era consulente del governo laburista di Harold Wilson e James Callaghan. Kaldor riteneva che il Regno Unito avesse bisogno di una strategia di industrializzazione selettiva per aumentare la crescita e la produttività, e per ridurre il deficit commerciale e il declino relativo rispetto agli altri paesi europei . Alcune delle proposte di Kaldor per la politica industriale furono:
- Introdurre una tassa selettiva sull’occupazione (Selective Employment Tax, SET) per disincentivare l’assunzione di lavoratori nel settore dei servizi e favorire il trasferimento di manodopera verso il settore manifatturiero.
- Creare un fondo nazionale per lo sviluppo industriale (National Industrial Development Fund, NIDF) per finanziare gli investimenti pubblici e privati nel settore manifatturiero, in particolare nelle industrie ad alta tecnologia e ad alto valore aggiunto.
- Adottare una politica di reddito e prezzi per controllare l’inflazione e migliorare la competitività delle esportazioni, attraverso un patto sociale tra governo, sindacati e imprese.
- Riformare il sistema fiscale per incentivare la crescita, l’innovazione e la distribuzione equa del reddito, introducendo una tassa sulle società progressiva, una tassa sulle plusvalenze e una tassa sul reddito negativa.
Ognuno dei punti sopra citati meriterebbe non un capitolo, ma un libri per essere approfondito. In un’epoca di informatizzazione ancora agli inizi i servizi erano visti come un settore in cui la prodottività poteva crescere in modo limitato. Inoltre, anche se la cosa oggi può dar fastidio a molti, buona parte del benessere deriva ancora da beni materiali che devono essere prodotti.
Dal punto di vista teorico gli studi sui dati empirici di Kaldor lo spinsero a esprimere tre leggi sulla crescita economica, attuali ora come allora, che spiegano come molti luoghi comuni, soprattutto sulla produttività, siano falsi.
La prima legge di Kaldor afferma che il tasso di crescita del PIL è positivamente correlato al tasso di crescita del settore manifatturiero, o in altre parole, più il settore industriale cresce, più l’economia cresce. Questa legge si basa sull’osservazione empirica che lo sviluppo industriale è il principale motore della crescita e del miglioramento della produttività. Kaldor notò una forte correlazione tra il livello di vita e la quota di risorse dedicate all’attività industriale, almeno fino a un certo livello di reddito. Solo pochi paesi, come la Nuova Zelanda, l’Australia e il Canada, sono diventati ricchi basandosi principalmente sull’agricoltura.
La prima legge di Kaldor può essere espressa in termini di crescita del PIL che è più veloce quanto maggiore è l’eccedenza di crescita del settore industriale rispetto alla crescita del PIL: cioè quando la quota dell’industria nel PIL è in aumento. Questa legge implica che le politiche che promuovono l’industrializzazione possono aumentare la crescita economica e la produttività. Alcuni dei fattori che spiegano questa relazione sono:
- Il settore manifatturiero ha rendimenti crescenti di scala, cioè i costi medi diminuiscono all’aumentare della dimensione del settore.
- Il settore manifatturiero ha effetti di know how diffuso, cioè la produzione aumenta l’esperienza e le competenze dei lavoratori e delle imprese.
- Il settore manifatturiero genera progresso tecnologico, cioè la produzione stimola l’innovazione e la diffusione delle nuove tecnologie.
- Il settore manifatturiero favorisce l’accumulazione di capitale, cioè la produzione induce gli investimenti in macchinari e attrezzature.
- Il settore manifatturiero amplia il mercato, cioè la produzione crea domanda per i beni e i servizi complementari.
La legge di Kaldor Verdoorn, o seconda legge di Kaldor, descrive la relazione tra la crescita della produzione e la crescita della produttività nel settore manifatturiero. Secondo questa legge, una maggiore crescita della produzione aumenta la produttività grazie agli effetti di scala, della crescita e diffusione del know how, al progresso tecnologico, all’accumulazione di capitale e all’espansione del mercato. La legge di Kaldor verdoorn è stata proposta dallo studioso olandese Petrus Johannes Verdoorn nel 1949 e successivamente ripresa da Kaldor nel 1957 e nel 19662.
