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Israele riesce a dividere due ottimi amici come Turchia e Azerbaigian

La Turchia ha preso una posizione pro palestinese, mentre Baku è da sempre piuttosto amica d’Israele, tanto che le vende il petrolio. Questo fattore romperà un’amicizia fra turcofoni?

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Non esiste una partnership strategica in Eurasia più forte dei legami dell’Azerbaigian con la Turchia. Ma le strette relazioni di Baku con Israele stanno diventando sempre più una fonte di attrito nell’alleanza azero-turca.

Il sentimento pubblico in Turchia è decisamente pro-palestinese nel conflitto in corso tra l’esercito israeliano e i militanti di Hamas nella Striscia di Gaza. Anche tutti i principali partiti politici turchi sostengono la causa palestinese, in una misura o nell’altra.

Allo stesso tempo, l’Azerbaigian rimane un amico convinto di Israele. Gli ampi legami economici e di sicurezza di Baku con Israele hanno giocato un ruolo chiave nell’assistere l’esercito azero a riprendere il territorio del Nagorno-Karabakh dal 2020-2023.

Data la discrepanza di vedute, non sorprende che le accuse di vendita di petrolio azero a Israele, i cui volumi sarebbero transitati in territorio turco, abbiano provocato proteste davanti agli uffici della compagnia petrolifera statale azera (SOCAR) a Istanbul. I manifestanti hanno tacitamente accusato i leader azeri di minare la relazione speciale tra Baku e Ankara, portando striscioni con slogan come “Due Stati, un tradimento”.

Il 20 giugno, l’ufficio di Istanbul di SOCAR ha subito un altro episodio di vandalismo, con manifestanti che sventolavano una bandiera palestinese che lanciavano sassi contro le vetrate dell’edificio.

Il regime del Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan non è noto per la sua tolleranza nei confronti delle proteste o del dissenso, ma le autorità hanno mostrato un insolito livello di tolleranza nei confronti delle manifestazioni pro-palestinesi, sebbene la polizia abbia arrestato 13 persone per condotta disordinata il 31 maggio.

Fattori di politica interna stanno spingendo Erdogan a sostenere una posizione ardentemente filo-palestinese. Il suo partito di governo AKP ha subito una sconfitta per mano del principale partito di opposizione CHP nelle elezioni locali di fine marzo. Un fattore significativo nel voto è stata la percezione pubblica, sia da parte degli islamisti conservatori che degli oppositori, che l’AKP non stesse facendo abbastanza per sostenere la causa palestinese.

Da allora, Erdogan è stato un campione della libertà palestinese. “Ci opponiamo all’oppressione, al massacro e all’ingiustizia che si protraggono da 76 anni”, ha detto durante un discorso all’inizio di giugno. “Siamo al fianco del popolo palestinese con tutti i nostri mezzi”.

I funzionari dell’Azerbaigian sono stati chiaramente scossi dalle critiche. Il Presidente Ilham Aliyev, durante il suo recente viaggio in Egitto, ha sottolineato che “la tragedia di Gaza deve essere fermata”. Nel frattempo, SOCAR, la compagnia petrolifera azera,  ha rilasciato una dichiarazione in cui nega che l’azienda stia effettuando vendite dirette a Israele, adducendo il criterio che sta semplicemente adempiendo agli obblighi contrattuali di fornire un certo volume di petrolio per l’oleodotto Baku-Ceyhan.

“Conduciamo tutte le nostre attività nel quadro degli accordi commerciali internazionali”, si legge nella dichiarazione.

Alcuni commentatori pro-Baku hanno reagito, accusando i turchi di ingratitudine. Ad esempio, Nigar Ibrahimova, una giornalista turca di origine azera, ha sottolineato che SOCAR, a differenza dei “vostri fratelli arabi ricchi di petrolio”, ha distribuito gratuitamente il petrolio alle aree colpite dal devastante terremoto nel sud della Turchia nel 2023.

Dato lo stretto controllo che l’amministrazione di Aliyev esercita sull’ambiente politico interno dell’Azerbaigian, ci sono state poche espressioni di opinione pubblica riguardo alla guerra a Gaza. Un’eccezione degna di nota è stata una raccolta di fondi pro-Palestina, tenutasi a Baku di recente.

La tensione che ribolle nelle relazioni tra l’Azerbaigian e la Turchia si può vedere in ciò che è stato riportato – e non riportato – nei resoconti ufficiali di un incontro a tu per tu tra Erdogan e Aliyev il 10 giugno.

Un breve resoconto dell’incontro pubblicato dall’agenzia di stampa turca Anadolu ha notato che Erdogan ha sollevato la questione israelo-palestinese, evidenziando “la necessità di una pressione internazionale su Israele per affrontare” le presunte atrocità a Gaza. Il rapporto prosegue affermando che Ergogan “ha riaffermato che una soluzione duratura risiede nell’istituzione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale”.

Nel frattempo, un resoconto particolarmente breve dell’incontro pubblicato sul sito ufficiale presidenziale di Aliyev non conteneva alcun riferimento al conflitto israelo-palestinese, pur salutando il “successo dello sviluppo delle relazioni fraterne, amichevoli e alleate tra Azerbaigian e Turchia”.

Quindi Israele divide due alleati di ferro come Turchia e Azerbaigian, ma difficilmente assisteremo a una rottura definitiva. Probabilmente entrambe le parti, dopo questi primi duelli iniziali, sceglieranno di ignorare il problema, facendo , banalmente, finta di nulla. 


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