La seconda legge di Kaldor o legge di Kaldor- Verdoorn è ancora attuale perché evidenzia il ruolo della domanda aggregata nel determinare la crescita economica e la produttività. Secondo questa prospettiva, la crescita della domanda stimola lo sviluppo industriale, che a sua volta genera innovazione e efficienza. Questo ha una grande ricaduta politica. Spesso la produttività , o la scarsa produttività, sono citati da mass media e da politici mezze tacche come lo stigma dell’Italia, ma la risposta dovrebbe essere ovvia: cosa fanno questi media o questi politici per incrementare i volumi della produzione industriale? Perché questo è, banalmente, il miglior modo per avere una maggiore produttività
Alcuni studi empirici hanno confermato la validità della legge di Kaldor Verdoorn a livello globale e per diversi paesi sviluppati e in via di sviluppo. Tuttavia, la legge di Kaldor Verdoorn non è esente da critiche, sia dal punto di vista teorico che metodologico5. Alcune delle critiche sono:
- Non è una vera legge universale, ma solo una generalizzazione statistica che dipende dal periodo e dal contesto storico considerati.
- Non tiene conto dei fattori istituzionali, politici e sociali che influenzano la crescita economica e la distribuzione del reddito.
- Non chiarisce il meccanismo causale tra la crescita del settore manifatturiero e la produttività, né il significato e la misura degli increasing returns to scale.
- Non è compatibile con il modello neoclassico di crescita di Solow, che assume che il progresso tecnologico sia esogeno e indipendente dall’attività economica.
La terza legge di Kaldor afferma che il tasso di crescita della produttività del settore non manifatturiero è positivamente correlato al tasso di crescita del settore manifatturiero, o in altre parole, più il settore industriale cresce, più si diffonde agli altri settori dell’economia1. Questa legge si basa sull’osservazione empirica che lo sviluppo industriale genera effetti di esternalità positive sul resto dell’economia. Kaldor notò una forte correlazione tra il livello di produttività e la quota di risorse dedicate all’attività industriale, almeno fino a un certo livello di reddito2. Solo pochi paesi, come la Svizzera, il Belgio e i Paesi Bassi, sono diventati ricchi basandosi principalmente sui servizi2. Kaldor propose tre leggi su queste regolarità empiriche, ma qui ci concentreremo sulla terza.
La terza legge di Kaldor può essere espressa in termini di crescita della produttività del settore non manifatturiero che è più veloce quanto maggiore è l’eccedenza di crescita del settore industriale rispetto alla crescita del PIL: cioè quando la quota dell’industria nel PIL è in aumento3. Questa legge implica che le politiche che promuovono l’industrializzazione possono aumentare la produttività non solo del settore manifatturiero, ma anche degli altri settori. Alcuni dei fattori che spiegano questa relazione sono:
- Il settore manifatturiero crea domanda per i beni e i servizi complementari, come le infrastrutture, i trasporti, le comunicazioni, la finanza, l’istruzione e la sanità.
- Il settore manifatturiero trasferisce tecnologia, conoscenza e competenze agli altri settori, attraverso la collaborazione, la concorrenza e la mobilità dei lavoratori e delle imprese.
- Il settore manifatturiero stimola l’innovazione e la diversificazione degli altri settori, attraverso la creazione di nuovi mercati e opportunità.
- Il settore manifatturiero aumenta il reddito e il potere d’acquisto degli altri settori, attraverso la creazione di occupazione e salari
Oggi la manifattura è quasi dimenticata dalle politiche economiche, se ancora resistono, di quasi tutti i paesi europei, Italia in testa, eppreu negli anni in cui Kaldor e la sua scuola erano consiglieri ascoltati la crescita economica fu galoppante. Purtroppo parliamo del passato: ormai i vincoli di bilancio e “Climatici” sono diventati talmente stretti che non è quasi più possibile migliorare la nostra posizione economica.
Eppure esisteva una via.
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